#46 | La Newsletter del Lunedì
Di attimi di vita in potenziale, di attimi di attesa e di tutti quei "prima che succeda" belli.
Se sei qui è perché ti piace romanticizzare un po’ con la vita, crederci, credere anche nelle attese e in tutti quegli attimi del “prima che accada”. Oppure no non ancora, ma vuoi imparare a farlo. Per te 1762 parole in 07:02 minuti di serenità.
🧃Quella cosa prima delle cose
Non ci sono più le mezze stagioni. In un attimo è estate.
Un attimo prima non lo era, un attimo dopo lo è già: è estate.
Un attimo prima ti svegliavi ancora con il buio, uscivi di casa ancora stropicciata e iniziavi a correre senza che ci fosse nessuno per strada. L’acqua al mare era gelata e al primo contatto con i piedi ti si risvegliava tutto il corpo; rientravi a casa di corsa con la pelle d’oca e le labbra viola. Sarebbero rimaste così per lunghe mezz’ore.
E un attimo dopo è già estate: il caldo ti sveglia prima della tua ora e comunque esci a correre subito perché alle 8:30 del mattino il sole batte già forte e ti pizzica la schiena, le braccia, le guance; il lungo mare è pieno di runners che si preparano per l’estate (che spoiler: è già arrivata). Buttarsi in acqua non rinfresca più così tanto, perché l’acqua alle 9:00 è già calda, ma la sensazione di rigenero post corsa è comunque piacevole. In spiaggia si aprono i primi ombrelloni, si sentono delle radio delle casse accese in lontananza.
Un attimo prima non lo è, e un attimo dopo invece è già estate.
È estate piena.
L’estate che stavi aspettando è già arrivata.
Non ci sono più le mezze stagioni, quelle che in realtà a me piacciono così tanto. Quelle mezze stagioni che sono attimi di attesa in cui tutto sta ancora cambiando per diventare quello che pensi sarà l’estate.
È una questione di attimi.
Un attimo prima dalla finestra della cucina senti le vicine commentare il freddo e il dover chiudere le finestre per non fare entrare l’aria, un attimo dopo le senti che si augurano che passi, che questo caldo passi in fretta, perche è umido e non si respira. Quell’estate che stavamo aspettando, la vorrebbero già finita.
Ci nutriamo delle attese, delle fantasie, dei “chissà come sarà”, di tutte quelle cose prima delle cose, che poi quando le cose che stavamo aspettando arrivano, perdono un pezzetto di fascino.
Ok, forse non sempre, ma a volte (tante volte?).
A me quelle attese lì piacciono, quegli attimi prima dell’estate, quando non fa ancora caldo, caldo, ma sì, presto lo farà, quando le giornate non sono ancora lunghe, ma presto lo saranno, quando il mare è ancora freddo, ma presto sarà più tiepido.
Il prima, fatto di quegli attimi in cui ti perdi a fantasticare su come sarà il dopo, e al solo pensiero di come sarà bello, ti si riempie il cuore. Tutti i prima.
Quelle attese lì, quei momenti prima delle cose, in cui ti si colorano gli occhi nel fare piani che magari poi non si concretizzeranno mai, ma ti piace lo stesso provare a pensarli, quelli in cui pensi a tante cose belle e coltivi speranze di un futuro prossimo che verrà — o che almeno vorresti che verrà, anche se in fondo, in parte, sai anche tu che non verrà. Quanti se, quanti ma e quanti verrà.
Ma che bello crederci lo stesso.
Quelle attese di tutti quei "prima che succeda".
Sai quelle situazioni di mezzo? Quelle tipiche di quell’età di mezzo, (terre di mezzo? — questo forse è un film), in cui è ancora tutto in potenziale e tu puoi sognare in grande. Tu che sai di avere una mente troppo creativa perché accada così, a volte, ma sai anche che la vita sa sorprendere se glielo lasci fare e allora è una gara a chi tra la tua mente e lei, la vita, sa essere più creativa. E ti fidi e ti lasci trasportare da quella burlona di vita.
Quelle cose nuove che non sai cosa sono, né dove ti porteranno, se ti porteranno. Una nuova casa, una nuova città, un nuovo amico, un nuovo te in cui inizi un po’ a conoscerti e non sai come andrà, ma con coraggio e poca resistenza, segui il flusso dell’“andrà bene”, perché adesso anche basta con quel dare ascolto sempre e solo a quel sabotatore che hai nella testa. Qui spoiler importante: più segui il flusso dei pensieri positivi e più il tuo sabotatore interiore perde forza, provaci.
Il mio ultimamente è un po’ più debole, perché sì:
perché devi fare sogni piccoli, se puoi farli in grande? Perché se puoi credere nei colpi di fulmine, nelle cose che andranno, negli “andrà tutto bene”, in un qualcosa che andrà meglio di come te lo immagini, devi dare ascolto a quel sabotatore?
Quindi dicevamo: le attese.
L’attesa che arrivi il tuo compleanno, che arrivi il Natale, che arrivi quel matrimonio che aleggia nel vento ormai da un anno (indovina un po’: una festa di matrimonio bella, bella è in arrivo davvero e quando l’ho scoperto io era lunedì, lo scorso anno, quasi oggi, di lunedì), l’attesa prima di uscire, il prepararsi prima di quella serata bella, l’attesa del sabato, del weekend, dell’estate, del lunedì?
L’attesa e tutte le sue contraddizioni, l’attesa e tutte le sue conversazioni mentali.
— che se poi sei anche gemelli, con luna in gemelli, equivalgono a conversazioni mentali infinite.
Fidiamoci delle attese.
Delle cose ibride praticamente, in cui non è ancora tutto deciso al cento per cento, in cui puoi ancora cambiare se vuoi, in cui puoi ancora scappare se devi, in cui ti lasci andare, in cui ti scopri e ti noti cambiare.
Qui è quando ti rendi conto che il tuo sabotatore interiore sta davvero perdendo colpi, che conta di più coltivare pensieri positivi, che negativi, che merita di più inventarsi mondi e scenari belli in potenziale anche se poi non si verificheranno piuttosto — ma poi perché non crederci se possono comunque farti stare meglio lì per lì?
Mi piace pensare che per la prova costume di questa estate (quella che è già arrivata) si stia allenando anche la tua mente, che faccia ripetizioni ad alta intensità di pensieri positivi, in serie da 15x4, con 20 secondi di recupero. Perché sì, perché siamo dotati di un super potere di cui spesso ci dimentichiamo, ed è il super potere di coltivare pensieri belli, che nutrono, che elevano, che ci curano. Sono da scegliere con estrema cura e pazienza, vero, non è mai facile come sembra scritto qui, ci devi fare attenzione, ma una volta selezionati è più facile essere sereni, e stare bene anche in quelle attese.
Quella ginnastica per la mente lì la puoi fare sempre, anche adesso, non soltanto per prepararti all’estate. Sei ancora in tempo per farla anche se l’estate è già qui e puoi allenarti a credere che conti più il bello, che il brutto tutto l’anno, insieme a tutta quella routine di bellezza che avevamo iniziato qui #31 📌 (perfettamente in tempo per l’estate).
Ma poi che belle sono le attese?
Se sai prenderle e ti fidi?
In effetti è difficile restare calmi, compatti, non farsi lasciare trasportare dal voler arrivare al finale, dal sapere giù tutto, che coraggio ci vuole a restare nella calma e nella stasi del non sapere, spesso in uno stato di lentezza, afa, immobilità di tutto quell’aspettare che arrivi.
È difficile restare calmi dentro alle cose prima che abbiano un nome. Goderti la spiaggia all’alba, tutta solo per te e per quel signore un po’ incurvato, accompagnato da quel cane a passeggio, il mare gelido e calmo e il silenzio attorno. Prima che arrivi l’estate, quel caldo caldo, la spiaggia affollata all’alba, i marciapiedi pieni di muscoli tesi e schiene lucide e sudate, tra i quali adesso non riesci più a incrociare lo sguardo di quel signore un po’ incurvato.
Sì, hai ragione. Nulla di nuovo. Ce lo aveva già detto un po’ tutto quel sapientone di Leopardi. Il sabato che è più bello della domenica (diceva lui). Giugno che è più bello di agosto (dico io). E insomma, un po’ tutti quei “prima che succeda”: prima che salga il sole, prima che faccia buio, prima di andare a dormire, prima che sia pronto. Prima che smetta di piovere? Prima che scelga di restare? Prima che senta di non voler cambiare?
Tutto quel prepararsi all’estate: qui un po’ metafora delle cose belle.
C’era una quote che ho letto tempo fa e diceva qualcosa del tipo: nella vita passi il tempo a prepararti per il sabato, per essere felice, per essere grande, per le vacanze, per quando sei in pensione […]” ecc. ecc., e molto probabilmente quella quote finiva con un bel: “la vita è fatta per essere vissuta, non per prepararsi a vivere”. Ecco, facciamo che noi questa quote la screditiamo con un sapere di farlo con consapevolezza, speranza, con tanti desideri, sogni e facendolo bene, apprezzando tutto e cercando di sentirci al nostro posto anche nelle attese, nelle lentezze, nelle situazioni che non capiamo, che lì per lì non hanno senso, che non sappiamo ancora dove vadano, nelle situationsh.. no dai, qui no.
Però nelle cose in cui ancora non sappiamo cosa siamo sì, in che stagione siamo, cosa ne sarà di noi tra un giorno, o tra un mese o tra un anno (e tra un giorno, un mese un anno: nel 01 agosto 2026?).
E questa è moderna malinconia: un’estate che arriva sempre un po’ troppo in fretta e mai proprio come l’avevamo sognata.
Quindi sì, mi piacciono le mezze stagioni, quelle che non ci sono più, quelle cose non troppo delineate, ancora scritte a matita per poterle cancellare o ricalare più forte, quello scarabocchio in un angolo del foglio che non vuole disturbare, il non fare rumore, il passare inosservata. Come le mezze stagioni.
Quelle calme attese di pace e silenzio, fatte per creare sogni in grande, sogni che sanno di castelli di carta che aiutano a crederci e che non sono fatti per cadere, ma per proiettare l’immagine di te che preferisci, la tua preferita.
In grande. I sogni in grande.
Forse ci piace desiderare. Forse la vera estate è nei giorni in cui la sogniamo.
E allora: perché sognare in piccolo, se è lì che siamo felici?
Quella cosa prima delle cose, prima di quelle cose che poi quando arrivano… qualcosa si perde.
Quel romanticizzare quegli attimi di vita prima delle cose, quei “prima che succeda“ e tutti quegli istanti di vita presa al suo massimo, quel non sapere come andrà e avere tutto il coraggio di credere che arriverà una cosa più bella, creativa e tempestosa di quello che pensi, fidandoti di lei e constatando che è davvero molto più creativa di come ti potresti mai immaginare: perché ripensandoci, io in nessun sogno avrei mai visto l’Australia a inizio anno e sicuramente neanche nei miei disegni più belli in questo momento mi sarei trovata a Barcellona, con Petra, conosciuta a Melbourne in quell’inizio anno (quando è iniziata quella routine di bellezza #31 📌).
E tu? Have you met Petra? Dalla newsletter #33 📌.
E invece è già estate, tutti hanno già piani e tu hai imparato a stare bene nelle attese.
E il “First things first” di oggi?
Nella newsletter di questo lunedì, che ci parla di attimi di vita prima che accadano, il First things First arriva in fondo, per ultimo. Ti eri accorto mancasse, oppure no? Questa è una considerazione importante. Non te lo chiederò in un poll, ma auto-risponditi tu. 🙃
E poi prova: a questo paragrafo oggi pensaci prima tu. Prova, sono sicura che sai benissimo a chi e a cosa dire grazie.
📌 Post Scriptum
Questa mattina, il caffé ha l’effetto di uno shot di ginger per svegliare il tuo sistema immunitario, nervoso e ripristinare i livelli di tutte le vitamine che hai in corpo.
È uno shot forte, un po’ ti brucia la gola e ti fa partire a mille.
Ci vuole: per resistere al caldo, all’estate già arrivata e per coltivare pensieri belli, ci vuole.
Il caffè di questa mattina è da assaporare nel caos di casa, nel caldo e con il sole. In silenzio. ☕️