#20 | La Newsletter del Lunedì
Di innumerevoli volte ancora in cui ci perderemo e di "ma come si fa?" ancora privi di risposta. Di come sia tutto normale così.
[First things first: anche oggi grata per le interazioni che nascono da qui, per i libri che avete voluto consigliarmi voi questa settimana e perché mi portate con voi anche in vacanza, anche ad agosto, anche con il caldo e anche … nella noia 🙏🏻].
Ecco qui le 2010 parole di oggi, da leggere in 08:02 minuti (flash ⚡️).
🫂 Siamo a 20, tu ci credi?
Siamo a 20 lunedì assieme e a me ancora non sembra vero.
Ricordo quando eravamo in 4 (e di quei 4 una mail era la mia). Eppure mi piace che sia ancora tutto spontaneo e intimo così, anche 154 iscritti dopo. Perché avevo paura di no. E qui non fraintendermi, non ho grandi pretese nel far crescere questo profilo, ma di parlare e trasmettere qualcosa a ognuno di voi invece sì (sì, anche a te che hai una mail strana e molto probabilmente non ci conosciamo). Sono per la filosofia del “quality over quantity” e mi sarei tranquillamente fermata a quei quattro di noi pur di mantenere questo stesso scambio di pensieri, fasi di vita, considerazioni, titoli, vittorie, insuccessi. E invece capita proprio ancora così, 154 iscritti dopo, e sono contenta.
Se sei arrivato ora, e ti fa piacere, ne senti il bisogno, intuisci che ci sia del feeling, unisciti a noi:
Il post di oggi (con caffé sorseggiato in un bel posto e con vista - arriva con il PS del giorno, keep reading) è un po’ un drama post, un piccolo insuccesso forse, un passo indietro (o forse più un non fare passi) — ahimé, ogni tanto mi risuccede. Ecco, è anche il prendere consapevolezza del fatto che esistano a più riprese anche questi momenti spenti qui. Ovviamente passano anche loro e ci mettono il loro tempo (che è per tutti diverso), poi però magari tornano, poi passano, ritornano, long story short:
ultimamente mi sento sopraffatta da tutto, mi sento una strana sensazione nello stomaco che è simile a un senso di colpa, ma non lo so identificare con precisione; mi sembra di non fare abbastanza e di essere costantemente alla ricerca di qualcosa che non arriverà mai, di brancolare nel buio, di aver un passato doloroso e ingombrante che non mi da tregua, di essermi persa [di nuovo?!? Eh, forse sì, di nuovo - o forse ancora], ma non voglio giudicarmi (troppo).
Mi rendo conto che la società, le etichette, le definizioni necessarie, il futuro, i doveri sociali iniziano a mettermi un po’ di ansia.
Ma allora dove sono andati tutti quei piccoli passi avanti fatti da 365 giorni a oggi. Quel po’ di calma mentale ottenuta. Quella serenità conquistata? Quel pensare a una cosa per volta, al presente?
Probabilmente si nascondono dentro a quella società, etichette, definizioni necessarie, futuro, doveri sociali e compagnia cantanti.
Ultimamente mi sento a disagio anche a scrollare Instagram e non solo perché l’estate mi mostra tutti belli e felici, ma anche perché mi mostra contenuti interattivi e strappalacrime di gente coetanei che sono riusciti a fare cose grandi (e a me le cose che più mi fanno sbandare sono proprio quelle, so che non si devono fare paragoni, ma qui non ci riesco): le storie di chi ce l’ha fatta e apparentemente senza neanche troppa fatica, quelle di successo che mostrano spesso ragazzi che rientrano a casa dopo aver fatto il giro per il mondo e con un bagaglio culturale infinito, o che raccontano di come si siano persi, abbiano mollato tutto [ok, qui siamo simili] e poi si siano impegnati 24/7 con quel lavoro, quel corso che li appassionava, quella start-up, quella cosa in cui davvero credevano e adesso li rende soddisfatti. Un “adesso” che corrisponde a tre mesi dopo, sei, dodici, da quando si sono persi, ce n’è per tutti, ma intanto si sono ritrovati, hanno identificato il loro senso nel mondo, la propria soddisfazione, sanno cosa fare per raggiungere il loro obiettivo. O almeno, così accade nel reel che lo racconta.
Ma come si fa? 🤌🏻
Spesso tanti di questi contenuti che dico che mi fanno sentire a disagio, iniziano con una scena triste di qualcuno in lacrime, poi però improvvisamente si ripercorrono in pochi secondi gli ultimi mesi di estrema e graduale spensieratezza ottenuta nell’andare verso il successo, l’obiettivo, il ritrovarsi, la serenità. Il tutto accompagnato da qualche accusa a quel lavoro, a quella persona, a quella situazione del passato che li faceva stare così male, ma che è servita per farli arrivare all’estremo piacere di vita in cui si trovano ora. Bom, fine, risolto tutto.
Ma come si fa? 🤌🏻
[Ah ops, scusa, ti eri iscritto a questa newsletter pensando che le risposte qui le dovessi dare io? No, scusami! Ho ancora tantissime domande - forse più di te. Ma al limite ci possiamo confrontare su disagi comuni :)].
Nel senso: solo a me viene da rimpiangere ogni tanto un po’ di quel lavoro, di quella persona, di quella situazione del passato, che in fondo ho scelto, mi è servita e prima di cambiarla, mi ha saputo anche far stare tanto bene?
A volte vorrei avere la bacchetta magica, vedere il futuro e sapere che tutto quel sole, quegli arcobaleni post pioggia, quelle discese all’impicchiata post ripide salite, ci sono davvero e sono lunghissime, serenissime e spensieratissime anche per te, o per me.
In realtà sono sicura che ci siano, semplicemente, non essendoci ancora arrivata a volte mi sento sopraffare da domande a cui non so trovare risposta, piccole insoddisfazioni quotidiane, probabilmente dovute dalla noia?
Quella nostra cara amica noia che nasce nel silenzio, che ci assorda (assorda si dice?) e che genera anche tante ansie, dubbi, idee strambe e grandi che non sono ancora pronta a condividere, ma ci arriverò - e che in queste settimane mi sta facendo compagnia da più fronti, confermando qualche tesi già espressa nelle mie ultime tre newsletter, l’ultimo ieri qui:
[👆🏻 Da integrare alla NL #17].
Probabilmente ti stai facendo le domande sbagliate mi ha detto mio papà (e non è il primo a dirmelo, mi era già capitato di sentirlo in Islanda).
Tieni la mente occupata, ha poi continuato.
E con la terza mi ha fatto ragionare, è perché non hai un piano più grande.
Ritornando a quei reel di successo, mi chiedo se questi ragazzi nel filmarsi in quei momenti di disorientamento, stavano già pensando a un potenziale reel, o se è stato spontaneo.
Con tutto il rispetto per loro, anzi, credo che in tanti siano stati davvero male come mostrano, oltre al fatto che credo profondamente che ogni tanto piangere faccia bene (anche se l’ho capito molto tardi), ma non so se avrei mail la capacità di pubblicare un video che mi mostra così tanto vulnerabile. Poi magari è la stessa cosa del mio scrivertelo in effetti, ad ognuno i propri mezzi — anyway, mi rendo conto che in questa storia a puntate, di lunedì in lunedì, ci muoviamo in avanti ma anche indietro, in giri di giostra e montagne russe di vita, dondoli, titubanze, dubbi, ansie e riflessioni. È tutto un po’ ballerino. Ecco perché mi sento persa.
A proposito del “Cosa stai leggendo?” di lunedì scorso:
Dicevamo: dove sono andati tutti quei passi avanti fatti da 365 giorni fa a oggi. Quella calma mentale ottenuta. Quella serenità conquistata?
Mi sono forse persa di nuovo?
Forse sì, e con me anche Annalisa volevo dire.
Poi però mi fermo.
Rileggo citazioni come quella precedente 👆🏻. Mi rendo conto che il sentirsi così è forse il sintomo che devo cambiare qualcosa nella mia vita.
D’altronde nothing changes if nothing changes. 🤷🏻♀️
Ma ancora, come si fa?
🦄 E penso a ciò che mi piace fare, che mi da soddisfazione e che mi fa perdere il senso del tempo.
🦄 Alle persone che ho e che amo nella mia vita.
🦄 Ai momenti che ho amato vivere. Ai miei posti preferiti.
🦄 Penso a quell’incontro con Iris che 365 giorni fa mi raccontava dal vivo, nell’altro emisfero, di come stesse attualmente attraversando la sua seconda fase di disorientamento. Iris ha qualche anno più di me, è messicana, sposata da qualche anno e pronta a ritrovarsi, senza paura. Perché chi l’ha detto che il burnout (o se non lui, perché in effetti sembra una parolona seria e molto formale, questi momenti di crisi e in cui ti senti perso nella vita) accadono solo una volta?
Ora non voglio farti prendere dal panico, il mio detto è piuttosto da interpretare come il fatto che non possiamo controllare nulla, se non il decidere di dare ascolto a quelle paure, a quelle ansie, a quelle preoccupazioni, oppure no: e allora possiamo guardare quello che sappiamo fare, che ci piace fare, alle persone che amiamo e ai posti che ci piacciono.
Ecco, i miei 2cents di oggi, nel caso in cui anche a te sia capitato di sentirti sopraffatto dalla vita così a caso, in un calmo pomeriggio d’estate. In quel momento:
🫶🏻 Sono uscita a fare una passeggiata nella natura.
🫶🏻 Ho guardato un documentario sull’Islanda, con vedute a 360 gradi di strade infinite da percorrere in moto.
🫶🏻 Ho fatto una doccia lunghissima e rigenerante nel nuovo bagno di casa del giardino, ed era un po’ come essere a Bali (sì, abbiamo un bagno in giardino, completo di doccia enorme - io te l‘ho detto che la mia famiglia è strana).
🫶🏻 Ho ascoltato una delle mie canzoni preferite del momento:
🫶🏻 Ho abbracciato il mio cagnolone, che immagino non mi sopporti proprio sempre perché in situazioni come queste lo soffoco.
🫶🏻 Ho visto una serie di episodi di Friends — ho letto faccia bene alla salute mentale. (con gli episodi 12 e 13 della serie #8 ho fatto grandi risate).
E poi ho ricominciato a respirare a un ritmo regolare.
Devi trovare piccole cose che ti piaccia fare e ti rendano serena ogni giorno, ha detto ancora mio papà.
🏷️ Questioni di definizioni e etichette
Ho capito che faccio fatica a inserirmi in ruolo, in una definizione, in un’etichetta, una sola, quando siamo esseri infinitamente complessi. L’essere umano è un caos e capirlo un pezzo alla volta è anche il suo bello.
Quindi penso che molte volte io mi senta persa proprio perché sento di non omologarmi con una sola etichetta, definizione, ruolo, sono “persa” sì, nel mezzo di queste definizioni da dare per farti capire, conoscere, o per capirti tu stessa.
Forse non sono l’unica e forse è un po’ il bello di questa vita, vivere “in between”?
Dimmelo anche tu!
Penso che parlando di definizioni e di etichette, il linguaggio possa essere molto limitante in alcuni casi. Un po’ come ci dice Elizabeth qui:
Riprendendo le sue ultime righe, mi sento di condividere il suo dire allora che forse è quasi più coraggioso vivere nell'indefinito, nel non etichettato e abbraccio chi è disposto a vivere nel mezzo, perso nelle etichette, vivendo negli spazi vuoti del linguaggio.
Insomma, quando i dubbi emergono tutti insieme (perché poi è così, non è che ti viene un dubbio, te ne vengono 10 contemporaneamente, uno sopra all’altro in una serie di piggie bags che poi la tua schiena non riesce più a sostenere - nel nostro caso si tratta della mente), mi fermo e cerco di pensare all’oggi, a quello che ho adesso, davanti a me, con me, di fianco a me.
Mi sento persa sì, in questo intermezzo privo di definizioni, ma forse posso trovare il lato positivo di questo essere diversi? Come fa Liz qui sopra, che non si sente né all’inizio, né alla fine, ma nel mezzo, e le va bene stare in questo mezzo indefinito, anche se a volte ci si sente soli.
Che poi soli, non lo siamo mai - aggiungo. Per quanto io cerchi sempre di non coinvolgere la mia famiglia nelle mie ansie (per evitare di creargliene altre), alla fine si accorgono dei miei dubbi prima loro di me. D’altronde “nessun uomo è un’isola”, da soli non funziona, e forse questo ha a che fare con la definizione stessa di famiglia, dove non serve dire quelle ansie ad alta voce perché le hanno già individuate in uno sguardo/risposta/mood diverso. Però ecco, cerco di tenerli un po’ al di fuori, risolvermele io, ma alla fine trascorriamo molto tempo assieme (purtroppo o per fortuna - questo lo lascio decidere a te) e quindi se ne accorgono e mi fanno capire che non sono sola.
💆🏻♀️ Morale: per me, per te, per i noi del futuro.
Dopo la pioggia c’è il sole, sempre. E dopo il sole spesso torna la pioggia. Abbi pazienza, fidati della vita e aspetta che passi. Siamo animi in balia di emozioni, emozioni forti, sensazioni, fiumi che scorrono e che incontrano rapide. Impara a lasciarti trascinare dalla corrente e ad essere grato di ciò che hai.
E a questo proposito, parlando di domande a effetto matrioska, io ti confesso che non sono ancora riuscita a farmele questa settimana. E tu? Le ho qui nella mia to-do list però, e me le farò presto.
Una cosa che però ho ricominciato a fare, riprendendola dalle buone abitudini di 365 giorni fa oggi, è di annotare cose belle, piccole conquiste ed emozioni belle - come mi ha insegnato la mia amica Iris che giusto questa settimana mi ha scritto.
Che poi perché per “I noi del futuro?” C’è chi pensa al passato, chi al futuro, dove sono quelli che pensano al presente? Se lo sai dimmelo.
A me riascoltare le parole di questo reel (sì, ebbene sì, sì, sì, è uno di quegli audio che fa da colonna sonora a quei reel di storie di successo), mi fa sentire bene.
E come questa newsletter, magari potrà far star bene anche te che forse, in questo preciso momento, ti stai sentendo di valere un po’ meno di quello che ti meriteresti. Uniamo le forze!
Ti mando voglia di vita, mentre mi rivivo mentalmente un mio momento di vera voglia di vita di 365 giorni fa oggi, in un altro emisfero, per tirarmi su di morale e ricordarci che “in qualche modo andrà tutto come deve andare”.
Era questo momento qui, in un viaggio di scoperta strano che mi sento di prescrivermi di nuovo (e lo prescrivo anche a te — sì, oggi sono medico!).
Poco dopo sarei andata con Iris a fare una passeggiata lungo Campuhan Ridge Walk di Ubud al tramonto.
📌 Post Scriptum
Oggi il caffé lo prendiamo da Karsa Café, che per chi mi ha chiesto quali posti provare a Bali non è nuovo (è solo dall’altra parte del mondo - per alcuni).
È un’oasi di pace, tranquillità e serenità (tutte quelle che mancano oggi) dove stare seduti per ore ad osservare il verde circostante, un laghetto di ninfee, le risaie altrettanto verdi e ascoltare tantissimo silenzio.
Adiacente è l’omonima SPA, dove merita fermarsi per una coccola.
[Te lo già detto che vale farsi un massaggio anche di lunedì mattina?]
Quindi niente, se sei a Bali, o se ci vuoi andare, merita la passeggiata per scoprire questa perla. Oppure, chiudi gli occhi e immagina di essere li per i dieci minuti in cui leggi questo post.
✨ E un buon lunedì di serenità, voglia di vita, discese e arcobaleni a te!
xx, Marta
Ci sente meno soli a sentirsi persi insieme. Ci si sente meno strambi a sapere che le domande esistenziali bloccano anche qualcun'altro. Perché alle volte sembra siano tutti compatti e centrati nelle loro esistenze e questo spesso fa paura a chi si sente ancora alla ricerca del proprio senso.
Arriverà anche per noi, o forse il nostro sarà la ricerca. E andrà bene lo stesso.
Bella anche questa lettera. Bello sentiere la tua voce che legge quanto scritto un anno fa E mi fa pensare. Anche dopo quello che ci siamo dette in questi giorni …non accettare Marta di “tirare avanti “. Cercando di sopravvivere a questo modo di vivere. Scegli di VIVERE
Prenditi cura di te
Ti meriti di svegliarti ogni mattina con l’entusiasmo per la giornata che inizia
Sei in gamba. Noi lo sappiamo Devi esserne convinta anche tu