#40 | La Newsletter del Lunedì
Di ricordi, di Intelligenza Artificiale e di ricordi da rivivere con l'Intelligenza Artificiale (no, non sono impazzita).
🙏🏻 First things first
Ciao! Stai leggendo La Newsletter del Lunedì, quella serie di riflessioni lunghe, lente e tutte mie, che se riadattate a luoghi comuni puoi rendere un po’ anche tue, che non sono altro che un pretesto sotto forma di metafora per rallentare, alzare la testa da quello schermo (o per lo meno cambiare finestra, trattandosi di un contenuto digital anche qui — per adesso, poi ti spiego 🐌📮), prendersi una pausa di sole al caffé dalla tua giornata lavorativa — o dalla vita, se da una o dall’altra, questo decidilo tu, e uscire dal tuo basico e comune lunedì: il tutto alle 10:00 di un basico e comunissimo lunedì (12PM a Dubai, le 5PM a Koh Tao, le 6PM a Melbourne o l’ora giusta in cui ti trovi adesso tu; che poi che bello sapere che siete così tanto sparsi 🌎♥️).
In breve, queste Newsletter del Lunedì sono pillole di vita vissuta che prima o poi ti parlano (non succede sempre subito, confermo) e che ti aiutano a rendere extra-ordinario, il tuo ordinario, a trovare un po’ di bello anche dove sembra non essercene, a farti qualche domanda in più senza necessariamente risponderti (o almeno non subito).
Marta, ma perché ancora le presentazioni dopo 40 post?
Poi perché oggi le presentazioni all’inizio?
Perché qui c’è gente nuova nuovissima, che di questa Newsletter del Lunedì non sa praticamente nulla, che la riceve oggi per la prima volta grazie al vostro passa parola e ai giri che avete fatto fare a questo link nell’ultima settimana. 🙏🏻
Sinceramente, grazie!
Tu te la ricordi la prima volta?
La tua prima Newsletter del Lunedì? Prova a rileggerla adesso. Secondo me siamo cambiati e adesso ti parla in un altro modo.
E comunque sì: nuove presentazioni al quarantesimo post, perché io sono un po’ in panico amici, e viva la sindrome dell’impostore! Qui da quando ho scoperto che iscrivendosi al vostro canale un tot di persone si iscrivono anche al mio di default (e perché lo avete scelto voi), ogni tanto vado in palla perché, onesta: io non so se sono quello che vi aspettate.
Soprattutto se il vostro primo interesse sono l’AI e le cose tecnologiche (sì, Peter, ce l’ho con te, che mi regali 10 iscritti al mese, tutti interessati alle tue cose da grandi: e io adesso come li gestisco?).
Va be’, sappiate che questa newsletter:
☕️ è volutamente lunga
☕️ è da leggere con il caffé
☕️ è da leggere solo quando vuoi e puoi tu
☕️ è “senza compromessi, impegni e vincoli”, come i migliori abbonamenti
(e no, non cercare l’asterisco che non c’è — è davvero libera così, credici!).
Nel frattempo vi mando tanti grazie (anche a te P.)!
Tu ricordati di dire un grazie a chi vuoi tu.
E ricordati anche che il lunedì, da bravo lunedì, è un buon giorno per iniziare le buone abitudini. Come leggere questa Newsletter, prendersi una pausa, sognare.
Insomma adesso fermati e fatti un caffé (sì, fermati qui, in questo metaforico o non, lunedì alle 10:00, in questo spazio e in questo istante qui). Fatti un caffé e “respiraci dentro”, ti direi se fossi la tua insegnante di Pilates con Reformer 🏋🏻♀️, se fossimo a una lezione di Pilates con Reformer 🏋🏻♀️ (ma perché adesso va di moda tanto così? Pensa che è arrivato anche a Biella, insieme al Pickleball). Ok, non siamo a una lezione di Pilates 🏋🏻♀️, ma tu RESPIRA: alzati in piedi e respira forte prima di leggere, annusa il caffé, chiudi gli occhi, esci in cortile a fare due passi, apri la finestra e fai entrare il sole, bevi un bicchiere d’acqua e ricomincia questo lunedì da capo, strizza gli occhi (ancora!) e ricomincia. Oggi stiamo insieme per 18:59 minuti, per 4748 parole.
👧🏻 Lo scorso anno oggi?
Dove eri lo scorso anno oggi? E due anni fa? Con chi? Cosa stavi facendo, mangiando, guardando, … ? Come eri vestito?
Ti capita di tornare all’improvviso lì mentre stai vivendo altro?
Se non ti ricordi, apri il tuo profilo Instagram e recupera la storia che avevi postato oggi di 365 giorni fa, di due anni fa, tre? Lui si ricorda tutto. Se non hai Instagram, apri la galleria del tuo cellulare e recupera gli scatti che avevi fatto. È ancora tutto lì. Se poi sei come me, oltre a Instagram e alla galleria dell’iPhone, puoi chiedere al tuo quaderno di appunti, sfogliandolo all’indietro fino all’oggi dell’anno che vuoi tu — qui magari cercando di non perderti in qualche altro ricordo nel durante (se riesci).


È ancora tutto salvato lì.
Ci sono giorni in cui scorro avanti e indietro il mio feed di Instagram per recuperare post arretrati di una me di 365 giorni prima, a volte anche 703 giorni prima o di ancora prima (qui è quando trovo cose strane, che poi però cascano a pennello per fare gli auguri ad amici strani — dopo ti spiego).
»📱 Lo scorso anno oggi ero fresca dell’inaugurazione di una nuova collaborazione professionale mega bella e stavamo allestendo per la Design Week 2024 a Milano, nello specifico eravamo al giorno 2 di un evento PR che sarebbe stato un successo. 🚀🚀
» 🧠 Due anni fa oggi ero in Islanda e mi svegliavo nel bel mezzo del villaggio di Hvolsvöllur dopo una serata bomba comprensiva di Aurora Boreale 🌈🌋🌌 (sì, Giuli, oggi era quel giorno lì) 🥺🥺.
Il primo me lo ha ricordato la galleria dell’iPhone appunto, con un vero e proprio album (non richiesto) intitolato “14 April Through Years”. Il secondo me lo sono ricordata da sola, è il posto in cui torno ogni volta che chiudo gli occhi, è quella normalità prima che tutto cambiasse, è quel piccolo momento lì per lì ordinario che vorrei rivivere più di qualsiasi cosa (e di come quel viaggio abbia segnato un prima e dopo te l’ho già raccontato qui).
Inutile negartelo.
Io mi perdo spesso spessissimo in queste riflessioni un po’ nostalgiche qui, in questi ricordi vecchi qui. Lo faccio per fermarli quei ricordi, per riviverli, lo faccio anche perché spesso mentre li vivo non mi rendo conto di quanto siano belli e intensi (anche e soprattutto i momenti più ordinari).
E tu?
Non sempre, mentre li sto attraversando, ci faccio caso e mi capita di non rendermi contro di stare vivendo alcuni dei miei giorni migliori. Poi me ne accorgo (che erano i migliori) e allora cerco in tutti i modi un appiglio per ritornare lì, perché vorrei tornare esattamente dove ero in quel momento di ordinarietà (ho appena coniato una parola o si dice?) e purissima routine.
Per esempio, mi capita sempre quando devo andare via da Milano: tutta quella mega routine di vita che a tratti reputo noiosamente noiosa, quando vedo che sta per finire, inizia a piacermi e mi perdo a riviverla nei ricordi ancora prima di andare. 🤷🏻♀️
Poi mi capita anche che quando non lo faccio io di mia spontanea volontà, comunque me lo ricordino altri, e in ordine:
1. l’iPhone con l’album dei ricordi appunto
2. Instagram, con quel “Your Memories Since” che sbam! ti piazza lì una tua foto di dieci anni prima (senza che tu glielo abbia chiesto).
Così, vuoi o non vuoi, finisce che ci ripensi: ripensi a quella versione di te più giovane, sana e bella, fai qualche paragone con il te stesso di adesso e di allora, con quei capelli in più, che ora hai in meno, con quei chili in meno, che ora hai in più, e quella giacca?! “Oh mio dio! Ma in che senso si andava in giro con i pantaloni a vita bassa così?”, e tutta una serie di considerazioni a cui ti porta la mente quando la lasci galleggiare lì, in quel ricordo lì.
Così vuoi o non vuoi, finisce che ti riporta a una versione di te che non ricordavi esistesse e che all’improvviso diventa il ricordo di un momento bello da condividere con quel tuo amico di vecchissima data (qui parla la foto) che adesso è di nuovo il tuo attuale capo. Eccoci!
Sai quando si dice che la vita è creativa?
Credici.

Quindi vedi: tutta quella cosa lì che dici che ti fa un po’ paurissima, quel pensiero che tra dieci-quindici anni avremo un chip cerebrale per vedere meglio, apprendere meglio e anche ricordare tutto meglio, è un po’ già qui: se non ti ricordi tu da solo una cosa, la tecnologia di aiuta.
Però aspetta, andiamo con ordine: il paragrafo sull’Intelligenza Artificiale arriva dopo. 🙌🏻
Dicevo: ma perché lo facciamo?
Perché ci ostiniamo a rivivere i ricordi?
Forse qui la domanda più interessante è un’altra.
Che cosa sono i ricordi?
Io me li immagino come bolle tutte ben disposte e ordinate in un archivio dedicato, una stanza infinita fatta di pareti di cellette e cassettini disposti in ordine cronologico, che all’occorrenza vengono illuminate da un raggio di luce in stile riflettore, escono dal loro spazio e si lasciano rivivere.
Fantasticherie a parte, di recente ho letto un articolo che paragona i ricordi a un motore di ricerca che ogni volta ricostruisce il passato alla luce del presente.
Sì! Perché signori e signore, rullo di tamburi: noi ricordiamo eventi che non sono mai successi. 🥁🥁🥁
E qui te lo dico senza mezzi termini: first reaction shock! 😳
Da ignorante in campo medico, scientifico e neuroscientifico (per quanto mi affascini), ho scoperto solo questa settimana, alla veneranda età di 34 anni, che la nostra mente porta in luce falsi ricordi.
Il falso ricordo è così comune che lo si può indurre sperimentalmente in laboratorio, anche su persone sane e lucide.
Ora, un po’ di contesto: l’articolo che ho letto è il dialogo tra un fotografo 📷 e un neuroscienziato 🔬. Il fotografo è Ferdinando Scianna e il neuroscienziato è Andrea Cappa. La loro intervista è stata pubblicata in origine su una rivista culturale italiana online, Doppiozero, e intreccia in modo molto affascinante la fotografia, le neuroscienze e la filosofia della memoria: da una parte c’è un artista che lavora con le immagini e i ricordi visivi, dall’altra uno scienziato che indaga la mente e il cervello.
Per riassumerne una parte:
Cos'è un ricordo?
Un ricordo non è un file ben archiviato né una fotografia precisa del passato. È piuttosto una traccia viva, mutevole, che si ricompone ogni volta che la evochiamo. Non abita un unico luogo della mente, ma è sparso, distribuito, e ogni suo recupero è un atto creativo: parte da ciò che abbiamo vissuto, ma si colora del nostro presente, delle emozioni, delle aspettative, persino dei desideri che ci abitano ora.
Quindi per farla breve, leggendo quel dialogo lì, ho capito che spesso recuperiamo e riviviamo ricordi che … non esistono. O comunque che non sono mai esistiti così come li ricordiamo.
🔎 Questo perché la memoria è ricostruttiva, non fotografica. Quindi ogni volta che “ripeschiamo” un ricordo, il nostro cervello recupera alcuni frammenti reali, li integra con emozioni, conoscenze, aspettative del presente e li rimette insieme come un collage, restituendoti qualcos’altro, di altrettanto potente.
Praticamente ci fa un cocktail, una centrifuga di vissuto, sognato, pensato e sperato.
E questo rende la memoria tanto potente quanto fallace. È una compagna che può aiutarci a imparare, a dare senso, a raccontarci. Ma può anche trattenerci, ingannarci, legarci a immagini che non sono mai esistite davvero.
Il risultato è che spesso modifichiamo senza volerlo i dettagli, aggiungiamo elementi che non c’erano, oppure ricordiamo eventi che non sono mai successi.
Io personalmente lo faccio per rivivermi quel ricordo quando è bello, magari lo faccio ugualmente quando non è un ricordo bello per constatare quanto sia cambiato tutto, come sia cambiata io (o come sia tornato tutto come prima): quindi questo per dirti che spesso lo faccio in positivo. Non necessariamente per rimpiangere una cosa (o una versione di me) che non ho più, anzi, magari mi serve solo per constatare con leggerezza di non avere più quella cosa (o quella versione di me), di essere andata oltre, di essere diventata grande.
Lo faccio spesso riandandomi a pescare foto di vita dall’archivio delle mie storie di Instagram, scrollando il mio feed o i riguardando highlights salvati tempo fa, in una sorta di ‘mini coccola digitale’ che sa un po’ di modo per ritrovare se stessi in mezzo al casino dei contenuti degli altri. Narcisismo? Forse.
Però ecco qui, scopro oggi che la mente a volte ci racconta favole e noi ci crediamo. 🔮
Tu non torni mai indietro con la mente?
O non li vorresti rivivere i tuoi ricordi?
Che poi pensandoci per scherzo, perché questa cosa mi fa molta (MOLTA) paura, probabilmente se io avessi un chip nella testa per rivivere i ricordi, sarei ferma lì a riviverli tutti, alcuni anche più di una volta in loop, starei lì a riderne, a piangerne, riderne ancora. Sempre per effetto di quel sano e innocuo narcisismo? Forse.
Tra l’altro: io e Gazzelle con me, che vorrebbe “guardare il passato con te”. 🎧
🥹 È spaventosamente affascinante
Cosa?
Eh adesso te lo dico.
Allora: immagina che io di solito questa newsletter la scriva sempre due volte, la prima nella mia testa, la seconda al PC. E immagina che la prima ultimamente la scriva nella mia testa mentre corro (ultimamente ho smesso quasi smesso di volare 🛫); la seconda quando rientro a casa e mi rallentano i battiti (a volte anche quando lavo i piatti).
Questa volta, complice il sole di aprile che è la mia droga del momento, una puntata di Podcast da finire, tre newsletter belle che avevo in arretrato e degli auguri che richiedevano un attimo di focus time (comprensivo di scrollo consapevole della galleria di immagini, storie di Instagram e ricordi — di cui la foto di me e Ale nel 2012 ?! in versione kids sopra 👆🏻), mi sono intrattenuta fuori casa post corsa più del dovuto.
Mi sono seduta su una delle panchine verdi di Parco Sempione con una bottiglietta d’acqua, un caffé da asporto e il sole negli occhi — esattamente come vorrei che stessi leggendo tu ora questa newsletter del lunedì, in perfetta sintonia con la metafora.
Qui seduta su questa panchina verde al sole è quando, all’alba dei 34 anni [👋🏻 Marta, buongiorno! 👋🏻], ho scoperto che la scienza sta andando più avanti e più velocemente di quello che pensavo, che il treno a vapore è stato superato e tra pochi pochissimi anni chip cerebrali innescati nel nostro cervello ci aiuteranno a vedere, apprendere, (pensare?), ricordare meglio, di più e più precisamente.
Un po’ invasiva come scoperta però, no?
Mentre riprendevo fiato e reintegravo i liquidi corporei persi con quei 10km di corsa, la voce di Paolo Ardoino nel Podcast nelle orecchie 🎧 mi introduceva a un futuro di robot per strada e chip cerebrali con i quali potremo, tra le altre cose, anche rivivere i ricordi.
Ok, chiaro. Ah! Questo futuro da lui descritto è tra soli 15 anni (ribadisco, io e Ale circa 10-15 anni fa eravamo come nella foto lì sopra 👆🏻).
Non per moda. Ma per sopravvivenza.
Ci dice Paolo.
Ma che paura. Che affascinantissima paura!
Tu ce l’hai qualcosa che ti affascina, mentre ti fa paura?
E non dire “le case abbandonate” — perché anche io! 🏚️
Però poi scusa, sai che se io potessi scegliere forse piuttosto vorrei avere un chip nel cervello che mi traducesse per iscritto i miei pensieri, nel momento stesso in cui il mio cervello li formula e che gli desse anche senso (oltre al teletrasporto, che già sai — con questo potrei essere seduta accanto a te in questo preciso istante mentre leggi questa newsletter per esempio; ps: oggi qui siamo 231 👨👨👦).
Quindi sì, che affascinantissima paura! 🥹
Però Paolo, una domanda: se tra 15 anni davvero si potranno rivivere i ricordi meglio di così, chi è come me cosa fa? Resta a casa sul divano a scollare i propri file nel cervello per riviversi tutti i suoi momenti belli?
Che paura. Che affascinantissima paura! 🥹
Insomma mentre ero lì, un po’ paonazza post corsa al sole, seduta su quella panchina verde di Parco Sempione, ho pensato che vorrei scrivere una newsletter sull’intelligenza artificiale, su quanto mi faccia paura, su quanto sia affascinante, su come sia spaventosamente affascinante il fatto che sia ormai parte integrante delle nostre vite.
Infatti, tra le newsletter belle che avevo in arretrato, Pietro nella sua uscita #2 di Fuori Programma chiedeva “Con quale frequenza utilizzi strumenti AI” e mi sono spaventata. Perché: 1.è un tema che mi fa paura, 2.penso di non usarla, invece 3.ragionandoci, ci convivo. Fuori Programma è: la newsletter nata per dare un senso alle innovazioni e all’impatto che hanno nelle nostre vite cercando di sfruttarle al meglio. Quindi una cosa che non c’entra niente con me, che vivo nel mio mondo di lettere scritte a mano e di mini pony 🎠. Però sai cosa? Oltre al fatto che Pietro è un mio amico e come tale mi interessa tutto quello che fa, proprio per il fatto che non c'entra niente con me mi affascina tantissimo.
Pietro parlava di AI e di come sia tutto già qui.
Eh, te pareva! Ma queste sono coincidenze come quando compri una macchina rossa, e inizi a vedere solo più macchine rosse? 🚗 Forse.
Lui ragionava anche sulle professioni creative e sul come stanno cambiando. Mi sono sentita chiamata in causa, con questa Newsletter del Lunedì, con il mio lavoro, con tutto quello per cui ho sempre pensato di essere portata in questa vita. 👩🏻🎨
Se non sbaglio hanno già scritto la sceneggiatura di una serie TV con l’intelligenza artificiale. In Giappone anche un romanzo breve è stato finalista a un premio letterario (se non altro, gli organizzatori sapevano che era stato scritto in parte da un’IA, ma lo hanno comunque valutato alla pari degli altri per vedere fin dove poteva arrivare). 😳
⚠️ Per fortuna era un esperimento e sì, ha creato dibattito: Cosa succede se una macchina ci ruba anche l’immaginazione?
Sai quante canzoni, poesie, cover letter e lettere d’amore, dichiarazioni d’amore, forse anche messaggi di addio, ci sa scrivere? Sai quante Newsletter del Lunedì più concise, più empatiche, più belle saprebbe scriverci? Probabilmente tante.
Le professioni “creative” stanno cambiando non perché verranno eliminate, ma perché dovranno spostare il loro valore più in alto e questa sarà una bella sfida. Non basterà scrivere bene. Bisognerà decidere cosa ha senso scrivere. Non basterà saper fare. Bisognerà saper guidare.
Ecco, grazie P., se non altro mi ha rincuorato leggere questo.
Ma che poi secondo te tu te ne accorgeresti se te la scrivesse lei (ChatGPT per esempio è una lei o un lui?) e non io?
E comunque se l’AI ti piace fa paura ti puoi iscrivere al MeetUp del mio amico Pietro (Peter per gli amici, quindi lo puoi chiamare anche tu così), un evento in cui parlarne dal vivo — tra l’altro evento figo a cui andrei anche io se non fossi a Barcellona (hai capito quando dico che vorrei che il mondo fosse più piccolo e vorrei che esistesse il teletrasporto?! Dai Elon! Per chi è arrivato ora, la dicevo qui #39).
💡 Dicevo: da lì seduta su quella panchina al sole, ho pensato che vorrei scrivere una newsletter su come il tema dell’AI si sia allineato a quei temi per me spaventosamente affascinanti come l’infinita immensità dell’universo e l’infinita immensità degli atomi, entrambi mondi belli e impossibili per me da capire.
💡 Vorrei scrivere una newsletter che parla di come io sia nata nell’era sbagliata, proprio completamente (Tommi ogni tanto mi dice che io sarei dovuta nascere negli anni ‘70; com’era il mondo negli anni ‘70 però?). Perché sì, perché in effetti io sono un po’ così, gli appunti li prendo meglio a penna, le foto spesso le stampo e le cose importanti te le mando per iscritto. Uno dei miei sogni - ne ho un tot - sarebbe mandarti questa Newsletter del Lunedì, ogni lunedì in versione cartacea e a casa, fisicamente e per posta, fino alla tua buca delle lettere, e non lo faccio solo perché non è sostenibile e perché non mi fido del servizio postale (a proposito: quel test inaugurato qui con la Newsletter #10 che consisteva nel mio inviare una di queste newsletter in formato cartaceo a uno di voi, in versione preistoria 🦕 , si è un po’ arenato e l’ultima lettera è rimasta ferma qui — da capire se ha senso spedirla lo stesso, magari lo chiedo a Chat GPT).
Comunque credo anche io di appartenere a un’altra epoca, questo vero. Me ne rendo conto perché io arrivo sempre dopo con le cose, con le mode, con il capire il mondo (quando lo capisco). Nel mio magico mondo di mini pony si fanno tantissime colazioni insieme e all’aperto, non ci si ghosta, non ci sono chip cerebrali, non esistono i burn-out.
Se fossi un brand, probabilmente sarei la Kodak che inventa la fotografia per tutti e domina il mercato per quasi un secolo, producendo macchine fotografiche, rullini, carta fotografica, fino a diventare il colosso mondiale della fotografia analogica. Poi però ignora il crescente boom del digitale, si rifiuta di vedere che il mondo è andato avanti, ed è destinata a fallire.
Io non ho inventato la fotografia per tutti o il futuro, ci mancherebbe, ma ho paura di usarlo, sì. FYI: Kodak ora però cavalca l’onda del ritorno del vintage e della nostalgia, con un certo successo — ecco, fino a “nostalgia” siamo più simili.
Perché anche il cambiamento mi affascina, ma mi fa sempre un po’ paura. Un po’ molta.
💡 Vorrei rispondere a Pietro di Fuori Programma dicendogli che sono d’accordo con lui, che mi piace pensare che:
Serve iniziare a integrare l’AI, vedendola non come un rivale, ma come un alleato da conoscere, usare, sfidare. Serve imparare a spostare il nostro valore umano verso ciò che non si può automatizzare facilmente: il giudizio, la sintesi, l’empatia, la visione, l’etica, la relazione.
L’empatia. Ecco: e vorrei dirgli che con il suo meme ha compito in centro il centro del problema e della mia paura.
💡 Vorrei anche rispondere a Filippo che sì, in effetti molto interessante la loro intervista a Paolo Ardoino (il Podcast nelle mie orecchie era l’ultima puntata di Chapeau, un’altra di quelle cose che non c’entrano niente — ma niente eh, con me e che proprio per questo mi affascinano, oltre al fatto che anche qui, a scriverla sono dei miei amici - i podcast si scrivono?) — mamma mia che parentesi lunga. Dicevo, bella Fil, ma mi è venuta un botto di ansia a pensare di correre e vedere il mondo con un chip nel cervello - ammetto che ho dovuto interrompere e switchare a Spotify e a una serie di canzoni leggere, molto stupide e molto ritmate.
Paolo Arduino è un personaggio che non c’entra niente con me, neanche lui, anzi, per me arriva dall’iperuranio. Sta investendo miliardi (sono quelle cifre a nove zeri) per comprare aziende di Intelligenza Artificiale, chip cerebrali, media e telecomunicazioni; è anche il founder di Tether, azienda di cripto valute quindi di nuovo tematiche lontane anni luce dai miei mini pony, che proprio per questo mi affascinano (e che infatti ho girato a Pietro che ha apprezzato).
💡 Vorrei chiedere a Paolo se oltre a rivivere nella mente i ricordi li potremo rivivere anche fisicamente, cioè tornare davvero in quel momento lì. “Ma secondo te Paolo, potremo un giorno anche replicare i profumi?”. Questo bello!
Scherzi a parte, penso sia spaventosamente affascinante pensare che un giorno questi chip cerebrali ci aiuteranno a ricordare cose che non ci ricordiamo per davvero, ci aiuteranno nella ricerca, per curare l’Alzheimer, la perdita della memoria seria. Nel contesto giusto, credo che anche l’AI sia una bomba di cosa che ha inventato l’uomo — e come tutto, anzi, proprio come le bombe, deve solo ricordarsi di usarla correttamente. Il gioco sta sempre un po’ tutto lì, dipende a chi le dai in mano le cose. 💣
Nel frattempo, da qui seduta su questa panchina, tra una lettura e l’altra, il battito del cuore è tornato a posto, il caffé è finito, il sole non scalda più come prima. Mi alzo da lì, ora rientro e mentre riporto il cellulare all’uso personale, tra le varie notifiche in arrivo mi cade l’occhio sull’ultimo post di Alessio Boceda (una di quelle persone che non conosco, che ho visto solo una volta dal vivo, ma che parla di StartUp e compagnia cantante, che le aiuta a diventare progetti più grandi e che si dedica quotidianamente a uno di quei settori che un po’ mi gasano). Butto la bottiglietta di acqua vuota e il bicchierino del caffé e mi risiedo.
Indovina? È un post sull’Intelligenza Artificiale e su come Alessio da qualche sera la usi per raccontare le storie della buona notte alla sua bimba. Questo un po’ mi spiace, un po’ mi spiace tanto, ma tutta la creatività dov’è finita? Ma lo sforzo di un genitore nell’immergersi in un mondo mega fantastico con te dov’è? Ma poi sei sicuro che lei non se ne accorga?
💡 Vorrei dire ad Alessio che mi fa piacere se legge le storie alla sua Diana con Chat GPT, ma non si fa.
Insomma vorrei. Però poi io di Intelligenza artificiale non so niente, finirei per cadere in luoghi comuni, un po’ già anche superati e fare un non sano terrorismo. Quindi sai cosa ti dico? Lasciamo parlare di AI chi ne è capace. Lasciamo che quella newsletter te la scriva Pietro nel suo Fuori Programma 🧑🏻💻 (anzi, l’ha già scritta qui), o te la raccontino i ragazzi di Chapeau nel loro Podcast 🎙️ (anzi, te l’hanno già raccontato qui).
Io nel mentre ti propongo un gioco (soprattutto a te che sei innovatore del mondo): un gioco che mentre il mondo va avanti, velocissimo, ti riporta un po’ indietro, lentissimo.
Ci scriviamo una lettera?
Una vera, vera, di carta, lenta e da ricevere nella tua buca delle lettere. 🐌📮 Una che può darsi non arrivi e non per causa tua.
Aspetta! Non la devi scrivere a me, a chi vuoi tu, di questa family.
Tra l’altro magari è anche la tua prima lettera (!?).
[Oddio che bello!]
Ora ti spiego come si fa, e spoiler, se proprio devi, puoi anche fartela scrivere da ChatGPT — devi solo poi ricordarti di ricopiarla a mano.
E comunque eccoci tra 15 anni (forse meno):
🐌 Snail mail is the new luxury
Partiamo da qui: tu hai mai scritto una lettera?
Non una mail, una lettera. Quelle che si chiudono leccandole, che si consegnano a mano, a cui applicare un francobollo, che poi se arrivano è un miracolo.
Prima cosa: “snail mail” si traduce letteralmente con posta lumaca, e altro no è che la posta tradizionale, quella fisica che arriva (molto) lentamente, in contrasto con l’email. Le mie cartoline dal Vietnam di gennaio per dire, sono arrivate ieri. 🐢
È una sorta di “Circolo delle Lettere”, una cosa fatta per chi vuole rallentare un attimo, una cosa creativa e un po’ nostalgica di cartoline, libri di carta, messaggi scritti, timbri, colori, adesivi, disegni.
Quindi, pensa: un giorno tra 15 anni saremo circondati da robot e quel nostro chip cerebrale ci aiuterà a farci vedere meglio, sentire meglio, ricordare meglio (qui voglio vedere come faremo poi a dimenticarci di quella crush, Paolo poi ne parliamo!).
Però, nel frattempo tu, mentre tutto questo mega mondo del futuro (che è già presente) va avanti, puoi riappropriarti della tua calligrafia, di qualche errore scritto a mano e delle imperfezioni del mondo offline, del profumo della carta, del gusto dei francobolli, delle file alle poste: partecipando a questo club di Lettere di carta 🐌📮.
E vedrai come sarà bello, soprattutto se non l’hai mai fatto.
Ah sì, prego: nel mentre se vuoi puoi farti un secondo caffè, fare una pausa bagno, e ascoltarti questa. Giusto per metterti nel mood 🎧
📮 Per cominciare, clicca qui 👈
Troverai un piccolo form da completare con i tuoi dati. E stop. Al resto penserò io.
Ho creato anche un gruppo di amici di penna nella chat qui, unisciti anche tu per ricevere più info.
Nel mentre un aneddoto un po’ sul: “ma come è nato tutto?”
Quando ero piccola, mio nonno mi aveva abbonato a una rivista chiamata “Il Messaggero dei Ragazzi”, una di quelle riviste religiose che non ricordo neanche bene di cosa trattassero (non era religione, era tipo cultura generale, ma la rivista era religiosa). Mi ricordo però della parte finale, aveva una serie di messaggi di ragazzi sparsi per l’Italia che avevano voglia di conoscerne altri.
Io tra quelli. Rispondo allora a una di quelle mini descrizioni in cui a presentarsi era Eleonora, di Como, più o meno della mia età. E con lei parte un romanzo epistolare di settimane, mesi, anni (qui complici anche le tempistiche del servizio postale) in cui ci raccontavamo vita, morte e miracoli (per restare in tema della rivista) di amici, amiche, vari flirt, gare di atletica, voti, verifiche, gite, e insomma sapeva più lei di me che non le mie amiche, idem io per lei.
Le ho ancora tutte quelle lettere da aspettare, leggere in camera e alle quali non vedevo l’ora di rispondere.



Poi è arrivato Facebook e la conversazione l’abbiamo spostata in una chat che faceva da canale extra (pian piano sostituendo sempre di più la carta che alla fine è sparita — chissà chi delle due aveva scritto l’ultima).
La mia pen pal (chiamiamoci con i nomi giusti) era Eleonora Anna Giorgi e l’ho ritrovata su una figurina dell’Esselunga durante le Olimpiadi di Rio.
Comparsa così, senza neanche chiedere. Mentre qui io mi sono persa e rielaboro pensieri e riflessioni, lei corre alle Olimpiadi.
Le ho riscritto su Facebook, ma mi ha ghostata, ormai è diventata forte, famosa, forse un po’ VIP e forse quando diventi un po’ VIP il mondo di prima non ti manca più. Però grazie nonno, mi hai fatto conoscere una VIP.
Questa cosa delle lettere scritte però è sempre stata un po’ una parte di me, le mandavo anche alla mia migliore amica delle elementari (e poi per tutte le medie), nonché vicina di casa, che rispondeva venendo a imbucarmela lei personalmente. Faceva molto ridere. Litigavamo spessissimo e poi facevamo pace con una lettera. Anche queste le ho ancora tutte. Forse litigavamo apposta per farci scrivere una lettera. Ma poi per cosa si litiga a 14 anni?
Poi mi è rimasta come abitudine e se io ti devo dire una cosa importante, molto probabilmente la scrivo — e spesso capita che te le scriva su carta.
E quindi: lo rifacciamo?
Dai ma ci pensi mai a che bello è ricevere una lettera a casa, cartacea, aprirla con il coltello per non strapparla, che se piove è sbiadita, che magari arriva già aperta perché chissà cosa pensano si nasconda dentro. Aspettarla. O magari non aspettarla e rimanerci sorpreso.
Ci pensi mai? Dai facciamolo!
Anche perché credo fermamente che in questo mondo dominato dagli schermi, dai social media, dai contenuti a percezione immediata, realizzare qualcosa con le tue mani ha un non so che di nostalgico, malinconico e anche un po’ rivoluzionario. Scrivere lettere aiuta a mantenere le amicizie oltre le distanze, a mantenere vive quelle amicizie a lunga distanza vicini a te. A essere un po’ romantici.
Lo facciamo?
Partecipando a questo club di Lettere di carta 🐌 💌 potrai dare un tocco più lento, umano e poetico alle tue settimane e alla tua cassetta delle lettere 📮 .
Compila questo mini modulo per ricevere il tuo "compagno di penna", la persona con cui scambiarti lettere, pensieri, parole scritte a mano. 🖋️
Riceverai tutto via email e da lì in poi la storia sarà solo vostra. Una lettera al mese (o solo quando vuoi tu). Non posso garantire che ti arrivi di lunedì, ma se così dovesse essere sarebbe una bella coincidenza - e se succede però dimmelo!
Non devi fare altro che compilare il form e lasciarti sorprendere da questo piccolo rito fuori tempo. Al resto penso io.
Poi ci pensi mai: qual è l’ultima volta che hai iniziato una cosa nuova?
Potrebbe essere questa.
🤖 E se ti dicessi che questa Newsletter l’ho scritta con l’IA?
Scherzo, non ti farei mai questa cosa brutta qui.
Ci ho messo 8 minuti a pensarla e poi 8 ore circa a scriverla, correggerla, riscriverla. Altre 8 ore a rileggerla e ricorreggerla. A volte i typo non li vedo.
Riconosco che ChatGPT (o simili) ci avrebbe messo circa 8 secondi in tutto, senza pensarla e senza neanche fare un errore di ortografia (che tra parentesi: che bello quando me li segnali tu! È tutto molto umano).
Riconosco che sarebbe molto comodo anche per me avere una sorta di stagista, non pagato, a scrivermi La Newsletter del Lunedì, mentre io vivo.
Ma sai cosa? Io che sono un po’ boomer, per adesso continuerò a scrivermela da sola.
📌 Post Scriptum
Ma pane, burro e marmellata si possono spalmare così?
È il mio ultimo lunedì a Milano per un po’ e due dei miei locali preferiti sono chiusi al lunedì (hanno capito tutto). Consigli? Li scambio con un consiglio per colazione.
NB: Lunedì is your new sabato. Se lo vuoi tu! 🤫
Ciao Milano, io la prossima Newsletter del Lunedì te la mando da Barcellona.👋🏻
xx, Marta
Mi commuovo. 🥲