#35 | La newsletter del lunedì
Di consigli pratici, nuovi POV e magiche medicine per innamorarsi (del lunedì, della tua giornata, della vita).
Ma sono io* o Substack è il nuovo Instagram?
Ma sono io, o ultimamente sono tornate di moda le newsletter? E qui il ma sono io dell’incipit è da leggere con l’intonazione del Ma è bono dei reel mega belli di Carlotta, » qui (ti prego, guardalo se no non capisci!).
Se in questo momento ci trovassimo insieme a prendere un caffé (magari nel locale del PS di questo post), probabilmente non ti lascerei il tempo di rispondere e mi autorisponderei io (si dice?) di getto e un po’ da sola, dicendoti che “no dai, alla fine il 2025 è l’anno dei reel, dei contenuti brevi e interattivi, quelli da fruizione immediata, e che o impari subito a fare video reel e vlog, o non vai da nessuna parte”. Ti direi anche che personalmente non ci sto più dietro a tutte queste cose velocissime qui, a quei suoni che esplodono prima ancora che tu ti sia reso conto di avere aperto il feed, che “l’Instagram nuovo” che predilige i video brevi e se più brevi meglio, quelli immediati e di impatto, non è più il mio, perché: 1) non li so fare e 2) il mio algoritmo spesso mi mostra cose che mi interessano, ma anche no (si è forse perso anche lui? Nel caso non lo biasimerei). Ti direi che vedo Substack come un posto “per pochi intimi”, coloro che hanno tempo VOGLIA di approfondire le cose che più gli interessano, che hanno tempo VOGLIA di dedicarsi tempo e che per questo motivo apprezzano tutti quei contenuti lunghi, ai quali dedicare attenzione e tempo, quando riescono. Quei contenuti che all’inizio ti fanno dire un po’ “che sbatti, venti minuti di newsletter” e poi però mentre li leggi il tempo ti vola e quando li chiudi capisci che avevi bisogno e VOGLIA di dedicarti proprio quel tempo. Ti direi di no, che “Substack non è il nuovo Instagram, perché le persone da contenuti lunghi sono ancora poche, molto meno delle persone da contenuti brevi-che-se-più-brevi-meglio (purtroppo o per fortuna). Ti direi che “Non si può piacere a tutti” e che ognuno ha la propria forma per esprimersi, che io non sono fatta per “l’Instagram nuovo”, così rapido e contemporaneo, che va a 2x e non aspetta chi ha bisogno di più tempo per capire come funziona, ma che forse per Threads e Substack sì. Che poi è un po’ come quel suggerimento che mi hai dato quando dovevo fare quel discorso, “meglio a voce o per iscritto?” Non c’è una risposta giusta, se non il consiglio di usare il canale e il mezzo in cui ti senti più a tuo agio tu. Ti direi che quando ho aperto questo profilo l’unico altro mio contatto era il Teo [Matteo per i non amici] che neanche si ricordava di averlo aperto per scrivere racconti per bambini (e io così 🫠 aiuto) [so a cosa stai pensando, sì, il Teo è un’idiota a non portare avanti il suo Substack per scrivere racconti per bambini, condivido], ti direi che apprezzo chi ultimamente si è lanciato e ha trasformato il proprio Podcast in una Newsletter, perché è uno di quei contenuti che mi piace approfondire e così lo riesco a leggere anche io che in questo periodo ho VOGLIA di dedicare il mio tempo e la mia attenzione solo alle cose che voglio io, per esempio ai contenuti lunghi. Ti direi che onestamente un po’ mi sono ritrovata nel primo post di MOKA, il profilo Substack appena nato di Marketing Espresso e nel suo concept (anzi, ammetto che se non mi conoscessi così bene, mi chiederei se fossi stata io a scriverlo, anche perché poi si chiama MOKA ☕️ 🙃). Continuerei con un agitato “First Reaction: Shock!” nel raccontarti il tutto [tu continua a immaginare che siamo insieme lì, fianco a fianco a prendere un caffé nel locale del PS di oggi].
E poi ti chiederei scusa e ti lascerei parlare, perché alla fine la mia domanda l’avevo rivolta a te.
“Scusami, ogni tanto monopolizzo la conversazione”.
* l’opzione C è ironica — specifico per chi non mi conosce :)
Se le 4153 parole di oggi te le leggessi io, ci metteremmo circa 24 minuti, ma l’esperimento voce fuori campo non me lo sento molto mio (a proposito!); mi è piaciuto, ma:
1) mi vergogno un botto 🙈
2) e soprattutto 2: questa newsletter nasce con l’intento di farti fermare per riprendere fiato; arriva apposta nel pieno caos del tuo lunedì mattina alle 10:00 (e metaforicamente nel pieno caos della tua vita), ma è fatto consapevolmente. Se te la leggessi io mentre tu passi l’aspirapolvere, prepari la cena o cambi la tua bimba, perderebbe il senso per cui è nata.
Ok, qui potrei fare un’eccezione per la Karol che mi ha messo questa pulce nell’orecchio perché tra ufficio, lavoro, casa, spesa, bimba che ha fame, bimba da cambiare, bimba da intrattenere, bimba da ricambiare [ops 💩], bimba con cui giocare, giocare e giocare (che bello però!), forse è in difficoltà e con lei un po’ tutte le mie mamme lettrici, però ecco, perderebbe un po’ tutto il senso per cui è nata, capito?
Quindi per adesso leggila tu e lasciamo fare i podcast a chi li sa fare. Nel mentre io mi potrei impegnare a capire come riuscire a registrare meglio (ma non ti prometto nulla, nasco molto timida, ecco perché scrivo). Però sentiamo cosa ne pensi (potrei valutare il tutto oltre che per la Karol, anche se me lo chiedi tu):
Quindi per oggi leggila ancora tu: dai, fermati e prendi una boccata d’aria di 16:36 minuti. Merita!
Ce lo facciamo intanto un caffé? ☕️🎧
Oltre al scegliere di leggere contenuti lunghi e regalarsi quadretti di cioccolato ai cristalli di sale con il caffé dopo pranzo, senza cellulare in mano, in cosa consiste l’innamorarsi? 🖤
🙏🏻 First things first + paragrafo 1
Amici! Amigos! Gente bella: la nostra famiglia del lunedì aumenta sempre di più e non solo di lunedì — ed è molto bello tutto! 🫶🏻 Pian piano, uno dopo l’altro, mi state aiutando a capire chi voglio diventare essere. Vi assicuro che quando ti perdi per un po’, intravederlo è una conquista bellissima. Grazie!
FYI tra le maggiori soddisfazioni della settimana, tu 🫶🏻:
Non so se sono casi, perché un po’ ho smesso di crederci iniziato a fare caso alle coincidenze. Questi messaggi qui sono però la prova che tutta questa metafora bella della Newsletter del Lunedì un po’ di senso ce l’ha e per ribadire meglio tutto il discorso: io non credo che cambiare al primo dubbio o alla prima stanchezza, solo per quel “qualcosa di meglio” che ancora non sappiamo cosa sia, risolva tutti i nostri problemi, anzi. Però ecco, se sai ascoltarti e un po’ sai anche decifrare quale potrebbe essere il tuo meglio, allora sì, ha senso, non è un vizio e ti farà del bene.
E posso dirti!? Questa mini condivisione inaspettata su Whatsapp mi serviva! Mi serviva eccome, perché [e qui ecco che partono le mie due (mila) riflessioni che accompagnano il mio grazie a te che mi leggi di oggi] ovviamente mi piace molto che la nostra famiglia sia grande così (oggi siamo più di 200 🥹), ma è vero che ancora oggi, a distanza ormai di un anno da quel primo post e soprattutto 199 iscritti dopo, mi chiedo spesso sempre a cosa pensi tu mentre mi leggi.
Perché quando ogni tanto non dormo e resto sveglia nella penombra della notte a pensare al senso della vita, mi rendo conto che in fondo io non sono poi nessuno, o meglio, non sono quel famoso CEO che ti racconta la sua esperienza di successo da cui tu puoi trarre insegnamenti, consigli e ispirazione; non sono quella persona che nella vita ce l’ha fatta e che ti può fare da guida; non sono la figura da imitare e che ti indica la strada giusta per raggiungere il tuo obiettivo; alla fine amici, amigos e gente bella, diciamocelo chiaramente e di fronte a questo caffé [ne ordiniamo un altro?] io sono qui in questo work in progress di vita — dove a volte è dubbia anche la parte di “progress”, forse con i tuoi stessi dubbi, domande, seghe mentali; sono qui in questo cantiere aperto di vita a cercare il capo lavori che è probabilmente scappato da un po’; sono qui forse con le tue stesse preoccupazioni, ansie, paure e con le stesse scimmie urlatrici nella testa che hai tu.
Quindi perché mi dovresti leggere?
In che modo io ti potrei aiutare ad alleggerirti da quelle ansie lì?
Questo mi chiedo quando ogni tanto non dormo e resto sveglia nella penombra della notte a pensare al senso della vita. E non mi so dare poi troppo una risposta, anzi: penso solo che forse non abbia poi troppo senso tutto questo (ciao 👋🏻 critico interiore che mentre sono sveglia nella penombra della notte a pensare al senso della vita, arrivi ad urlarmi addosso tutte queste cose qui, ad auto sabotarmi e a farmi sentire il peso della responsabilità nello scrivere una newsletter sensata e che un po’ ti aiuti, valga la pena di quella tua iscrizione e del tempo che ti stai dedicando — forse in questa fase notturna è quando la crisi dell’impostore esce e si fa forza, non lo so).
L’altra notte però mentre ero sveglia nella penombra a pensare al senso della vita, questo senso un po’ l’ho trovato — no, nel frattempo non sono diventata un CEO di successo e non ce l’ho (ancora) fatta, tranquillo!
Però, visto che siamo qui assieme: se ti insegnassi a innamorarti della vita? 🖤
Se ti insegnassi ci dedicassimo a prenderci caffé buoni insieme qui (dove il tutto è ovviamente una metafora), innamorandoci un po’ di più di noi stessi, delle nostre giornate, della nostra vita, del lunedì?
Quando ero piccola e mia sorella aveva paura, la tranquillizzavo con parole di conforto per convincerla che era tutto sotto controllo e non c’era bisogno di preoccuparsi perché non avevamo sentito nessun rumore, non viveva nessun orco sotto al letto, non esisteva nessun motivo per tremare. Glielo dicevo tremando e con la sua stessa paura, se non di più. Però lei si riaddormentava e io mentre la vedevo dormire credevo alle cose che le avevo appena detto, alle mie stesse parole. Ecco, funzionerebbe un po’ così. 🧸
Mentre io ho i tuoi stessi dubbi, ansie e paura sul senso di questa vita, tu ne trai conforto e beneficio e io … anche.
Aspetta, dammi un attimo un altro paragrafo, e ti spiego meglio.
“Se ti perdi, ricomincia dalle cose che ami”
Questa perla l’ho letta da qualche Substacker (come si chiama chi scrive su Substack?) nelle ultime settimane e l’ho salvata tra le mie note perché mi ha parlato, perché leggendola mi sono accorta che quella volta lì in cui mi sono persa forte è nata questa newsletter. Senza accorgermene, sono ripartita forse proprio da una delle cose che amo (e anche quella che più amo al mondo).
All’inizio nebbia. È stato difficile individuarle, perché quando sei lì non le vedi, non ci sono “le cose che ami”, non sai più cosa ti piace. Non ti piaci. E non ci credi più, devono arrivare Luna, Bianca e Troppo Poco 🎙️ in aiuto nel metterti quella pulce nell’orecchio lì (» qui per capire il nesso 🤓).
Se la vogliamo mettere sul ridere, questa gif è rappresentativa:
No, però non fa ridere, sono d’accordo. Quando sei lì, incapace di riconoscere cosa ti piace, se ti piace, in cosa sei bravo, ma sei bravo in qualcosa? È tutto un grande caos.
Fermati e chiediti cosa ti piaceva fare da bambino. Cosa ti veniva bene fare prima di iniziare a studiare, a lavorare, a lasciare che fossero gli altri a dire cosa fare.
Ti verranno in mente mille cose, possibilissimo, sono tutte quelle idee in potenza, che possono accadere. Poi un po’ cambi idea, un po’ la vita te le scarta. Io per esempio giocavo tantissimo a fare il medico (nessun orso di peluche ha mai fatto così tanti esami del sangue nella sua vita da giocattolo 💉🐻), giocavo tantissimo a fare la maestra e davo tantissimi compiti (e qui nessuna bambola è stata maltrattata, giuro 👩🏻🏫📚), mi arrampicavo sugli alberi di casa 🌳🤸🏻 e con mia sorella impersonavamo la versione di noi adulte che rientravano dal lavoro - ma sai che non so dirti che lavoro era? Non ho mai avuto quel sogno chiaro e sempre uguale che hanno in tanti. Tu magari volevi fare l’astronauta e l’hai sempre saputo (è ancora il tuo sogno anche se non lo sei), l’ostetrica? Io so solo che ho sempre scritto e molto probabilmente potresti pubblicare anche tu un’immagine così di me e dei miei diari, tra 65 anni.
Se ti sforzi a pensare a com’eri da bambino, prima di tanti schemi mentali, giudizi e confronti, lentamente la nebbia un po’ si dirada e inizi a riscoprirti, a recuperare le cose che ti piacciono (anche solo una). Qui è quando inizi a curarti, dove “curarti” sta per “a prenderti cura di te”. A pazientare, a raccogliere i pezzi, a trasformarti in un bellissimo kintsugi. Perché alla fine cambiare per cambiare, per poi ricambiare ancora non porta a nulla, anzi, è molto probabile che tra qualche mese tu sia di nuovo rotto.
Il cambiamento diventa bello per davvero se lo fai con cura, prendendoti cura di te. Il cambiamento diventa bello se riparti dalle cose che ami, facendo attenzione alle cose che ti piacciono. 🖤
Insomma mentre ti sei perso, la cosa bella che possiamo fare insieme e che in parte abbiamo già iniziato a fare di glimmer in glimmer con questa metafora del lunedì è rendere romantica la vita.
COME? 🥲
Poeticamente te lo potrei dire così: “invitami a bere, un bicchiere di sole”
Teoricamente te lo potrei dire, così:
Praticamente te lo potrei dire, così: fai le cose che ti piacciono, flirta con la vita
MA COSA VUOL DIRE*? 🥲
*non sto urlando, scusa, ma queste maiuscole mi servono per definire meglio lo spazio tra i paragrafi
È quel dedicare la tua attenzione ai testi lunghi, prendere il caffè da seduto e al sole, apparecchiare la tavola e accendere una candele anche quando sei da solo a cena, scrivere un biglietto a mano invece di inviare un messaggio, camminare invece di correre, cantare la tua canzone preferita ad alta voce in macchina mentre vai in ufficio anche se odi quel posto, farti la doccia con il tuo sapone preferito anche se odi farti la doccia (e vorresti fare il bagno 🛀).
È quel fare caso a tutte queste mini cose qui, questi dettagli “inutili, fugaci ed effimeri” per qualcuno, che invece diventano magia e must-have per me e per te che questa vita la vogliamo riempire di bellezza, anche se tutto il resto un po’ si sfracella sta ricostruendo da zero 🏗️ 🚧 👷🏻
È tipo il rendere la tua vita un romanzo, letteralmente. Giocare a renderlo tale, come quando sei piccolo e giochi a essere grande. Fare finta che di lunedì in lunedì, tu debba scrivere una storia bella. ✍🏻
È tipo il catturare momenti fugaci mentre passeggi per strada (in foto che restano foto da tenere per te, anche se non le vuoi postare su Instagram), perderti nei quartieri meno turistici di una città quando viaggi, camminare un po’ senza meta con una playlist malinconica (può anche essere sensuale se preferisci 😏) nelle cuffie, semplicemente per osservare la città.
È tipo il vedere nei diciannove minuti di riardo del tram 19, l’opportunità perfetta per attraversare la strada e prendere un caffé con un pasticcino al lampone.
È tipo il catturare glimmer e poi annotarli su una nota del telefono per non perderli. È tipo l’identificare il bello anche dove non c’è. Fermare quegli attimi e viverteli tu.
Ok, ti sento: ci sono città che si prestano di più a questo “vagabondaggio contemplativo” (come direbbe chi ha studiato Baudelaire e il suo muoversi da flâneur nella Parigi dell’800 in piena trasformazione urbanistica) e altre città che si prestano meno, questo lo condivido. Milano sicuramente ti porta un po’ a farlo, quindi io personalmente parto avvantaggiata — ma amici, amigos, gente bella, quando ero immersa in tutta quella nebbia della gif sopra vivevo lo stesso a Milano e non vedevo proprio un bel niente. Zero. Cieca. Poi arriva quel crollo psicologico lì, e con lui con calma arriva quel momento in cui decidi di prenderti cura di te, di ripartire dalle cose che ti piacciono e arriva. Quindi alla fine dipende anche da come guardi tu. SEMPRE*.
* qui sì, sto urlando, ma queste maiuscole mi servono per attirare davvero la tua attenzione
Dipende sempre tutto dal punto di vista: immagina di rientrare a metà febbraio a Milano dopo due mesi fuori casa, magari al caldo, qui puoi scegliere di osservare svanire la tua abbronzatura e fare la faccia brutta al freddo, oppure prenotarti un massaggio scrub profumato da un’ora e mezza per rigenerare la tua pelle da YouOff, fermarti a bere un bicchiere di sole spremuta di arance rosse da Marchesi andando, fare una foto alla vetrina della nuova libreria Skira Boutique che ha aperto mentre tu eri via per ricordarti il prossimo libro da acquistare e insomma, rinnamorarti di questa vita così.
È tipo passeggiare per Milano e vederla cambiata. Con Milano non flirtavamo da un po’. Ci passeggi e adesso la vedi cambiata. Perché funziona un po’ che tu torni ed è rimasto tutto uguale, ma in realtà è andato avanti tutto, ed è cambiato tutto. La tua casa profuma di casa, il profumo di sempre che però adesso sembra cambiato ed più buono. È rimasto tutto uguale e fa piacere riconoscere i profili delle case e degli edifici che non si sono spostati, eppure sembrano diversi. Più puliti? Forse li hanno tinteggiati. Più sporchi? Sarà lo smog. Non sono cambiati gli orari dei treni, le fermate delle loro corse e ci sali senza guardare la direzione perché la tua mente e le tue gambe sanno da sole dove andare, eppure è un po’ cambiato tutto, non sai cosa, ma sembra ci sia più distacco e tanta novità tra quel vagone di metro che non è mica cambiato per davvero. Ma allora sei cambiata tu?
Fa freddo, questo è cambiato. Ora capisci perché erano tutti ammallati mentre tu eri dall’altra parte del mondo. Nella tua borsa trovi una caramella per la gola (allora non è cambiato nulla, era già freddo così a novembre).
Ma allora sei cambiata tu? Sei sempre uguale ma diversissima, ti è cambiata la mente, forse chi ti piaceva così tanto adesso non ti fa più lo stesso effetto, sono cambiati i sogni, la percezione delle cose. Hai le stagioni sballate. Ma sai ancora l’ordine delle fermate della metro a memoria.
È tipo passeggiare per Milano e vederla cambiata, ma innamorarti ancora.
Ma non è sempre stato così.
Gli occhi li educhi a vedere cose belle, li alleni a spottare i glimmer, a rendere romantica la vita, alla serenità. Non nasci così, un po’ impari perché questa vita è “creativa” e sta a te interpretarla nel modo giusto. Poi ti trovi dentro a quella nebbia lì e allora devi aguzzare la vista e sforzarti a vederne il bello, finché poi un po’ ti innamori. 🖤
AH, AH, AH! 😂 Se stavi pensando che rendere romantica la vita volesse dire di dover recuperare un vestito dell’800, un diario da scrivere a mano e la coperta per organizzare il prossimo picnic all'inglese, bevendo tè e leggendo poesie, eri fuori strada (era una bella idea, però).
È una cosa molto più normale. È tipo il prendersi tantissimi momenti per se stessi, anche nel caos della vita. A partire dalla lettura della Newsletter del Lunedì, che speri sempre sia più lunga. Trovare la bellezza nelle ombre sulle strade o nel modo in cui il vento muove una tenda, nella forma che ha una pozzanghera su un marciapiede.
È tipo iil fare caso alle piccole cose e farle diventare grandissime.
È tipo impegnarsi a rendere la tua quotidianità romanz-esca (un romanzo pazzesco) con i dettagli giusti.
Che poi non è necessario farlo tutti i giorni (anche se se fossi un medico ti consiglierei di inserirlo gradualmente nella tua routine quotidiana, come le gocce di vitamina D ☀️), puoi scegliere tu di dedicare un giorno a te e a fare un po’ delle tue cose preferite.
Ecco, è tipo avere un giorno che dedichi a te. Un giorno per “fare le tue cose” (che poi chi lo sa cosa sono “le tue cose”, basta che lo sappia tu e neanche poi necessariamente, ma molto probabilmente sono le cose che ami).
È tipo il giorno in cui un po’ ti ricarichi, facendo quello che ti piace, come Marta (dove qui Marta non sono io) che a Barcellona si dedica il sabato mattina, si fa qualche ora di sport all’aria aperta (lei è mega fit) e respira aria fresca, mentre lascia il piccolo Leo con il papà. È una bella abitudine.
Anche a me adesso accade spesso davvero di sabato. Le mie giornate romanzesche le scrivo di sabato.
Non è sempre stato così però, quando ero più piccola e lavoravo a Londra, lo facevo in quell’unico day off della settimana. Ecco forse tutto questo “flânerismo contemporaneo” è nato qui. Stessa cosa a Manchester (entrambe città che si prestano bene perché sono piene zeppe di angolini belli in cui perdersi senza orario a prendere un caffé, comprare un quaderno nuovo, dei fiori, una candela che profuma tantissimo e ti serve — quella candela ti serve anche se non hai una casa in cui metterla). Ma che poi è anche quello che facevo a Melbourne, mentre mi chiedevi come avessi fatto a starci per così tanti giorni, perché non andavo a Sidney, a Perth e a vedere il mare per davvero. Io restavo lì a farmi sedurre dalla città dei grattacieli alti e dei locali che profumano di caffé appena fatto.
Io le mie giornate romanzesche le scrivo spesso di sabato, spesso le condivido con la mia amica Anna, perché siamo molto allineate su questi vagabondaggi senza meta (oltre al fatto che siamo vicine - issime, di casa).
Tantissime altre lo condivido solo con me, perché io ho davvero questa cosa qui che a volte devo fare “le mie cose” da sola e ritrovo l’aria nelle piccole cose, quelle mie cose lì che non ti so elencare perché a tratti sembrano stupide, inutili, fugaci, effimere. Però a me piacciono.
Rendere la tua vita romanz-esca, è molto semplice: esci di casa a piedi, senza meta e senza un orario di rientro prefissato e un po’ ti perdi lasciandoti sedurre da tutti i tuoi posti e le tue cose preferite, dalle strade in cui cammini, dai tuoi pensieri, dalle persone che incontri, dai caffé che bevi.
Mentre passeggi a caso e ti vivi le cose tue, devi essere presente, rendertene conto (fatto tanto per fare non conta) è così che ti innamorarsi della tua giornata, della tua vita e di te stesso.
Rendere romantica la vita è tipo uscire di casa senza meta e scoprire che a poche centinaia di metri, la volta e le pareti di una chiesa hanno affreschi che fanno invidia alla Cappella Sistina, che da Terroir vendono il tuo cioccolato preferito Made in Iceland (questo però te lo avevo già detto qui), che ci sono i fenicotteri nel giardino di una villa del centro, che se passi di fianco a Aesop puoi metterti la crema più profumata del mondo perché è lì, in un barattolo a parete che ti aspetta.
È tipo il lasciarti sorprendere - prendere dalle sorprese?
Della tua città, della tua giornata, della tua vita.
Guarda, se un giorno facessi piccole guide per perdersi a Milano, sarebbero più o meno così:



Tu conosci una casa editrice?
Mentre io capisco come sviluppare le mie, ti lascio i link delle mie guide preferite (rigorosamente cartacee e da collezionare) per perdersi in questa città, soprattutto se non ti piace.
📌 Milan City Guide
Nel frattempo tutti i miei indirizzi su dove fare colazione a Milano te li sto salvando qui:
Tolta Milano, le mie guide da flâneur per la city e il mio odi-et-amo per questa città furba e veloce, ti puoi innamorare del tuo lunedì, della tua giornata e della tua vita in tutte quelle piccole cose che piacciono a te.
Fai una, oppure tutte le cose che ti piacciono e flirta con la tua giornata, la tua vita e te stesso. Ne hai solo una (di giornata oggi - di vita - di persona di cui prendersi cura per sempre).
Che poi non lo dico solo io.
No, comunque non è sempre stato così, anzi.
Ci arrivi, ci arrivi tu da solo, senza che nessuno ti spinga (non lasciarti spingere da nessuno). Ci arrivi se ci credi e lo vuoi tu. Ci arrivi quando ti rendi conto che hai perso di vista le cose che ti piacciono, in mezzo a tutta quella nebbia non le vedi più. Bevi il caffé ma non ti dà alcuna carica, dormi ma non riposi, leggi, studi e ti documenti ma non ti ricordi nulla. La chiesa con gli affreschi belli proprio oggi è chiusa, hanno messo una rete verde e fitta per non disturbare i fenicotteri in centro, e da Sugar in via Monti, di fronte alla fermata del tram 19 che è diciannove minuti in ritardo (sarà un caso?), c’è coda.
Qui è quando ti devi fermare un attimo. Quando non ci vedi più (e io con l’emicrania non ci vedevo letteralmente più - Santo Fabio 🙏🏻👱🏻, ancora lui, che mi ha raccolta in quella Blue Lagoon islandese) devi mettere un punto.
Metti un punto e prova a rinnamorarti della vita.
📌 Post Scriptum
It’s breakfast time! ☕️🍐🥐🥣🫐 🧈 Prima di andare a fare colazione fuori: ma com’è nata questa cose delle colazioni fuori?
A me è sempre piaciuto fare colazione fuori casa, perché rappresenta un po’ quel tocco di novità nella settimana (quello che dopo che viaggi per due mesi, si trasforma radicalmente e farla a casa diventa il nuovo lusso 🥲).
Fare colazione fuori casa, è tipo quel lusso, quell’abitudine bella, quella coccola e regalo che ti fai per rendere bella la tua giornata e dare un tocco di novità alla tua routine. Ho imparato da mia mamma, che ha sempre bevuto mille caffé al giorno e tanti di questi fuori. Il mio nono (o decimo?) compleanno, siamo andate a fare colazione fuori casa, da Fortunio, una pasticceria a Biella, in Via Italia, che purtroppo ormai non esiste più (ci ha lasciato la miglior ricetta di Canestrelli però). Io ho preso un cappuccino e mi ricordo che tutta quella schiuma non mi piaceva (non mi è mai piaciuta). Mi ha fatto venire tantissima nausea, non riuscivo a finirlo, eppure ero la bambina di nove anni più felice del mondo, perché ero a fare colazione fuori con mia mamma e mia sorella, era il giorno del mio compleanno e avevo appena comprato una bambola bellissima (di cui non ricordo il nome, ma profumava tantissimo). Da quel giorno per il mio compleanno ho sempre fatto colazione fuori casa (gli ultimi due anni in due locali belli a Barcellona - che sono da qualche parte qui 🗺️), ed è un modo per renderlo speciale.
Trent’anni Ventisei anni dopo quella colazione, io il cappuccio non lo bevo ancora perché non mi piace la schiuma (sono team flat white convinto 🙃). Però questa volta qui da Lù Bar me ne sono dimenticata, l’ho ordinato senza pensarci troppo e mi sono sorpresa di quanto fosse buona la schiuma.
Ora andiamo a fare colazione! ☕️🍐🥐🥣🫐 🧈
È il 2013 e un'Ape Car dai motivi siciliani è a spasso per l’Italia e l’Europa a servire arancini e street food isolano. Nel 2017 si ferma e trova la sua sede attuale all'interno di una villa storica di Milano, accanto alla Galleria d'Arte Moderna. Che match!



Sembra un po ‘ un posto sospeso nel tempo: entri dal caos cittadino e, in un attimo, ti ritrovi in un’oasi di piante e luci soffuse dal design molto elegante. Non avendo prenotato (questa storia del flâneur è sempre un po’ ostacolata da chi va in giro per la città trotterelando senza mete) non c’è posto all’interno e io mi fermo volentieri nella parte di semi serra che si affaccia sul cortile, godendo della poca gente di un giorno su settimana dove resto per un po’ a leggere Conversations on Love che se non hai letto, leggilo (e anche questo te l’ho già detto).
My 2 cents non richiesti: sarà un cliché mi dirai tu, ma ti consiglio di ordinare davvero pane, burro e marmellata perché quei rotolini di burro sono molto cute. 🧈
🔥 Bonus
Bonus nuova rubrica di cose a caso che io non sapevo e magari tu sì, cose a caso che se non sai sono da scoprire così, ah, sì così. Nuova rubrica di cose a caso da prendere come viene, un po’ così, ah, sì così, che esce una volta al mese, o quando mi ricordo, ed è comunque bella:
💌 Una delle pochissime newsletter che leggo » è lei ed è spaziale (ed è anche un Podcast)
🎧 Un nuovo e simpaticissimo Podcast per chiederti se sei tu lo stronzo » qui. Ps: è tenuto da Carmen, che è spagnola, ma parla italiano meglio di me e in effetti forse potremmo fare scambio paese — ps: yes, nella puntata #15 in cover c’è la mia amica Anna.
🏃🏻♀️ Credevo si dovesse solo correre […], poi Gio mi ha insegnato di no con questa poesia qui
🫘 Gli unici dates che mi piacciono e fanno bene alla mia salute (mentale e non):
🎬 Il film che avrei preferito vedere al cinema, ma è già in streaming (no, non è Babygirl) » qui
📘 Il libro bello del mese, già comprato e non ancora aperto (fa piangere) » qui
🫂 Due profili Substack che seguo e ti suggerisco se:
Non puoi scegliere una sola disciplina su cui concentrarti, tendi a voler iniziare 3 progetti contemporaneamente, ti chiedono spesso “ma alla fine cosa fai davvero?”, e ovunque ti collochino, impari in fretta » qui. Grazie Arianna, dopo che ho letto questo post mi sono fatta tante domande in meno
Tendi ad aspettare di essere completamente fuso, prima di permetterti di rallentare (che vuol dire anche che è troppo tardi) » qui. Una guida contro al burn out, che non ho scritto io.
🙏🏻 Se le guide di viaggio le scrivessi davvero io, mi piacerebbe che fossero un po’ così
🔥 Sinceramenteeee credo questi contenuti ti piaceranno (tanto)
😘 I baci che creano dipendenza » questi
🏺 Sul tavolo apparecchiato per colazione, di lunedì alle 10:00 e nella casa che vorrei » lui
🎟️ L’evento gratis a cui iscriverti se stai pensando di cambiare lavoro » questo
🥣 L’appuntamento più dolce della settimana per imparare a fare la granola per la tua prossima colazione » ci andiamo?
🕺🏻 Dimmi quello che vuoi, ma Corona con Falsissimo oltre a prenderci in giro consapevolmente, ci sta insegnando anche un po’ di marketing.
Fine. Adesso puoi inoltrarla a chi ha bisogno di innamorarsi della vita.
Innamorati, di lunedì 🖤
Marta
Bella. Anzi dire bella e’ riduttivo.
Mi piace Molto. Brava