#3 | La newsletter del lunedì
Di iper-attenzione, di quell'ultima volta #2 in cui ho fatto qualcosa per la prima volta e del suo indelebile tatuaggio nell'anima.
[First things first! Ormai è ufficiale: il lunedì è il mio giorno preferito perché sapere che tu mi leggi mi carica a molla ♥️]
Ecco a te le 3939 parole di oggi, da leggere in 15:45 minuti.
È giovedì 22 febbraio e questo screenshot attira l’attenzione della mia mente persa a scrollare Instagram distrattamente. Ora: io questa Tully Smyth non la conosco troppo bene, la seguo da quando mi è stata segnalata da alcuni colleghi a Berlino perché coinvolta come brand influencer per il mercato Australiano. All’inizio era una cosa molto professionale circoscritta al mio ruolo in HelloFresh: mi serviva capire come seguisse le indicazioni del team per creare i suoi contenuti. Poi però mi sono accorta che avevamo più cose in comune di quanto pensassi, che ci trovavamo in momenti simili di vita, e per quanto sia anni luce lontana da me (e non intendo solo fisicamente), mi ci sono trovata. Più di una volta, nel condividere cose sue, pensieri e stati d’animo molto personali dall’emisfero australe, parlava anche a me e inconsapevolmente mi aiutava ad alleggerire cuore e mente. Poi sono iniziate le coincidenze. L’ultima: questo screen di pochi giorni fa. Ultimamente ho imparato a fare tanto caso alle coincidenze.
Ci pensi mai?
Mentre tu stai cercando risposte a domande scomode e pesanti, magari quel capire come dare un senso alla tua vita, un’altra persona, contemporaneamente, in un’area remota del pianeta e probabilmente in una lingua diversa, sta pensando alla stessa domanda scomoda e pesante, per arrivare a darsi risposte molto simili. Idem qui. E mentre lei scriveva, curava me.
Ebbene: mi fanno emozionare, mi lasciano senza parole, mi incasinano la mente, le cose che succedono fuori da me e dal mio controllo, ma che mi parlano. Che volevo scrivere questa newsletter dedicata a Bali lo sapevamo solo io e io (+ mia sorella perché mi fa da agente, correttrice di bozze e consulente per questo mini progetto, ma sfido a credere che l’abbia detto a tee_smyth). E mentre io penso, ecco che Tully pubblica questo screen, facendomi capire che anche lei lo scorso anno, forse proprio quando l’avevo silenziata perché infastidita dalla sua vita perfetta apparentemente perfetta, da influencer sotto il sole australiano e con la relazione a distanza più forte della vita, era sull’orlo della mia stessa crisi di nervi e stava pensando di affrontarla come avrei poi fatto io. Non tanto con Bali, a cui io sono arrivata dopo, ma con la necessità di una pausa bella sì.
Che però la decisione di quella pausa fosse la cosa giusta io non lo sapevo ancora.
🙅🏻♀️ La mia ultima volta #2 in cui ho fatto qualcosa per la prima volta
🎧 Per immergerti in questo viaggio oggi fai partire lei, scorri questa newsletter e sogna un po’. adore u è una dedica arrivata a parlarmi al momento giusto sotto forma di canzone, e ha fatto da colonna sonora a una nuova parte di vita.
E quindi eccomi qui, a sole tre settimane di distanza dalla volta #1, a fare di nuovo per l’ultima volta qualcosa per la prima volta. Eccomi qui ad acquistare un biglietto di sola andata per un viaggio zaino in spalla nell’altra parte del mondo. Eccomi qui pronta a partire per ritornare da me, pronta a ripartire da me.
⏮️ [Prima]
Ma infatti, perché Bali? 🌺
Io onestamente non lo so con precisione. Sapevo che avevo bisogno di recuperare fiato ed energie, sapevo di aver bisogno di attimi solo per me e sapevo di aver bisogno di vedermi più in forma, di riprendere un colorito sano, di lasciare asciugare i capelli al sole, sapevo di volermi abbronzata e felice di andare in giro a piedi scalzi e in costume. Sapevo di aver bisogno di pace e di un posto dove poter stare ferma senza averne paura. Sapevo che a Bali avrei trovato calma, ma non immaginavo profumasse così tanto di serenità 🌺 (SPOILER ⚠️)
Ho riletto le righe scritte in uno dei miei mille quaderni per riuscire a farmi un’idea più precisa di come mi sentissi pre partenza e potertelo raccontare. Quei quaderni cartacei sono una sorta di Substack versione -2.0 con me come unica lettrice. Ci sono molto affezionata, da vera boomer quale sono, perché fanno spesso da sfogo ai miei incasinatissimi pensieri (immaginati a luglio che leonessa da carta stampata - te l’ho detto che sono boomer). Rileggendoli mi sono accorta di quante volte scrivessi che avevo paura: di prendere quel volo, di dirlo a casa, di andare lontano, di partire da sola, di ritrovarmi dall’altra parte del mondo, di stare sbagliando tutto, di aver sbagliato a non tornare in Islanda dov’era un po’ iniziato tutto e dove mi sarei sentita al sicuro. Di non essere in grado di ritrovarmi.
La paura, quella paura già menzionata nella newsletter scorsa, come prima conseguenza all’ultima volta #1 in cui facevo qualcosa per la prima volta. Quella cosa che ci blocca, ci paralizza in vite che accadono solo nella nostra testa e ci consumano tutte le energie (mentali, fisiche, emotive).
Io un po’ così:
La paura, che è anche quell’emozione fortissima che ci permette di salvarci la vita.
La paura ci consente di capire quando siamo davanti ad un pericolo e ci spinge alla sopravvivenza: per questo è preziosissima. Senza tale meccanismo metteremmo continuamente a rischio la nostra incolumità. Ecco perché non ha senso eliminare la paura. È più vantaggioso invece cercare di viverla in maniera appropriata.
Io ho preso le ultime righe di questa definizione da manuale alla lettera.
Quell’ultima volta #2 in cui facevo qualcosa per la prima volta acquistavo un biglietto di sola andata, per l’altra parte del mondo, pronta a vivere la mia paura in maniera appropriata. Pronta a vivere e non limitarmi a sopravvivere.
Quell’ultima volta lì, c’eravamo solo io e queste due frasi nella mia testa:
📖 Una quote dal libro che stavo leggendo in quel momento e che mi insegnava a concentrarmi sulle cose meravigliose che accadono nella nostra vita, che le si veda o no: ”Goditi il viaggio. Sii il fiume e non la roccia”. Inutile dire che in quella fase di vita la mia mente mi urlava (e anche abbastanza forte): “Ma come si fa a essere il fiume?!”. L’avrò scritto sì e no 10 volte anche nei miei quaderni.
💬 Il messaggio di mia mamma ricevuto in aeroporto: “Torna innamorata!”
🔄 [Durante]
Eccomi qui: io, i miei due zaini e io 🎒
Io in aeroporto a Milano📍, a salutare mio papà come se andassi in vacanza per qualche giorno. Io in aeroporto a Dubai📍, con uno zaino e la speranza che il secondo zaino stesse viaggiando più comodamente di me. E poi ancora io, in aeroporto a Denpasar📍, tra una folla di turisti e famigliole felici, provate dal caldo e da viaggi lunghi, sì, ma sorridenti e pronte per starsene dieci giorni a bordo piscina. Un po’ li invidiavo e non per la piscina, ma perché erano insieme.
Bali l’ho vissuta con intensità, affrontando ogni giorno con la curiosità e l’entusiasmo delle prime volte (o delle ultime volte in cui fare qualcosa per la prima volta se vogliamo rimanere in tema), senza pianificazione, senza aspettativa e con tanta voglia di ascoltarmi e di ricalibrare le mie energie. Bali l’ho vissuta con lentezza, presenza e consapevolezza.
Forse è un po’ così che dovremmo vivere la vita, non credi? Qui e ora. Concentrandosi nel presente, che è poi anche l’unica cosa certa che abbiamo; concentrandoci nel presente, che è poi anche l’unica cosa che ci permette di essere sereni.
Vivere nel presente è anche la cosa più difficile da fare, so che lo stai pensando e hai ragione. Siamo immersi in una contemporaneità frenetica e velocissima, che ci chiede di essere multitasking, iper prestanti e produttivi, dove viviamo in competizione e dove fatichiamo a concentrarci, dove diventiamo nevrotici e sempre più spesso sperimentiamo quella condizione che da pochissimo ho scoperto avere un nome: si chiama “iper-attenzione”, o meglio, così è come la definisce il filosofo coreano Byung Chul Han nel suo libro “La società della stanchezza”. Un libricino di poche pagine, ma estremamente dense, soprattutto se si pensa che quando le scriveva lui era il 2012 e non c’era ancora stata una pandemia mondiale a costringerci a stare fermi e ad annoiarci. Un libricino in cui approfondisce quella forma superficiale e frammentata di attenzione che dedichiamo alle persone e alle cose di cui ci stiamo occupando e riflette sul valore terapeutico di un certo tipo di stanchezza.
In effetti pensaci: quante volte rispondi a una mail mentre prendi la metro per andare in ufficio; quante volte ti presenti a cena appoggiando il cellulare sul tavolo (a fronte in giù, per non disturbare perché educazione, ma alla fine il solo averlo messo sul tavolo lo rende la tua distrazione a quel pranzo in compagnia); quante volte schiacci l’acceleratore in macchina o cammini a passo svelto, fino a correre, perché rallentando ti annoieresti. Tutte quelle volte, mentre ti concentri distrattamente a fare mille cose insieme, perdi preziose occasioni di vita: come ricambiare uno sguardo, sorridere a chi ti sorride, salutare chi vuoi bene con un abbraccio prima di uscire di casa, aiutare quella signora di fianco a te a sollevare una borsa.
È rallentando e annoiandoti infatti, che riesci a individuare un movimento diverso, un passo di danza che, fuor di metafora, rappresenta il nuovo, il diverso, l’inedito e questo ce lo diceva Byung Chul Han pre pandemia.
Nella nostra quotidianità iperattiva essere presenti non è facile. E questa quotidianità iperattiva è esattamente quello da cui anche io stavo scappando. Poi è arrivata Bali 🌺
🌺 I miei 28 giorni a Bali sono stati quell’occasione per dilatare, ricomporre e sottrarmi, almeno in parte, a quel meccanismo brutto e stancante dell’iper-attenzione.
🌺 I miei 28 giorni a Bali li ho vissuti con intensità, consapevolezza e presenza, fotografando con la mente, gli occhi e il cuore ogni tramonto, cercandomi in ognuno di essi. Un po’ come qui:
Enable 3rd party cookies or use another browser
🌺 I miei 28 giorni a Bali sono stati la scusa per sperimentare una condizione di disintossicazione e raccoglimento, oltre che una sensazione di concentrazione profonda su quanto stavo facendo. Mi sono sforzata di innamorarmi follemente della sua gente, della magia dei suoi luoghi e del mio coraggio di volermi felice.
🌺 Nei miei 28 giorni a Bali ho amato con attenzione e ho trovato il benessere.
🌺 Nei miei 28 giorni a Bali ho ringraziato per tutto quello che effettivamente, oggettivamente avevo.
🌺 Nei miei 28 giorni a Bali ho respirato profondamente (anche sott’acqua 🤿).
🌺 Nei miei 28 giorni a Bali mi sono arresa al presente, sono entrata nel flusso, vivendo la vita invece di pensare a come viverla, chiudendo spesso gli occhi e cercando di sorridermi dentro.
🌺 Nei miei 28 giorni a Bali mi sono ascoltata fino in fondo e con consapevolezza (una cosa incompatibile con quell’ego iperattivo e iperattento di cui parlava Byung).
🌺 Nei miei 28 giorni a Bali ho fatto pace con me stessa, mi sono riscoperta o forse scoperta per la prima volta e ho capito che concentrarsi nell’intensità del presente, senza lasciare che la mente vaghi nel tempo, funziona anche come antidoto alla tristezza.
🌺 Nei miei 28 giorni a Bali ho vissuto al rallentatore, lo scrivevo anche da Ubud 🖼️:
Cedere all’ascoltarmi per quei 28 giorni è stata una cura di cui non pensavo di aver bisogno. La cura a quel parco giochi da paura e di paure per cuore, corpo e mente, durato più del dovuto, dove l’amore immenso coesisteva con un dolore altrettanto immenso, dove addi, difficoltà e partenze, coesistevano con incontri, felicità e crescita; dove al binomio solitudine-dolore, si contrapponeva quello di avventura-risate.
Ci sono state molte nuove esperienze e lezioni in quel parco giochi da paura e di paure, non sono mancate domande senza risposte e un sacco di lacrime. Però mi è servito tutto.
Ma che tra l’altro:
⏭️ [Dopo]
I made it 🔋
Se qualche mese fa mi avessero detto che avrei lasciato tutto per niente di concreto e avrei preso un volo di sola andata per Bali, non ci avrei creduto. Ok, un mese a zonzo da sola non è poi così difficile: ti carichi lo zaino in spalla e vai. L’hanno fatto e lo possono fare tutti. Però diventa più difficile se decidi di farlo in un momento della vita un po’ strambo, spento forse, quando non sai bene da che parte sei girata, cosa vuoi, chi sei. Quando ti sei persa e hai la testa piena di domande, ma non hai neanche una risposta. Quando non ce la fai neanche se ti dicono “cambia le domande”.
Ma che poi chi sa dove stiamo andando davvero? Io nel dubbio l’ho chiesto a Enya perché mi piace la sua risposta 😊
» Bali mi ha restituita alla mia famiglia, ai miei amici e alla mia quotidianità luminosa, carica di energia positiva e di serenità.
» Bali mi ha restituita a Milano e in parte alla mia vita di prima, ma con tanta consapevolezza su me stessa, tanta ammirazione e tanta forza in più. Avremo modo di conoscerci meglio, tu continuando a seguire questa vita a puntate e io ascoltandoti se avrai voglia di condividere, ma posso già dirti che con Bali ho imparato a guardarmi e ad accettarmi così come sono, imperfetta, come lo siamo tutti.
» Bali mi ha restituita a me stessa forte e orgogliosa di quella me che non sapevo di conoscere, quella che solo pochi mesi prima pensava di non riuscire a fare niente da sola e che invece adesso sapeva di poter fare tutto. Una me che solo pochi mesi prima si preparava a staccare per un mese per recuperare un po’ di energia, ancora ignara di come quel “Si riparte da settembre 🚀” menzionato lunedì scorso, fosse sbagliato.
» Bali mi ha restituita alla mia amica Yun (una delle presenze più preziose della mia vita) con la mente calma e sorridente di chi quel viaggio che la attraeva e spaventava allo stesso tempo, alla fine lo aveva fatto davvero, sei mesi dopo a quelle conversazioni spente in cui le raccontavo storie per auto convincermi che la vita che avevo era quella giusta.
» Bali mi ha vista tornare con lo sguardo più leggero, pronta per riconquistarmi il mio posto nel mondo.
🎙️ Key learnings
[Detti anche quei “Cosa mi porto a casa?”, in parte miei e in parte condivisi con Tanvi di Ideas to Celebrate (un’altro profilo Substack bello a cui puoi iscriverti per diventare la tua migliore versione)].
Lo ammetto: non bastano 28 giorni per ritrovarsi, neanche se sei nell’isola degli Dei. Ma questo momento mi è servito per mettermi in discussione, andare oltre le mie certezze e la mia zona di comfort, fisicamente e mentalmente.
Cosa ho imparato? (🤫 Il terzo è il mio preferito).
Segui sempre il tuo istinto, abbi fiducia nella tua vita e lasciati sorprendere.
Ciò che è destinato a te arriva, ci mette il suo tempo, magari fa dei voli pindarici prima di trovarti, ma se è per te, ti raggiunge. Tu nel frattempo non forzare nulla, non chiederti i “se” e i “quando”, sappi che arriverà solo quando deve arrivare, non prima, non dopo. Le cose e le persone che escono dalle nostre vite, lo fanno per lasciare spazio ad altre cose e persone più belle per noi in quel nuovo momento di vita. Lasciati trasportare e accetta ciò che non riesci a trattenere in questa vita.
Nulla dura per sempre, la vita è creativa e scorre come un fiume in continuo movimento. Se ci pensi, spesso siamo incapaci di goderci le cose belle, sopraffatti dal timore che finiscano subito. Poi però se ci rattristiamo, o abbiamo un periodo no, siamo sopraffatti dal pensiero che quella condizione durerà per sempre, non ci sarà via di fuga e ci inghiottirà. E invece anche quella fase di vita lì prima o poi finirà: finiranno le cose belle, è vero, ma magari per fare spazio a cose ancora più belle. E sicuramente finiranno anche quelle brutte.
Ringrazia per ciò che hai e sei oggi e vivi amando ogni momento della tua vita. Per quanto dura, felice, triste, complicata o inspiegabile sia la situazione, sforzandoti avrai sempre qualcosa per cui ringraziare.
Sii presente e vivi intensamente interrompendo quei pesanti flussi di pensieri verso il passato in cerca di spiegazioni per cose esterne a te, o verso il futuro, altrettanto incontrollabile e molto probabilmente diverso da come lo stai pensando. Esisti ora: è in questo istante che risiede la bellezza dell’esistere.
Sii paziente e rispetta il ritmo del tuo tempo, proprio come in natura non puoi accelerare l’alba o stoppare un tramonto, per quanto bello sia.
La vita è una continua ricerca di se stessi e magari non ti troverai neanche mai veramente (anzi, è più probabile che tu ti perda in continuazione): osserva il tuo presente senza giudicarlo. Stare bene significa trarre proprio il meglio da questo presente. Come? Non c’è una regola, ma già mantenere un’attitudine positiva alla vita ed essere grati di ciò che si è e che si ha, aiuta.
Qualunque cosa accada, accade per una ragione. Potresti non capirlo in questo momento, ed è giusto così, ma c’è un quadro più ampio di cui non siamo a conoscenza. Tutto si muove, tutto passa e tutto succede per una ragione, anche se subito non la capisci (come per me l’inciampare in questo libro):
Amati per primo e fino in fondo, perché nessun altro lo farà per te.
Hai il diritto di rallentare e fermarti senza sensi di colpa e anche nel bel mezzo del caos.
Fai caso alle cose che ti fanno stare bene e aggiungine il più possibile alla tua quotidianità.
Spesso diamo tante cose per scontate, ma in questi 28 giorni da sola con me, ho capito che non lo sono: non tutti avrebbero agito così, io ho voluto ascoltare il cuore e lasciare andare un po’ di cose. Ce l’ho fatta grazie agli insegnamenti di Bali, della sua cultura e delle sue persone.
Ora che sono tornata e la mia bolla di luce balinese è sfocata, mi impegno ogni giorno a ricordarmi tutti questi insegnamenti (forse è anche un po’ da questo che derivano le mie Newsletter del lunedì): non è sempre facile, ma mi piace provare — un po’ come fa Nicola Jane Hobbs in questa quote.
❤️🩹 La mia Bali è stata
10 lezioni di yoga 🧘🏻♀️, almeno 16 nuove anime belle nella mia vita ✨, 1 rullino fotografico di 2534 scatti in più 🎞️, 1 volta in cui ho avuto paura ⚠️, il sentirmi sola 3 volte e forte sempre 🎢, infinite conversazioni con me stessa 🎙️, 8 Nasi Goreng piccantissimi 🌶️, almeno 20 sorrisi al giorno 💞, 9 massaggi 🧖♀️, 27 pagine di pensieri scritti 📝, 17 Bintang 🍺, 28 tramonti dannatamente senza senso 🌅, 1 brevetto di apnea 🤿, 20 momenti in cui mi sono commossa 🤍, 1 libro abbandonato che mi ha parlato profondamente 📕, 7 note nel cellulare ✍🏻, 5 voli ✈️, 107 nuovi pin su google maps 📍, 8 ostelli 🛌, 30 chili di valigie sulle spalle 🎒, 0 mutande pulite avanzate 🫢 e 1 nuovo tatuaggio nell’anima ❤️🩹.
Visivamente un po’ questo:
Quindi amici, dovendo tirare le somme, se l’Islanda mi ha aperto gli occhi facendomi vedere tutto quello che non accettavo di vedere, Bali si è presa cura di me. Lascio il 10 all’isola 🇮🇸 che ha innescato un po’ tutta questa rivoluzione 🥇 (mi sa che il prossimo post è davvero il suo, ci siamo ⏭️), ma a questa 🇮🇩 va un 9.8 🥈.
Terimakasih 🙏🏻📿
E con questo non voglio dirti che devi partire per Bali per ritrovarti, forse non devi neanche partire; anzi, è molto probabile che partendo non ti ritroveresti (Bali a parte). Non mi sono ritrovata del tutto neanche io e fa tutto parte del processo. Ma un invito a fermarti e a vivere il presente se ti rendi conto di aver il fiato corto e la schiena pesante sì. Su questo un po’ credimi.
Questo post fa un po’ da self-appreciation post anche per me (in effetti ti sfido ad aver letto fino a qui) perché alla fine in questo mondo veloce, in competizione e 100% digitale, ogni like e commento in più funzionano come quella pacca sulla spalla che a volte non riesci a darti da sola.
Vuole essere anche uno spunto per te se sai di non essere al posto giusto e non sei felice, ma non hai il coraggio di cambiare (o almeno, non l’hai avuto fino ad ora): non ti manca niente per farlo e potresti pentirti per tutta la vita di non farlo. Ascoltati, capisci qual è il momento giusto per te e scegli di vivere il tuo presente: parti per ritornare. Ti ringrazierai per sempre.
E che sia qualcosa di così bello da tatuarti l’anima!
🙏🏻 Ringraziamenti
🙏🏻 Grazie a chi, anche inconsciamente, mi ha spinta a prendere in mano la mia vita: questo viaggio è stato un primo grande passo verso quella direzione (you know who you are 😉).
🙏🏻 Grazie a chi lo ha fatto restando e a chi andando via. A chi lo ha fatto a voce, chi con il suo silenzio, chi con uno sguardo.
🙏🏻 Grazie a chi mi ha scritto nel durante per condividere pensieri di supporto, affetto, ammirazione, per chiedermi come stavo, o solo per condividere il suo sentirsi perso nella mia stessa situazione.
🙏🏻 Grazie un po’ a me per aver scelto di fermarmi, ascoltarmi e prendermi cura di me stessa.
🙏🏻 Grazie alla mia paura di fare un grande, grandissimo errore: è stato l’impulso giusto per lanciarmi.
Fate nuovi errori. Fate gloriosi, stupefacenti errori. Fate errori che nessuno ha fatto prima. Non congelatevi, non fermatevi, non preoccupatevi che non sia “abbastanza buono” o che non sia perfetto, qualunque cosa sia: arte o amore o lavoro o famiglia o vita. Qualunque cosa abbiate paura di farla, fatela.
— Neil Gaiman
👋🏻 Hey! Ciao tu, come stai?
Ricordati di chiedertelo ogni tanto, ricordati di sorriderti, di parlarti con parole gentili e di volerti bene. Se non lo fai tu, chi lo dovrebbe fare?
FYI: 🎙️ You’ve got mail è uno dei podcast che più mi
è servitoserve tutte quelle volte in cui ho bisogno dell’affetto di parole gentili.
L’ho scoperto da questo video su TikTok di Bella, la voce narrante del podcast (credo sempre per quella teoria della macchina rossa di cui ti parlavo lunedì scorso e dal fatto che l’algoritmo dei miei social media ormai è tarato sul flusso dei pensieri che fluttuano nella mia mente). Ascoltati 01:16 minuti di parole gentili e sorriditi (anche oggi che è lunedì e piove):
📌 Post Scriptum
Oggi visto che siamo in tema di “essere presenti” ti porto in un posto bello, dove andare per respirare, pensare solo a te e al tuo momento presente.
È una pratica di “Yoga con Marta”, dove Marta questa volta non sono io purtroppo, ma un’anima forte e in equilibrio, l’unica che riesce a farmi stare ferma, dopo che sono rientrata da Bali. 🧘🏻♀️⚖️
Marta e il suo progetto Format YogArt, che unisce #yoga #arte #creatività, mi aiutano a connettere, radicare e bilanciare tutte le mie energie; mi insegnano a osservare il flusso dei miei pensieri senza giudicarlo; mi aiutano a restare stabile, nell’instabilità. Con Marta sto imparando ad accettare tutto ciò che non posso modificare, ad esplorare il mio equilibrio, a essere presente e ad ascoltarmi anche lontano da Bali, anche a casa.
“E il viaggio è lungo, costante e sorprendente🤍🌟”
— Marta Massara
ℹ️ La trovi come mmarta.mas su Instagram e insegna tra Biella e Milano (dove con formatyog_art organizza pratiche di Vinyasa Flow per lo più nei contesti unici di Gallerie d’Arte ricche di energia bella). Sarà alla prossima edizione di Unfair Milano dal 1-3 marzo per esempio e puoi registrarti qui 🎟️.
End credits 🙏🏻. Contenta come sempre che tu mi abbia letto fino a qui e che abbia voglia di continuare questa nostra avventura assieme.
E che oggi il tuo lunedì sappia di sabato ✨
⏭️ Nel prossimo post proverò davvero a raccontarti di quella cascata che mi ha lasciato senza respiro (non dovesse essere così, condividerò comunque qualche cosa capace di rendere sereno, piacevole e leggero il tuo lunedì).
A lunedì, Marta