#4 | La newsletter del lunedì
Di quella doccia fredda e inaspettata a una mente piatta, caotica e distratta. Di una terra che non ha più bisogno di presentazioni e del suo aver silenziosamente innescato tutto.
[First things first! Sinceramente, grazie 🙏🏻🤍 La settimana appena trascorsa è stata un po’ più intensa del solito e ho faticato anche io a trovare quel tempo per me stessa, che ti invito tanto a dedicare a te qui. Eppure scrivere mi fa stare bene e giunta al quarto post mi sono resa conto che quest’azione ormai non è più solo mia, sapere che mi leggi mi fa venire voglia di farlo ancora].
Ecco a te le 4109 parole di oggi, da leggere in 16:26 minuti al sapore di un caffè super espresso, corto e amaro e di un respiro profondissimo a occhi chiusi.
✋🏻 È arrivato il suo turno
Ma in tutta onestà io non sono pronta.
Lo ammetto, ho tentennato tante volte sulla necessità di condividere quell’incontro/scontro con quell’isola inquieta e selvaggia che ha silenziosamente innescato tutto, e tante volte ho pensato che fosse troppo intimo e personale per essere condiviso. Poi però mi sono tornati alla mente alcuni dei messaggi di sincera gratitudine che ho ricevuto per queste newsletter del lunedì, e allora, se raccontare apertamente un po’ dei disagi e dei momenti di down che caratterizzano questa vita creativa, può essere di aiuto a tanti (e sto scoprendo che siamo in tanti anche io leggendo le vostre risposte), allora lo voglio fare.
Ok ci siamo: ci ho messo solo quattro post e quattro miliardi di pensieri, ma te la racconto.
⏯️ MINI PAUSA DI RECAP in caso questa fosse la tua prima Newsletter del Lunedì: la scorsa estate, complice un viaggio inaspettato che mi ha riempito la testa di domande prive di risposta, ho cambiato la rotta della mia vita, ho lasciato il lavoro, Milano, la mia routine comoda e sicura e ho deciso di ascoltarmi e di cercarmi. Un viaggio a Bali e tanta consapevolezza dopo, sono tornata a Milano per ricominciare. Ecco: quel “viaggio inaspettato che mi ha riempito la testa di domande prive di risposta” te lo racconto in questo post. Ora sei in pari con gli altri 103 lettori del giorno, ma se volessi recuperare le prime, ti basterà cliccare questo pulsante👇🏻:
😌 Se chiudi gli occhi, dove sei?
Provaci: chiudi gli occhi e immaginati in quel posto lì. Dove sei? Concediti un attimo per concentrarti, chiudi davvero gli occhi, rilascia la tensione delle tue palpebre e osserva il tuo respiro da dentro. Dove sei?
Io sono lì, in quella parte di mondo bella in cui il ghiaccio e il fuoco sono in eterna lotta. In quella parte di mondo bella in cui la natura fa da sovrana, madre (a volte un po’ matrigna) incontrollabile. In quella parte di mondo bella, in cui purtroppo o per fortuna ti accorgi di essere piccolo, minuscolo e quasi inutile, perché come ho imparato dai più esperti, “È l’Islanda che decide” (cit.).
🔎 L’Islanda è un’isola di 100 000 km2 che pare appesa al circolo polare artico, una linea con cui si limita solo a flirtare, ma questa collocazione è sufficiente a considerarla una terra ai confini del mondo. Disorientante e paradossale, l'Islanda è nata dall'incontro/scontro tra la dorsale medio atlantica e l'enorme quantità di magma risalente dalle faglie del rift, un lavorio iniziato circa 20 milioni di anni fa. L'ultima eruzione vulcanica è avvenuta nell'agosto del 2015 ed è durata sei mesi. E la prossima non tarderà molto a farsi sentire...
Così leggi a pagina 7 del volume: “Islanda. Piccolo Atlante Edonista”. E i più attenti potrebbero confermare che in effetti le ultime due righe non sono più aggiornate. Quella “prossima” nel paragrafo è già diventata la penultima, con l’eruzione del 12 luglio 2023 e poi ancora del 14 gennaio 2024. Forse ad oggi è un po’ ancora tutto in movimento.
🔎 Un’isola stupefacente, che affascina chiunque sia in cerca di un’altra dimensione.
Quel Se chiudi gli occhi, dove sei? che suona bene anche con Da dove capisci se stai bene? Quelle domande che forse non ti fai spesso, ma quando te le fai, fanno rumore.
Io di solito capisco che non sto bene dal fatto che non scrivo più. Zero, neanche una parola su quei quaderni cartacei che da sempre fanno da necessario prolungamento di una mente che pensa troppo (anzi troppissimo, davvero - una persona che mi ha voluto molto bene mi diceva sempre che avrei potuto fare la sceneggiatrice cinematografica, perché vivevo sempre situazioni super strutturate e dettagliate, parallele, che con ogni probabilità non si sarebbero mai verificate).
Quel quaderno è rimasto vuoto da novembre 2022 ad aprile 2023. Cinque mesi circa di pensieri accumulati e incapaci di trovare un loro senso, un ordine, la loro espressione. Poi è arrivato il silenzio assordante di quell’isola e queste le righe con cui sono rientrata a Milano ✍🏻:

🚿 L’Islanda è stata una doccia fredda e inaspettata alla mia mente caotica e distratta
Una natura incontaminata di terre brulle, paesaggi lunari, ghiacciai che sembrano montagne e che ti accompagnano lungo strade infinite e desolate (se non per qualche gruppo di cavalli o renne ogni tanto), laghi che riflettono cieli turchesi affollati di nuvole candide, onde basse che brillano degli ultimi raggi di un sole impaziente di andarsene, nonostante sia solo metà pomeriggio, nubi scure all’improvviso che si scatenano davanti a te, arcobaleni che squarciano il cielo e che si abbinano perfettamente alla melodia della canzone che stai ascoltando. Quando sono apparse le renne, la canzone era questa e sfido io a non emozionarti:
Di fronte a quella natura potentissima ed emozionante io mi sono sentita minuscola e grandissima nello stesso tempo.
Lì, di fronte a quelle cascate da osservare per ore, lasciando che ti inzuppassero da capo a piedi, ho capito che esisteva un mondo fuori dalla mia mente, ed era molto più bello di quello che avevo dentro.
Sono tornata a pezzi, portando dentro di me un centrifugato di organi misti a pensieri che quel 19 aprile, e poi nei giorni seguenti, si esprimevano così:
È tutto insopportabile. Non vedo l’ora di rientrare questa sera e riguardarmi le foto, ascoltarmi le canzoni e stare con i miei pensieri.
✍🏻 Milano, 20.04.23
Cosa sia stato nello specifico io non lo so.
Forse il faccia a faccia con quelle cascate fredde e potenti in un periodo in cui ero particolarmente persa, pur non essendone ancora troppo consapevole. Forse il non prendermi una pausa genuina dalla vita da tempo. Forse la potenza che ha dimostrato di avere quel vento capace di scuotermi e sollevarmi da terra. Forse il trovarmi in una parte di mondo che assomigliava per tanti aspetti a quei posti in cui stai bene, quei posti per te perfetti e un po’ magici, dove arrivi facilmente con la fantasia quando sei bambino. Una versione reale e immensa di quell’“Isola che non c’é” che descrive Berry raccontandoti Peter Pan, e che hai sognato tante volte, fino poi a perderla completamente di vista diventando grande. Forse tutto questo assieme.

Il faccia a faccia con quella terra è stato devastante. Io con lei ho empatizzato al punto da lasciare che mi sbloccasse qualcosa dentro (ma proprio qualcosa di fisico) e che mi rimettesse in contatto con una parte di me che da un po’ avevo scelto di silenziare. Ecco: quel gelido faccia a faccia ha risvegliato tutto e mi ha fatto crollare.
Ho degli strani pensieri, tipo che mollerei tutto per andare a percorrere le strade d’Islanda con un van, senza pensare a niente, lontana dai problemi della città e della famiglia, delle preoccupazioni, dal lavoro, io e me stessa, la natura immensa, infinita e incontaminata, a correre per i prati, a bagnarmi sotto una cascata, guardare per ore il mare, il ghiaccio, il cielo. …
✍🏻 Milano, 23.04.23
E senza farlo apposta (o forse sì, ho uno strano rapporto con l’algoritmo di Instagram e con il mio Iphone negli ultimi due anni), questo era quello che mi suggeriva la sezione “search” di Instagram ogni volta che la aprivo, in quel periodo:
All’epoca avevo condiviso questo screenshot con un amico che dell’Islanda si era innamorato qualche anno prima e che aveva poi dato ascolto alle emozioni forti che lei gli aveva innescato, fino a lasciarla vincere nel suo gioco di seduzione al punto da mollare tutto quello che aveva in Italia (e con tutto, dico tutto) per l’incontrollabile e superemozionante potenza di quell’isola fuori controllo dove avrebbe ricominciato da zero. Mi aveva risposto qualcosa tipo: “Sono segni, è il tuo feed, prenditi ste ferie e parti, poi decidi”. Oggi si racconta come ‘Guardiano del Faro’ e lui (o se vuoi diciamo l’Islanda) è stata una delle menti più influenti nel farmi cambiare punto di vista nei confronti della vita, quel punto di vista che avevo costruito con impegno e attenzione per trentadue anni. Sempre lui mi ha insegnato che si può deve piangere e si possono far crollare le maschere che ci auto-costruiamo. Odiavo la sua forma mentis appena l’ho conosciuto: dimostrava di essere in perfetta armonia con se stesso, con la vita, con la natura, con il mondo e con tutte le cose che succedono, ogni volta che apriva bocca. Sai quelle persone che ti dicono “Stai serena!” e a te viene subito da indispettirti pensando che alla fine cosa ne sa lui di te, “Stai serena” lo può dire a qualcun altro?! E invece con il tempo ho capito che lo diceva per davvero, che voleva davvero che fossi serena (un po’ come quel “Come stai?” che ti chiedevo io in qualche newsletter fa). E infatti della serenità lui ci ha fatto una filosofia.
Vorrei prendere domattina un volo per l’Islanda e trascorrere i prossimi tre mesi in mezzo alla natura. A salvare le foche, ad osservare i ghiacciai, ad ascoltarmi, a parlare con me stessa. Sono pazza? Non lo so, ma non è questa la vita che volevo. Vorrei alzarmi ogni giorno con il sorriso stampato in fronte (…) Ma se passassi l’estate in Islanda? A cercare me stessa. A scrivere un libro. A vivere.
✍🏻 Milano, 25.04.23
Ho condiviso la mia Islanda mentre ero in viaggio banalmente dal mio profilo Instagram, ma mi accorgo di averlo fatto un po’ superficialmente. Con il tempo invece ho capito che la parte più bella di quest’Isola mozza fiato ti resta dentro “ed è bellissimo” (questo lo dedico a te Matte, che so che mi leggi, e per quel ed è bellissimo mi hai sempre preso teneramente in giro).
La parte più bella dell’Islanda ti resta dentro, io me la porto in giro ovunque vada e lascio che mi sorprenda quando meno me lo aspetto. Ogni tanto mi ritrovo dentro a un suo ghiacciaio, mentre sto nuotando in piscina; oppure confondo le pendici delle pre Alpi con il profilo del Vatnajökul facendo una passeggiata sui monti dietro casa; rivedo le sue distese piatte e silenziose dal finestrino della macchina mentre sono in viaggio verso Biella e mi sorprendo a paragonarli con il paesaggio colmo di case, tralicci e disordine umano che ho davanti per davvero; mi manca quel senso di natura incontaminata.
Ci sono le volte in cui invece lo faccio con consapevolezza: capita quando sento di essere troppo piena di pensieri e di non sapere come farli uscire, quando sento di aver paura o di essere in ansia. Mi corico sul tappeto del salotto con la musica nelle orecchie e lascio che la mia mente proietti davanti a me tutti i paesaggi lunari e brulli, tutti i cieli infuocati, tutte le distese di cotone artico che hanno fatto da scena alle ore passate in macchina, lungo la Ring Road. Qui è quando voglio bene alla mia mente, perché proietta tutto con precisione certosina, si ricorda della forma che avevano le nuvole, della sfumatura che aveva il mare e del tepore che avevano gli steli d’erba lunghi e secchi su cui ci siamo coricati per prendere gli ultimi raggi di sole della giornata.
Lo faccio spesso anche per prendere sonno o per calmare quei noiosi attacchi di emicrania che ti anticipavo qui, e che mi hanno devastata per mesi.
Credo che questo sia stato il mio primo approccio a una cosa simile alla meditazione.
🌋 L’Islanda è potente
Ma non è per tutti. È per chi riesce a instaurare un dialogo con la sua natura chiassosa ed eloquente anche quando in silenzio, è per chi riesce a lasciarsi trasportare dai suoi mille sbalzi meteorologici al giorno, senza paura di bagnarsi, avere freddo, poi caldo e poi ancora freddo (anzi, li rispecchia nei suoi umori). L’Islanda è per chi sa amare quei mesi interi di solo luce, tanto quanto quelli di solo buio. È per chi accetta con serenità il fatto che potrebbe cambiare tutto da un momento all’altro, perché è davvero lei a decidere.
Durante il mio viaggio c’è stato chi si è commosso di fronte alle sue scogliere frastagliate dove sbatte forte il mare, chi ha lasciato andare tutte le sue paure in una spiaggia di sabbia dura e finissima color fuliggine, guardando distese d’acqua piatta e infinita, fatta di onde lunghissime e basse che si muovevano sempre allo stesso ritmo e rispecchiavano il cielo e le forme di un Vestrahorn maestoso. C’è stato chi si è incantato ad osservare le sue vallate che da verdi, si facevano brune e poi lunari. Chi ha perso il fiato davanti a una cascata ghiacciata per metà, fragorossissima per un quarto e colorata di arcobaleno per il restante quarto. Chi è tornato cambiato. E chi è tornato esattamente uguale a prima, perché appunto, l’Islanda non è per tutti e non con tutti innesca questi dialoghi interiori tanto profondi.
Ah sì perché non ti ho detto che io a questo viaggio ci sono andata molto per caso, con un gruppo di disagiati mentali sconosciuti (dai su! Per scegliere di andare in Islanda devi già essere particolarmente instabile sensibile). Con me c’era Giulia fino ad allora una collega simpatica - già apparsa qui -, ma che è stata l’Islanda a farmi conoscere e a rivelarmi davvero. Il merito SiVola se l’è già preso con la recensione di Trustpilot più lunga che abbiano mai ricevuto - e che questo aneddoto del viaggio di gruppo serva anche per capire l’intensità che ha avuto quest’isola nel riuscire a fare breccia su di me mentre ero in balia di diciotto forsennati.
Io dietro a una di quelle cascate da osservare in silenzio sospesa nel tempo, ho capito che il senso che avevo sempre dato alle cose era sbagliato, che stavo guardando la vita da una prospettiva sbagliata, che esisteva un mondo fuori dalla mia mente e che non sapevo rispondere neanche a una delle domande che quella natura invadente mi stava ponendo. Mi sono spaventata, mi sono sentita persa, nel riconoscere che mi stavo ritrovando.
Mi sono resa conto che quella spensieratezza magia, entusiasmo, curiosità, voglia di scoperta che accomuna i bambini era scappata, e che avevo imparato a impegnarmi tantissimo a vivere le vite degli altri. Mi sono resa conto che crescendo avevo dimentichiamo di volere quella leggerezza e serenità d’animo lì che si racchiude in quella frase di Roald Dahl che mi piace da sempre e che non era poi troppo lontana dalla filosofia di vita in cui cercava di indottrinarmi Fabio (o il ‘Guardiano del Faro).
Poi la vita mi ha sorpresa e io gliel’ho lasciato fare.
Non mi sono commossa. Ad aprile 2023, dietro a quella cascata ero ancora la Marta rivestita di mille maschere che doveva dimostrare di sapere stare al suo posto, che non dava traccia di cedimenti, per la quale andava tutto bene e che non si poteva commuovere in pubblico (perché commuoversi è da deboli). Anzi, ricordo di aver abbracciato e consolato chi si era permesso di lasciarsi andare.
Ma quando sono tornata a casa, ho pianto per quattro giorni lacrime che non sapevo di avere. Quell’isola ha smosso dall’interno un violento uragano che ho avuto sincera difficoltà a calmare.
“Piangi! Lascia sfogare tutto”, mi diceva Giulia (ora regalo prezioso che mi ha fatto l’Islanda, il cui scontro con l’isola è stato altrettanto d’urto), “stai imparando a lasciarti andare”.
Dietro a quella cascata, le domande che avevano la meglio su quel caos a volume sempre più alto erano: “È questa la vita che sognavi da piccola?”, “Che senso ha la tua vita?”, “Sei felice?”, “Ti piaci?”, “Ti senti al posto giusto?”, “Ma tu ti vuoi bene?”. E io non sapevo rispondere neanche a una (ma neanche il dire che non ero felice, no, ero proprio incapace di capire come stessi). Mi accorgevo però che quella natura intensa, che mi schiacciava, sovrastava e travolgeva, quella natura a tratti quasi cattiva nel pormi tutte quelle domande difficili insieme, mi era in realtà amica. Mi stava prendendo per mano e mi stava invitando a guardarmi dentro, ad ascoltarmi, a sentirmi e a vivere tutte le mie emozioni, anche le più scombussolate. Sapeva che mi avrebbe fatto male (in realtà mi avrebbe veramente lacerato), ma sapeva anche che era quello che dovevo fare, perché poi sarei stata meglio. Pian piano, quelle voci che infestavano la mia testa, da dietro quella cascata cominciavano a diventare lintanie ripetitive e piatte, che un po’ mi cullavano, come se fosse la natura stessa in quel momento a farsene carico per aiutarmi a togliermi un peso di dosso. Ma mano mi stavo abituando a quel silenzio-assordante e lì, umida dietro a quella cascata potentissima, fragorosa e segreta, mi accorgevo di stare bene.
Prendi una foto o un breve video di quell’isola potente 📸 aggiungi una (qualsiasi) delle musiche di Hans Zimmer 🎧 e lasciati trasportare 🍃. Questa è tra quelle che più ti smuovono cose (anche rinominata da mio papà, “la musica della casa” perché ogni volta mi dice che sembra provenga dai muri - sdrammatizziamo così).
❤️🩹 (N)Iceland
All’Islanda ho lasciato un po’ di paure, un po’ di quei pensieri scomodi e pesanti: “custodiscili tu, torno a riprenderli quando sarò grande”. 🤍
Scrivevo qui.
Si dice sempre che si torna dove si è stati bene e che possiamo apprezzare un luogo non tanto per le meraviglie che cela dentro di sé, ma per le risposte che da alle tue domande. Ribadisco, a me l’Islanda non ha dato neanche una risposta, perché di base non credevo neanche di avere domande. Eppure mi ha insegnato a respirare. Non so ancora quando “sarò grande” o grande abbastanza per tornare a prendere quei demoni, e quei pensieri scomodi e pesanti che le ho lasciato in custodia. Ma so che ci tornerò. Per adesso resta il viaggio e il ricordo più prezioso che ho nel cuore e vorrei poter fermare il tempo e riavvolgere il nastro della vita fino a quel 9 aprile 2023, quando è iniziato tutto, per riviverlo tutto. TUTTO. Anche quei momenti pesanti: sono stati il contatto diretto con il mio io più sensibile e profondo.
Sai quando ti chiedono “Un posto in cui vorresti tornare?”, “Il viaggio più bello che hai fatto?”, “Un posto in cui ti traferiresti?”, ecco: lì. In quella terra estrema, unica e inimitabile, fatta di luoghi dai nomi impronunciabili, dove le persone sono autentiche, il wi-fi è sempre gratis e che vanta l’essere un esempio di eccellenza sostenibile. Prima di averla incontrata, di fronte a queste domande restavo generica e dubbiosa su luoghi più o meno importanti per tanti motivi. Ma come Lei nessuno mai. A dimostrazione che le cose davvero belle e importanti le riconosci nettamente, non hai dubbi.
Non so, saremo forse più sensibili e fragili di altri, ma mi sento di dire che nella nostra fragilità, iper sensibilità, nella nostra empatia con le persone, cose, animali e paesaggi che incontriamo, risiede la nostra forza.
🎯 Insomma, tu!
Trova quel posto che sa farti battere il cuore.
L’Islanda non ha più bisogno di presentazioni. Ormai sai che quest’isola e la sua natura incontaminata si sono prese una giga fetta del mio cuore. Però ecco, mi serviva questo racconto per invitarti a trovare qualcosa che si prenda il tuo di cuore, che lo faccia battere forte, o magari che sia capace addirittura di farti saltare un battito, per ricordarti che esisti e che vuoi vivere sentendo battere forte il cuore. Trova quel posto (il tuo posto) con cui empatizzare, affidagli i tuoi demoni, i tuoi pensieri più scomodi e pesanti, chiedigli che se ne prenda cura. Cerca quel posto che ti fa stare bene anche stando fermo. Può essere il posto in cui sei ora, non devi per forza andare lontano e soprattutto non deve essere l’Islanda o Bali della scorsa newsletter (con l’Islanda nello specifico mi sento di dire che sono abbastanza gelosa, non so se la saprei condividere), ma cercalo: c’è un momento nella vita in cui inconsciamente ti rendi conto che stai andando nella direzione sbagliata, o addirittura che sei immobile nel punto sbagliato.
Lasciati sorprendere dalla vita e trova quel tuo posto geografico o interiore che sai che ti fa stare bene, poi custodiscilo con cura e ricomincia.
Datti il tuo tempo. Già solo essere consapevole del fatto che non sei al posto giusto è un bel passo. Decidere di cambiare direzione e punto di vista, arriverà come conseguenza. La vita ti metterà davanti anche le persone giuste per aiutarti a rendertene conto, a me è successo. Affronta le conseguenze che quel cambio porta con sé e torna a respirare al tuo ritmo (qualcosa mi dice che nel leggere “le conseguenze” hai pensato a cose pesantissime e super negative … ma tu lo sai che dopo l’arcobaleno arriva sempre il sole?).
[Sono molto felice per te che hai dato la quarta risposta! Sorriditi! 🤍]
Va be l’aurora boreale neanche te la racconto.
🙏🏻 È stata dura
Perché questa newsletter arriva in coda a una settimana un po’ strana, la prima degli ultimi mesi in cui sono tornate un po’ di quelle sensazioni che mi hanno fatto lasciare tutto tempo fa. Sono io che mi faccio sommergere dall’ansia e dalla paura (si sempre loro, gemelline del mio disagio di persona che spesso non riesce a darsi soddisfazione e che ancora più spesso pensa di non farcela).
È stata dura perché in questi giorni l’aria dell’Islanda mi manca tanto, più di sempre.
È stata dura perché con l’Islanda ho imparato ad amare la pioggia e il suono del suo scrosciare alle finestre (le ho dedicato anche alcuni racconti metaforici, per adesso ancora in edizione super limitata e semi top secret 🤫), ma anche questa volta, che io volessi dedicare questo post all’Islanda non lo sapevano in tanti, di sicuro non il meteo. Eppure poco prima di scrivere questa newsletter sono uscita a correre e mi ha sorpreso una pioggia torrenziale, che ha fatto sì che tra le gocce in faccia, il fango nei piedi e il cielo grigio rivivessi parte delle emozioni che mi hanno sorpresa là, e che vorrei vivere sempre.
È stata dura perché per recuperare qualche foto ho dovuto scorrere una buona parte di un rullino pesante e pieno di cose, animali e persone che non fanno parte di questa vita ormai da un po’, eppure io ancora non me ne sono completamente fatta una ragione (o meglio, non sempre sempre ecco).
È stata dura perché a me un’incontro/scontro così non era mai successo.
💫 L’Islanda mi ha fatto impazzire
E se adesso mi chiedi di chiudere gli occhi, sono lì, ed è bellissimo.
Non ho mai saputo, e non so tutt’ora, quale sia il mio posto nel mondo, però in questo ultimo anno ho capito che le isole e la loro anima un po’ inconsueta, o gli spazi infiniti, dove la natura è senza confini e avresti voglia di perderti ad occhi chiusi, sono i miei posti preferiti. Per adesso avevo bisogno di fermarmi e di tornare ad imparare come stare bene con me stessa, nella comfort zone quieta e calma da cui ero scappata. Ma non escludo di ritrovarmi in un mondo di natura selvaggia e remota, molto simile a un’isola, selvaggia e autentica, dal tempo inquieto e dai cielo di fuoco, molto presto. Magari mi ci trasferirò per dedicarmi davvero a scrivere 😊
😌 Se chiudi gli occhi, dove sei?
Ecco: ora per un attimo chiudi gli occhi e fai un respiro profondo. Immaginati lì.
Fai quel respiro profondissimo a occhi chiusi.
Adesso può iniziare la tua giornata!
📌 Post Scriptum
Per la serie “Tutti pazzi per l’Islanda”, oggi ti porto in un posto bello dove fare una colazione lenta + una spesa consapevole e sostenibile, che includa prodotti Made in Iceland 🇮🇸
Si chiama Terroir e l’ho scoperto quest’estate nei miei giretti da flâneur per una Milano calda e stranamente silenziosa. La mia colazione sapeva rigorosamente di cinnamon roll e caffè flat white, ma sono riuscita a perdermi tra le sue corsie.
La selezione di prodotti segue la combinazione unica ed irripetibile tra geografia, suolo, clima e uomo. Io ho adocchiato la cioccolata Omnom 🇮🇸 e lo yogurt Skyr 🇮🇸 per esempio.
Grazie per avermi letta fino in fondo, per seguire questa newsletter un po’ salterina, che va avanti e indietro in una linea del tempo senza un vero e proprio criterio. Grazie per riuscire a dedicarti questi momenti e questo respiro profondissimo.
E che oggi il tuo lunedì sappia di sabato ✨
Con affetto, Marta