#8 | La Newsletter del Lunedì
Dell'importanza di giocare e di come la gestione del tempo sia sinonimo (o meno) del controllo che hai sulla tua vita (featuring il Bianconiglio 🐰 e Winnie The Pooh 🍯).
[First things first: che bello quando invece di chiedermi come va, mi chiedete come procede la newsletter. Credo davvero che il suo procedere o meno sia il primo sintomo del mio stare bene. Quindi con quella domanda mi colpite in pieno, grazie! 🙏🏻 E grazie soprattutto ai nuovi iscritti: è un po’ la prima volta che mi succede di ricevere iscrizioni da indirizzi mail che non so associare a vecchi amici e conoscenti - questa cosa un po’ mi piace, un po’ mi spaventa, ma sarà bello conoscerci man mano tutti un po’ di più 🫶🏻].
La newsletter di oggi arriva lenta, dopo un lunedì di reset che mi sono regalata anche io. La newsletter di oggi sa di caffè latte caldo e lungo, con l’aggiunta di un po’ di cioccolato (quello che hai avanzato dalle uova di Pasqua; sciogline un pezzo dentro e lascia che oggi il tuo caffè ti abbracci!) ☕️🍫
* nonostante in famiglia producano cioccolato, confermo che non si tratta di un’analisi di mercato
* ho sempre pensato di non riuscire ad andare d’accordo con chi non ama il cioccolato, devo forse iniziare a fare delle eccezioni tra gli iscritti?
Dai che andiamo: ecco a te le tue 3984 parole del lunedì, da leggere in 15:56 minuti.
🐰🕰️ Come il Bianconiglio
Hai presente quel buffo coniglietto bianco che corre, corre, corre ed è sempre in ritardo nella storia di Alice, di Lewis Carrol? Quello che sbuffa, con gli occhiali al pelo del naso e che quasi perde il suo giubbetto rosso mentre guarda quell’orologio da taschino che segna sempre le 5pm. Ecco: se dovessi rappresentare con un’immagine che conosci sicuramente anche tu la mia ultima settimana, sceglierei lui.
Immaginami con lo stesso giubbetto, a correre e correre e correre per chiudere tutte le tasks della settimana, del giorno, dell’ora, e per poi passare alla prossima.
Qualcuno mi può inviare la Newsletter del Lunedì? 😅
L’ho pensato più volte in queste due settimane in cui non ci siamo sentiti. L’ho anche chiesto esplicitamente a qualcuno di voi con cui parlo non solo di lunedì e che mi ha sentita particolarmente affannata. Abbiamo riso. Tra l’altro, nel caso, quale mi avresti mandato? Io forse quella dei glimmer (FYI: Newsletter #6).
Giusto per capire (e non devi necessariamente dire di sì):
In realtà mi ha fatto piacere che davvero foste voi in questo periodo un po’ di corsa a ripropormi un paragrafo, un pensiero e un insegnamento appreso dal leggerle. È stato molto tenero devo ammettere, non me lo aspettavo. Grazie! 🙏🏻
Mi sono anche resa conto, vista dall’altra parte, di come a tratti possa essere fastidioso sentirsi dire di pensare positivo, di fermarsi o di cercare i glimmers della giornata, quando sai perfettamente che è quello che anche tu vorresti fare e consiglieresti, ma non ne hai palesemente né il modo, né il tempo. Mi rendo conto di quanto queste newsletter che parlano di ascoltarsi, ascoltare i bisogni della propria mente e del proprio corpo, respirare, prendersi un momento nella giornata per se stessi e per riconoscere le cose positive, siano belle sì, ma non sempre praticabili (da me per esempio no, ultimamente). 🆘
Se non altro, sono consapevole di aver bisogno di rallentare e di volere aggiungere un po’ di sabatitudine nei miei lunedì (cosa che invece qualche mese fa, in pieno burnout non sentivo né fisicamente, né mentalmente). Mi sono messa un timer, facciamo passare questo evento che è il motivo per cui mi viene da correre, e poi ci fermiamo (plurale per me + le mie molteplici personalità).
E qui arriva la prima riflessione fatta mentre ero in corsa, in stile Bianconiglio 🐰.
Aspetta: prima sintonizzati sulla Playlist dei “Lunedì che sanno di sabato" 🎧 e lasciale scorrere tutte mentre leggi. Io nello specifico oggi scelgo di partire da questa, che non è una delle nuove aggiunte, ma mi piace sempre e un po’ ha un effetto calmante.
🔁 Come la funzione repeat su Spotify
Ti è mai successo di trovarti in situazioni tra loro simili, anche se in contesti diversi? Di vivere momenti in cui ti viene da dirti: “Non ci credo, mi è successo di nuovo!”. A me più di una volta e sto iniziando a farci caso (così come alle coincidenze di cui ti parlavo nella Newsletter #3). Credo davvero che la vita ci continui a mettere davanti la stessa situazione, modificandone magari qualche attributo, proprio per farcela superare, per andare oltre e per fare uscire la parte di noi necessaria per risolverla. Ci credo davvero. E ci credo perché l’ho vissuto lo sto vivendo sulla mia vita.
Prendiamo il lavoro per esempio: ci saranno sempre (o se non sempre, spesso) giornate cariche, dove volendo potremmo andare avanti a oltranza, giorno e notte, saltando i pasti e dormendo poco per coordinare e concludere le varie attività. Questo è in effetti quello che tendo a fare io quando mi si accumulano le cose da fare. Parlo al presente, perché mi sono accorta che in questo ultimo periodo un po’ carico, mi è venuto spontaneo agire così (nonostante le 7 newsletter con le quali ti ho raccontato come volerti bene, rallentare e dedicarti il tuo tempo).
Rischioso. Anzi, rischiosissimo. È proprio in questi casi che si dovrebbe tirare il freno a mano per riordinare il tutto e ripartire con ordine. Personalmente sono un po’ workaholic [ok, l’avevamo capito] e tendo a entrare in quei loop frenetici in cui non c’è più spazio per respirare, alzare la testa per cercare un glimmer o scrivere la mia newsletter (nonché le alternative al dirti di avere tempo per me e per volermi bene). Sarò ripetitiva, ma ne ne accorgo man mano sempre di più: la scrittura di queste newsletter è diventata davvero sintomatica del mio stare bene, oppure no [ah te l’ho già detto?]. Anyway, la prossima volta che non la ricevi, inoltramene una vecchia tu.
Le condizioni che mi portano ad agire così però sono fattori esterni, cose che non si possono controllare direttamente. L’unica cosa che posso fare è invece controllare la mia reazione a questi momenti qui. Posso dire di essere ancora un po’ in una sorta di periodo di ripresa, nonostante luglio sia ormai lontano, e non mi voglio giudicare, né voglio che lo faccia tu: ognuno ci mette il tempo che deve [in caso tu non lo sappia, o ancora non l’abbia capito, io ci metto un po’ tanto a rendermi conto delle cose e a farle cambiarle]. In questa sorta di periodo di ripresa, che funziona ad alti e bassi, a volte si ripetono un po’ di situazioni che c’erano già prima: ecco, l’importante credo sia almeno esserne consapevoli e provare a gestirle. In questa sorta di periodo di ripresa tante cose stanno cambiando (soprattutto nel mio modo di pensare) e sto imparando da vari errori precedenti, ma è vero che una forma mentis elaborata in 33 anni di vita ha spesso l’insistenza e la forza per prevaricare sui miei recenti miglioramenti. Quindi basta una minima distrazione per ricadere in quel loop da “corro, corro, corro e non scrivo più”.
Facciamo un passo indietro però, perché se no come fai a capire: ultimamente sto vivendo settimane un po’ cariche. Iniziare un lavoro nuovo richiede il suo tempo per ambientarsi ai nuovi flussi, alle nuove persone, alla nuova realtà. Per quanto tu faccia la stessa cosa, circa, ogni azienda e ogni team lavora in modo diverso e spesso le energie fisiche e mentali dedicate ad assorbire il quantitativo di nuove informazioni che ricevi ogni giorno, ti lasciano in riserva. Ed è una cosa normale.
Chiariamo una cosa: non mi trovo in una situazione pesante, anzi. Mentalmente sono carica, e mi piace impegnarmi anche oltre il necessario perché so che l’evento che stiamo organizzando sarà un successone (trovi l’invito esclusivo nel PS 🤫). Però mi rendo conto che quella che sto vivendo è un po’ una prova che mi pone la vita, del mettere davvero in pratica tutte le riflessioni fatte da luglio in avanti (forse anche da un po’ prima), pre e post Bali 🌺 (» Newsletter #3) e nel mio periodo da stroller/flâneur serena alla scoperta di Milano.
Settimana scorsa, con la scusa del Monday off, me la sono presa per ricaricare, mi serviva mettere tutto un po’ in pausa e ho realizzato quanto a volte il nostro corpo ci parli senza che ce ne accorgiamo. Mi sarà venuta la febbre a 40 settimana scorsa per dirmi di rallentare? Mi sto ancora interrogando.
Tornando alle situazioni che la vita ci ripropone, simili ma diverse (chiamiamole pattern), giusto per farti capire meglio, ti racconto un aneddoto: di recente un amico con cui stavo affrontando questo stesso discorso mi ha riportato un esempio (molto spiacevole, ammetto, ma mi serve per rendere più chiaro il pensiero): un’amica della mamma di lui aveva una relazione con un uomo che pur volendole bene, non la trattava per niente bene e spesso volavano botte. Finalmente lei prende coraggio, si lasciano e può liberarsi di questa presenza ingombrante. Poco dopo inizia felicemente una nuova relazione, ma riparlando a distanza di qualche tempo con le amiche (tra cui la mamma del mio amico appunto), si viene a scoprire che anche il nuovo compagno a tratti è violento e volano ancora le mani. Ora: qui potremmo aprire un discorsone che include la percentuale assurda di persone che ancora vivono queste situazioni assurde e inaccettabili, ma non voglio sia questa la sede. Mi premeva però raccontarlo brevemente per farti capire che non credo sia lei sfortunata, o una casualità brutta della vita: credo piuttosto che la vita le stia cercando di dire qualcosa.
La nostra vita, nel suo essere creativa, imprevedibile e un po’ stronzetta a volte ci sta comunicando delle cose, ci vuole proattivi nel reagire, allontanare chi e che cosa non ci fa stare bene, scegliere noi per noi, chi e cosa tenere in questa vita per stare bene, uscire dalle situazioni che non ci piacciono, cambiarle.
Lasciando stare la signora (che spero abbia trovato la sua pace) e tornando a me, so che è davvero una mia responsabilità mettermi dei paletti, proteggermi, volermi bene, e la vita mi sta presentando una situazione in parte (solo in parte, tengo a precisare) simile ad alcuni momenti frenetici già vissuti, per spronarmi ad affrontarli diversamente. Non posso cambiare loro, ma posso scegliere come affrontarli in modo nuovo.
Ribadisco: immagino sia solo un periodo e che sia dovuto a scadenze più strette del previsto e all’essere arrivata su un progetto nuovo in corsa su cose in parte già avviate. Quello che sto facendo è ascoltarmi e notare se i flussi della mia energia si abbassano, anche se magari non riesco subito a fermarmi. La consapevolezza c’è, e il riconoscerlo è per me già un bel passo. Sul resto man mano ci lavorerò. Certo è che finché ero libera al 100% da impegni professionali e scadenze da rispettare, era più facile predicare di trovare glimmers, respiri e sani momenti in cui fermarsi. Ora sono un po’ di più sul tuo stesso piano (o comunque su quello della maggior parte di voi anime belle che mi leggete). Mi piace osservare come reagiscono la mia mente e il mio corpo, e constatare se riesco davvero a mettere in pratica un po’ delle consapevolezze raccolte in questi ultimi mesi, che tanto mi piace raccontare a te di lunedì in lunedì. Vediamo come va, ti tengo aggiornato. 😉
Ed ecco che al Bianconiglio 🐰 arriva in aiuto Winnie The Pooh 🍯 con una delle considerazioni con cui più mi sento di dover riallinearmi in questo momento e che è bene si stampi anche nella mia mente mentre la suggerisco a te (che poi tra l’altro: quante cose ci insegnano le storie e i personaggi che ci tenevano compagnia da bambini? Forse ce ne dovremmo rileggere alcune, ma con la consapevolezza e l’età da adulti).
Ascoltalo tutto fino in fondo e dedicati qualche minuto a fine reel per un mini esame di coscienza.
Ed è qui che si apre una grande discussione.
🎮 Come quando perdi il controllo
Non avere il controllo del tuo tempo, equivale al non avere il controllo sulla tua vita.
Questa è una delle considerazioni che più risuonano nella mia mente ultimamente. Mi è arrivata la stessa riflessione da più canali e ci continuo a pensare, soprattutto in momenti un po’ più intensi come quello attuale.
Tu che valore dai al tempo? Il tempo, questa cosa strana che ancora non ho ben capito e che invece forse dovrei davvero studiare per riuscire a dargli la giusta chiave di lettura, e gestirne i suoi confini. Il tempo, quella cosa che mi rendo conto di non sapere ottimizzare con maestria e che rincorro per poi sperare che rallenti. Ma quanto è strana la concezione del tempo? Lo so, avevo promesso con la Newsletter #0 che non ci saremmo addentrati nelle teorie della fisica quantistica, ma onestamente mi incuriosisce abbastanza ultimamente, perché non lo capisco e invece mi potrebbe essere utile studiarne il suo funzionamento per ovviare a questo problema.
Tipo questa cosa che gli orologi vadano più lenti o più veloci al variare dell’altitudine mi scombussola. Forse potrei davvero avvicinarmi alle letture di Carlo Rovelli e approfondire? [No Marta dai, non è il caso ora].
Mentre capisco se approfondire i suoi libri oppure no, ti lascio questa puntata di Troppo Poco 🎙️, quel Podcast che mi è stato tanto utile e caro nei miei mesi di caos mentale, che ogni tanto mi riascolto (scoprendo anche quanto sia diverso il mio punto di vista oggi rispetto ad allora) e che resta ancora tra i miei preferiti. Parla proprio del valore che dai al tempo (tra l’altro forse questa è stata una delle prime puntate che ho ascoltato e che hanno iniziato a innescare un po’ di nuovi punti di vista - credo di avertene già parlato, se non è così te lo dico ora) e al come lo gestiamo a seconda di quando teniamo in mente il nostro benessere oppure no.
Indipendentemente dalla fase di vita in cui ti trovi ora, ascoltalo: non voglio spoilerartelo troppo anche perché Luna e Bianca, speakers del podcast, lo sanno raccontare con le parole giuste. È adatto a tutti e sono sicura che per tanti si tratterà di cose mai pensate in questo modo. Fai una riflessione anche tu sul valore che dai al tuo tempo e lascia che questo episodio ti parli (sono sicura che in qualche modo riguarda anche te).
Abbiamo solo questa vita (attenzione che qui parte il monologo che dico a te, per dirlo a me). Dicevo: abbiamo solo questa vita, perché allora spesso ci incasiniamo, ci annulliamo nei sogni degli altri, ci intossichiamo? Il nostro lavoro dovrebbe servirci per viaggiare, impostare le basi per una vita fatta solo di cose che ci piacciono, costruire una famiglia magari. E perché allora ci viene più facile correre, lasciarci sopraffare da giornate lunghe e settimane dense di impegni? O meglio (e questo lo chiedo nello specifico a me stessa e lo chiedo a chi tra voi 124 si trova in una situazione analoga), perché pensiamo sia così difficile fermarci? ✋🏻
Questa riflessione semi poetica sulla vita arriva anche dal fatto che nel frattempo ho finito di vedere (ho visto finire? - come si dice? Mi ricordo che sempre quella persona importante che ogni tanto torna in questo epistolario moderno del lunedì rideva sempre quando lo dicevo sbagliato - nel caso sia sbagliato dirlo così, questo non l’ho mai capito del tutto. La aggiungo tra le cose da approfondire, insieme alla fisica quantistica 🙃).
Comunque, stavo dicendo: nel frattempo “ho concluso” la mini serie di Netflix One Day e devo dire che sono rimasta basita dalla mia reazione. Ok, nasce da un romanzo drammatico e sentimentale e di base è una storia molto triste, ma io sapevo già la trama e aspettavo l’arrivo del momento triste appunto. Eppure con le ultime puntate mi è esploso letteralmente il cuore. Qui ho pensato che davvero devo avere qualcosa di non ancora risolto dentro di me. Mi sono affezionata alla protagonista, alla coppia, al loro trovarsi e volersi cosi bene e l’ho vissuto quasi come se fosse accaduto davvero. Il sentire dire a Emma che solo il tempo guarirà Dexter, mi ha parlato. Il tempo che aiuta sì, ma secondo me non cancella, anzi. A me personalmente fa l’effetto contrario, lascia sedimentare i ricordi belli (quelli meno belli magicamente spariscono) e li rende ancora più nitidi. Me li rivedo, rivivo e li rivoglio. Forse (e questa è una cosa su cui devo lavorare) non so accettare la fine delle cose.
[Marta ma non dovevano essere newsletter di positività?]
Mi riprendo subito.
🎧 Pausa canzone bella.
Riprendendo un po’ le parole di Bianca Cavallini nel Podcast, gestiamo il nostro tempo sulla base di quello che per noi è importante, ma se non abbiamo in mente questa cosa, non riusciamo ad avere una gestione del tempo che ci soddisfi. Ed è questo che mi fa pensare. Cos’è per me importante? Forse adesso è davvero concentrarmi sul lavoro, dopo questo periodo di pausa-ripresa.
Ma è una chiave di lettura nuova, che davvero non avevo mai considerato.
Gestire bene il proprio tempo diventa problematico quando non sappiamo cosa vogliamo, e allora ci facciamo trascinare, lo gestiamo alla giornata, quindi in un modo che non potrà mai essere efficace, e lasciamo che sia lui a settare per noi attività, confini e tempi di lavoro. Dobbiamo invece essere noi a settare la nostra bussola. 🧭
Ecco il mio pensiero di oggi (o i compiti della settimana se preferisci 📚): definire cosa per te sia importante ti aiuta a gestire meglio anche le tue giornate e quell’incognita incomprensibile che è il tempo.
Io dal canto mio farò lo stesso. La newsletter di oggi è davvero un po’ un auto-parlarmi bene. E mentre rifletto su questa cosa, mi viene in aiuto questo post:
Tadaan! 🎩 Neanche a farlo apposta, non bastavano il Bianconiglio e Winnie The Pooh a ricordarci l’importanza di giocare. E riporto la caption originale del post così com’è perché davvero fa riflettere in questo contesto:
Per il filosofo tedesco-coreano Byung-Chul Han, autore del libro “La società della stanchezza”, il contesto capitalista in cui viviamo è definibile “società del successo” e ciò incide sempre di più sulla nostra identità. In maniera più o meno cosciente, siamo diventati infatti “soggetti del successo” perché puntiamo continuamente alla realizzazione e all’ottimizzazione di noi stessi, e ci identifichiamo in questo scopo.
Per Han, il sé non è più un soggetto ma un progetto: inconsciamente vediamo tutte le attività della vita come un modo per arricchire un curriculum immaginario, di crescita. Questa mentalità si infiltra anche nei pochi momenti privati e di distensione, trasformando ogni scelta e azione in una mossa strategica – dai film che vediamo alle mostre che visitiamo. Anche i nostri profili social tendono a riflettere un’identità curata e ottimizzata.
Abbiamo interiorizzato l’etica capitalista a tal punto che i nostri successi e i nostri fallimenti li sentiamo gravare solamente sulle nostre spalle. Ma in un contesto in cui, per quanto ci si impegni, esistono ostacoli oggettivi al raggiungimento dei propri obiettivi – secondo gli ultimi dati Istat, per esempio, in Italia un giovane su 4 guadagna meno di 1000 euro al mese – è difficile non incorrere in un burnout.
Un altro problema è che, in questa faticosa corsa all’auto-miglioramento, il significato della nostra vita viene costantemente rinviato al momento in cui avremo il lavoro dei nostri sogni, la casa perfetta, una vita perfettamente ottimizzata, mentre il presente ci sfugge tra le mani.
Per questo dobbiamo imparare a riscoprire attività fini a se stesse, che ci fanno vivere nel momento, come il divertimento e il gioco. Quest’ultimo, nel suo significato più profondo, è un’attività senza uno scopo ulteriore: quando giochiamo, siamo guidati dallo spirito del momento, da una gioia che può rivelarsi catartica e terapeutica.
La sfida rivoluzionaria, che tende comunque all’auto-miglioramento ma non nel senso dell’ottimizzazione, è quella di imparare a giocare di più, non solo nel tempo libero ma anche nell’approccio al lavoro e a tutte le sfere della vita che la rendono faticosa.
La conclusione mi sembra molto facile: dobbiamo imparare a giocare di più (che è poi anche uno dei valori alla base di questa newsletter, dall’invio della prima mail di benvenuto con la quote di Roald Dahl ✨). Ma allora perché ci diventa spesso così difficile metterlo in pratica?
Domanda aperta. Ma se hai una risposta, scrivimi.
☁️ Come le nuvole che corrono nel cielo
Parlavamo di energie che si alzano e si abbassano. Che fluttuano, che si spostano un po’ come le nuvole quando corrono in cielo. In che senso? Bè, non ti è mai capitato di essere preoccupato per qualcosa, di non sentirti al massimo, di vedere un po’ tutto grigio e prenderti male, per poi svegliarti il giorno dopo, sempre tu, con le stesse condizioni del giorno precedente, ma con una visione del tutto diversa, colorata di toni pastello, chiara e leggera, che non ti crea nessuna ansia, nessun disagio e nessuna paura? A me sì, spesso. Probabilmente mi è sempre successo, ma non ci avevo mai fatto troppo caso, ero focalizzata sul vedere tutto il nero del momento brutto, e sul dimenticarmene nel momento in cui poi mi passava. Magari sono un po’ lunatica e incostante nei pensieri, ok (ricordiamoci che sono sempre gemelli ♊️, con luna in gemelli ♊️, l’ascendente non me lo ricordo mai - le mie scuse a tutti i CoStar addicted - ma direi che già mi basta avere quattro persone in una mente a prendere decisioni).
Però se ci pensi bene, aspettando, il tuo mood cambia e quella stessa cosa che in quel momento ti crea agitazione, ansia, paura, un attimo dopo non ha più nessun effetto. Accettando di non vedere sempre tutto rosa, lasciando che il tempo vada avanti e che fluiscano altri pensieri, tutto passa.
Devo essere onesta, un po’ mi ci ha fatto pensare anche Gianluca Gotto in uno dei suoi libri (non era quello ambientato a Bali, ma mi ha analogamente fatto venire voglia di partire, solo che per il Vietnam). Nella sua storia di rinascita, accettazione e amore per la vita dice appunto di non opporsi al flusso della vita, ma a scorrere con essa. Racconta come sia importante lasciare fluire i pensieri, la mente e il cuore. Le cose passano, e così come arrivano, se ne vanno. È solo questione di tempo. Ed è un po’ questo quello a cui cerco di pensare anche io quando mi rendo conto di vedere un po’ più grigio del solito. Giovedì scorso, le stesse cose che hanno caratterizzato il venerdì erano montagne giganti e invalicabili. Ho aspettato 24h e si sono trasformate in dune di sabbia da oltrepassare correndo (con il fiatone), ma fattibili. Ecco di nuovo che torna questo tempo difficile da interpretare.
Io ho una mente in continua attività cerebrale, penso talmente tanto alle cose da fare, che quando arrivo a farle sono già stanca. Lo so che può far ridere, ma proprio mi pesa la testa. Ogni tanto la trovo a fare e disfare liste mentali infinite di cose da fare e dire, oppure la trovo a ricordare cose del passato, a rivivere momenti belli, bellissimi e a fantasticare sul non farli finire mai, anzi, la trovo spesso impegnatissima a riviverli da zero esattamente uguali e perfetti così. È bello per alcuni versi, ma non ti aiuta a staccarti mai dalle persone e dai luoghi in cui li hai condivisi. Nel suo farsi liste lunghe, nell’elaborare pensieri nuovi e rielaborare ricordi vecchi, spesso si stanca (non spesso, sempre) e arrivo al momento effettivo in cui dovrei agire su quella cosa listata, che mi sembra di averla già fatta, perché è già successo prima nella mia mente. Praticamente è come se io facessi tutto sempre almeno due volte.
È anche capitato che dicessi di aver bisogno di un pensatoio. Ho fatto ridere chi era con me, ma in realtà ero seria. Credo mi serva davvero, sarebbe una di quelle cose che vorrei si inventasse prima o poi. Ci accantonerei qualche ricordo, per riprenderlo solo quando davvero mi serve.
Comunque bisogna saper aspettare, aver fiducia della vita e viversela un po’ così, alla Wait & See, aspettando che passi.
Perché tutto passa.
📌 Post Scriptum
Oggi ti porto in un viaggio nel tempo nel futuro 🔮
Già che a Milano lunedì prossimo inizia la Design Week e si sta organizzando una cosa bella bella, sarebbe davvero assurdo non invitarti ufficialmente all’evento del 17.04 (oltretutto dopo che ti sorbisci questi mappazzoni di riflessioni). Segnatelo in agenda e vieni a trovarmi, sarà davvero speciale e, se posso dire, abbastanza fuori dall’ordinario! ✨ Non voglio spoilerare oltre, ti lascio l’invito però: e vediamoci!
🕰️ 17 Aprile | h. 18:30📍 Milano | via Nerino 2
Passo e chiudo.
Grazie! Sapere che ho questi appuntamenti del lunedì con te, mi porta a dedicarmi tempo scrivendo, anche quando penso di non averlo. E a riordinare tutte le priorità.
E che anche oggi il tuo lunedì sappia di sabato ✨
Ci vediamo settimana prossima (per gli amici di Milano, di persona il 17.04🥂)
A lunedì, Marta
Finalmente Marta. Aspettavo la tua lettera
Momento detox ma non solo. Anche energizzante della giornata . I pensieri di riordinano Le preoccupazioni si attenuano Ritornano i colori pastello
O meglio …. Li si vede in tutto ciò che ci circonda
Grazie E ora vado a divertirmi
Ho comprato piantine e fiori e vado in giardino Senza pensare di ottenere chissà che produzione Ma solo per il piacere del momento Mi farà star bene
Sei saggia. E ogni lunedì sempre più capisco quanto tu sia in gamba. Brava