#19 | La Newsletter del Lunedì
Ancora un po' di agosto, ancora un po' di overthinking e ancora un po' di noia benefica.
[First things first: grazie per questa inaspettata settimana di sorprese e soddisfazioni. È estate, l’Italia (e la maggior parte dell’Europa?) è ferma e assonnata, gli uffici sono vuoti, i giornali quando ci sono sono fatti di poche pagine, la maggior parte dei profili Instagram o dei Podcast che ascolto si sono fermati e invece qui crescete, mi leggete ancora, sempre e sempre di più e io sono contenta. Grazie! 🙏🏻].
Ecco qui le 2891 parole di oggi, da assaporare a sorsi di un caffé che non è un caffé (te lo svelo nel PS 🤫) , ma che è fresco e si può sorseggiare a lungo, anche per più degli 11:33 minuti di questa newsletter.
Ma prima questo:
Scrivimelo tu e raccontami come ti senti. Come procede il tuo annoiarti? Come riempi i tuoi vuoti? (Disclaimer: prima di odiare la noia, leggi questo post qui 👈).
😎 Che tipo di vacanze fai?
Della serie: “dimmi che tipo di vacanze fai e ti dirò chi sei”. No, scherzo. Non ho questa presunzione e non saprei da dove partire per fare queste deduzioni alla Paolo Fox.
Però una cosa mi incuriosisce, sei più quel tipo di persona che:
🌼 cambia ogni anno meta, che ama esplorare, che va via almeno tre settimane e in una parte di mondo diverso e sempre più lontana (magari in periodi diversi dell’anno, non per forza in estate)?
🌸 o che va sempre nello stesso posto, quel suo angolo di mondo che sa un po’ di casa lontano da casa, e che gli permette di sentirsi a suo agio e nella sua seconda comfort zone?
🌺 o che resta a casa per ricaricarsi e approfitta di mattine lunghe, silenziose e senza impegni, per riordinare quella parte di armadio (e di vita) che dallo scorso anno è in disordine, per dare il bianco e sistemare il giardino?
Io sono un mix. Soprattutto quest’anno (non dirò più estate per quanto possibile, perché in questa community sempre più bella ci sono lettori che arrivano da emisferi dove è inverno, fa freddo e non è tempo di vacanze - ma ne approfitto per ricordare che questi post funzionano un po’ come metafore ad innesco riflessioni, quindi ognuno la interpreterà a suo piacimento).
Dicevo che sono un mix soprattutto quest’anno, perché sono stata qualche giorno in un posto nuovo a esplorare e lasciarmi incantare da una nuova parte di mondo che non sapevo fosse così affascinante 🌼; però sono anche stata nel mio posto di sempre (e se dico sempre è effettivamente ogni agosto dal 1992 ad oggi - quindi ok, sempre meno due anni di vita - va bene), ricaricandomi di sole e salsedine 🌸; e last but not least sono stata a casa approfittando di un po’ di fresco, di tante mattine fresche, lente e lunghe in perfetta armonia con la filosofia di questa newsletter 🌺.
E direi che vale anche essere un mix. Basta con questa cosa che dobbiamo essere così o cosà (si dice?), entrare in un cluster, riconoscerci in una descrizione, omologarci con una definizione. Il mix ci piace 🙌🏻
Però ecco: che tu sia 🌼, 🌸 o 🌺 (o di tutti e tre un po’) scommetto che hai approfittato anche tu di questo agosto per recuperare quel libro che ti eri segnato di cominciare tempo fa (o che avevi iniziato per poi metterlo in pausa) negli ultimi mesi e leggerlo. O no?
FYI: perdo quasi sempre tutte le scommesse che faccio, ma con questa mi sento di andare sul sicuro.
Però adesso sono un po’ curiosa di sapere che tipo di persona sei. Me lo dici nei commenti? Magari insieme al libro che stai leggendo, che vorresti iniziare o che hai riletto. Che dici? 🙏🏻
📚 Cosa stai leggendo?
Comincio io con il dirti che sto scoprendo sempre di più questo Substack e lo consiglio davvero a tutti voi come alternativa un po’ più sana ai vari momenti vuoti da scroll Instagram e compagnia bella.
🔖 Ho appena letto un post sulla strana tendenza che abbiamo nell’aspettare che le cose non ci facciano più paura prima di farle (e che molto probabilmente riprenderò come spunto per creare un nuovo post) qui 👈
🔖 Durante la settimana nel mio mare di sempre ho approfittato per rileggere Siddarta, di Herman Hesse - premesso che non me lo ricordavo così bene, ma poi penso di averlo letto da piccola, in un’altra era geologica e con molta consapevolezza in meno. Lo consiglio anche a te Myr, anche se mi hai già detto che è il tuo libro preferito. 😉
🔖 Ho appena iniziato Da grande, di Giulio Xhaët che avevo sul comodino da Natale scorso (o forse ancora da prima, dal compleanno dei 33?). Lo sto divorando, è ricchissimo di riflessioni serie, a volte domande scomode di quelle che fanno bene. Anche su questo mi sento di dire che servirà da spunto per qualche prossimo post. (Grazie Gaia per il super suggerimento 😉).
🔖 Ho ricopiato alcune delle frasi che più mi sono servite e mi hanno fatto riflettere lo scorso anno, in quel luglio un po’ scomposto, da Succede sempre qualcosa di Meraviglioso, di Gianluca Gotto (qui invece grazie Matte, ci hai azzeccato in pieno 😉).
🔖 Ho consigliato ancora uno dei libri che più mi sono serviti nel capire le relazioni tra persone e ne ho riletto alcuni dei miei passaggi preferiti: Conversation on Love, di Natasha Lunn.
🔖 Ho trovato stranissimo I miei stupidi intenti, di Bernardo Zannoni e mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.
🔖 Ho ritrovato tra la polvere La mia famiglia e altri animali, di Gerald Durrell - frase che avevo in mente da qualche mese, inspirata dall’assurdità della mia famiglia in viaggio e che adesso voglio leggere davvero. Tu l’hai già letto?
Quindi amigos, per te che stai scalando quella montagna dell’Asia che io ho sempre e solo visto in foto per adesso 🌼, per te che sei steso sul lettino nel tuo mare di sempre 🌸, e per te che sei a casa e non sai cosa fare 🌺 (su questo però prima ti consiglio di leggere il post precedente, NL #18), sentiti libero di scopiazzare qualche titolo da questa mini lista di link, immergerti in una nuova storia e approfittare di questo periodo un po’ più lento (sempre se vivi nell’emisfero boreale, vero) per liberare la mente leggendo e non lasciare spazio ad altri pensieri.
Mamma mia i pensieri.
🧠 Ma tu quanto pensi?
E quando? Ho appena letto un mini trafiletto che consigliava di “regalarsi un pit stop” e prendersi del tempo per se stessi con un bagno caldo dove “è proibito l’ingresso ai pensieri”. Ma solo a me capita che quel tipo di momenti lì siano quelli dove i pensieri fanno più rumore? Dove il ronzio (e non quello delle cicale - cit. NL #18) diventa più assordante?
[Tra l’altro se non sbaglio questo consiglio l’ho letto su un editoriale di iODonna di sabato scorso, intitolato “Ozio beato!” che poche pagine dopo ribadisce la preziosità della noia con un articolo a doppia pagina che parla di quanto il vuoto ora faccia paura, poiché costringe alla riflessione su se stessi. Ma tu, Deborah Ameri, che l’hai scritto: “Ci vogliamo conoscere?”. Lo lascio qui anche a te come approfondimento/testimonianza del fatto che ogni tanto ne sparo anche qualcuna di sensata].
Forse ha un po’ tutto a che fare con un po’ di quel discorso sulla pressione dell’essere perfetti, raggiungere gli obiettivi alti se si tratta di sport, ruoli di un certo livello sul lavoro, omologarsi a un sistema, a un gruppo, ai coetanei, ..
Ultimamente mi escono spesso post sul feed di ricerca di Instagram (quel social media che tutto sa) che sostengono come l'‘overthinking sia un effetto di un «childhood trauma» - da approfondire. Tu ne sai qualcosa? Nel caso parliamone.
Nel frattempo se ti succede di entrare in qualche loop mentale di questi, io ti consiglio di giocare al gioco dell’alfabeto (serve anche per addormentarsi):
🤹🏻 inizia con la lettera A e crea una frase in cui ogni parola inizia con la lettera A, "Anche Anna aveva amiche asiatiche". Poi passa alla lettera B: “Bambi beve brodo blu”. E così via con tutto l'alfabeto. Probabilmente molte delle frasi che crei sono stupide, a maggior ragione quando arrivi alle lettere H, J, K, ma forse è lì che il ciclo mentale si ferma e puoi addormentarti più facilmente o semplicemente riconoscere di avere interrotto il loop.
Io mi sono resa conto che ci sono davvero pochi momenti in cui smetto di pensare:
negli ultimi minuti di corsa, quando sono sfatta, sfinita e senza fiato (quasi faccio una frase di sole S), che è anche il momento forse in cui il mio cervello non riceve più ossigeno 🏃🏻♂️
quando facendo yoga cerco di stare in equilibrio 🧘🏻♀️
quando gioco con la mia nipotina Alice di quattro anni 🕹️
E poi va be, quando mi immergo nel lavoro, ma questo è un altro tipo di pensare. Intendo il pensare a te stesso (che se non lo fai tu, sia chiaro, non lo fa nessuno), a chi sei, dove sei, cosa vuoi fare da grande, a chi eri, a chi vorresti essere, diventare, ai tuoi mini drammi, e tutte queste cose qui.
Adesso arriva la domanda scomoda di oggi: anche tu ricominci da settembre?
Quella nuova versione di te, quella nuova abitudine, quella dieta, quello sport, lo riprendi da settembre? Perché non oggi?
Nella mia precedente esperienza di lavoro, settembre e il momento “back to school” era concepito un po’ come il vero inizio anno, il vero gennaio, il vero momento di inversioni a U, cambi, licenziamenti, nuovi lavori e nuove versione di noi stessi.
Quel momento in cui prendere azione dopo le ferie e quel periodo lento e di riflessione su se stessi, di maggiore sincerità con noi stessi, in cui magari ti è capitato di ascoltarti un po’ di più e di chiederti se sei apparentemente appagato dal tuo lavoro, se sei riuscito ad ammettere di “sentire che manca qualcosa di importante” e di “percepire un vuoto che fa rumore” o se ci sia qualcosa che abbia “smesso di appartenerti” o che invece vorresti approfondire.
Ecco i primi benefici di quella noia giusta di cui ti raccontavo qui 👈.
Se poi ci concentriamo davvero solo sul tema lavoro/carriera è il periodo in cui probabilmente ti fai le stesse domande riprese anche a pagina 59 da Giulio Xhaët:
Quando mi alzo la mattina e sto per mettermi a lavorare, mi sento soddisfatto? Quali capacità mi permette di realizzare il lavoro attuale? Ho prospettive di crescita?
Ora dimmi: a te è capitato di riflettere su tutto questo durante questi tempi rallentanti?
Indipendentemente dalla tua risposta, che poi mi guarderò bene, mi sento di condividere anche questo mini video (ecco che anche TikTok come Instagram ormai sa più di me quello che mi passa nella mente), che crea una debole pace interiore, nel pensare che forse non siamo gli unici artefici di questa crisi esistenziale, che forse siamo sulla stessa barca in molti di più rispetto a quelli che crediamo e che forse non è poi tutto troppo solo colpa nostra:
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Ma domanda: se non hai TikTok questo tipo di link li riesci ad aprire?
🛝 Ma tu (quanto) giochi?
Riprendiamo un attimo quel discorso del lasciare fuori i pensieri, mentre gioco con la mia nipotina Alice di quattro anni 🕹️. Premetto che è uno spasso, e lo dico in modo del tutto oggettivo: sorride a tutti tantissimo, abbraccia tutti tantissimo (cosa che dovrei imparare da lei), è sempre presa bene, carica a mille ma di positività, curiosità, voglia di stare assieme.
Settimana scorsa l’ho trascorsa a casa a Biella, come ti anticipavo prima, e in parte anche con lei e con la sua curiosità.
L’ho dedicata a quelle cose banali e semplici come riordinare la mia camera (non so la tua, ma la mia a casa dei miei genitori è rimasta più o meno quella che avevo a 18 anni, le foto alle pareti sono per lo più dei miei compagni del liceo, ora ancora miei bff solo che nel frattempo si sono sposati e hanno avuto qualche bimbo). Di solito parcheggio fogli, vestiti, libri e cose che arrivano da altre case, altre vite, altri momenti, nei saltuari weekend in cui torno. Poi una volta all’anno più o meno la pulisco e riordino a fondo: butto via scontrini sbiaditi, biglietti aerei e appunti vecchi, gadget che nel frattempo hanno perso il loro significato, riordino auguri di Natale che da dicembre a oggi hanno preso un po’ di polvere, cassetti che non si chiudono e rimetto al loro posto quei libri che si erano accumulati sul comodino. Ora, prendimi per pazza, ma riordinare (non dico “buttare via” perché butto via davvero poche cose, al limite le metto in scatole o cassetti ma sono del team “non si butta via niente”) mi da tantissima leggerezza, soprattutto mentale. Mi sembra di avere le idee più chiare dopo, per quanto siano ancora arzigogolate allo stesso modo.
FYI: la stessa cosa l’avevo fatta lo scorso anno oggi, prima di partire per Bali, e a luglio subito dopo aver mollato il lavoro - è proprio un simbolo di riorganizzazione vita. Ci sarà un significato nascosto anche qui, da approfondire.
Comunque appunto, ho riordinato quella camera; ho approfittato per andare a fare un’oretta di massaggio; ho staccato un po’ dai social media, ho fatto yoga, giocato a tennis, letto, bevuto tanta acqua e mangiato bene, godendomi il ritmo lento di qualche giorno trascorso con una amica che è venuta a trovarmi da lontano (disclaimer: tieniti stretto strettissimo chi decide di dedicarti il suo tempo, e vuole stare con te per il semplice gusto di stare con te, anche soprattutto quando non c’è altro di straordinario di organizzato e sarà in questa parte di mondo per pochissimi giorni. È sicuramente una persona preziosa); e ho giocato con la piccola Alice.
Tra un disegno, una canzone di Frozen (che parliamone, non so se hai presente ma anche lì c’era una bella caccia alla propria identità, posto nel mondo ecc ecc), una partita a “racchettoni” nel prato, un travestimento e qualche gioco d’acqua, mi ha fatto tantissime domande, tutte che iniziavano con “Perché?” e una volta ricevuta la risposta, proseguivano con un altro ostinato e curiosissimo “Perché?”, che mi ha fatto pensare alla “Matrioska dei perché”, e a quella serie di domande che ti devi porre con curiosità e ostinazione, partendo da una domanda generale, per approfondire (scoprire forse?) il purpose della tua vita (lavoro o studio). Ecco che emerge già un po’ di quella lettura che sto approcciando con “Da grande”, che su 78 pagine lette ne ha già circa 58 piegate. 😅
Spoiler: uno dei giochi che facciamo con Alice è smontare e rimontare una matrioska di legno blu e verde, che mi aveva portato mio papà da un viaggio in Russia.
Ecco un mini esempio dei perché lavorativi, tratto dalle pagine del libro (immagina che sia una bimba di quattro anni a porgertele):
– Giulio, ti piace il tuo lavoro?
Sì, sostanzialmente sì.– Perché?
Perché lavoro nella formazione, nell’educazione…– E perché ti piace la formazione?
Perché mi permette di formare tante persone imparando cose nuove e progettando nuove idee.– E perché ti piace?
Perché mi piace tantissimo lavorare sulle idee e trasformarle in prodotti che prima non esistevano.– E perché ti piace?
Perché quando rielaboro delle idee e creo qualcosa di originale, che sia un testo, una canzone o un prodotto formativo sono felice.Nel farlo, mi sono stupito di un elemento a cui non avevo mai fatto attenzione, e che è saltata fuori alla penultima domanda: a farmi amare la formazione non è tanto la relazione con gli altri, quanto lo sviluppo di idee formative. Non sono un istrione da palco, sono un cavolo di nerd che si presta a stare davanti a un pubblico per divulgare idee: è questo ad appassionarmi.
E qui un po’ capisco che facendosi le domande giuste, si trova anche la strada giusta. Quante volte tutti quei miei momenti di overthinking sono fini a se stessi, incastrati (ancora di più se non ci fosse questa breve newsletter), sterili, aridi, inutili, infelici? Vale tutto e poi il contrario di tutto, in una spirale che non finisce mai.
E poi arriva lei a fine capitolo:
Qual è l’ultima volta in cui siete stati davvero felici?
Dove sempre Giulio Xhaët (che tra l’altro ho appena scoperto essere di Biella anche lui - qui urge un messaggio di presentazione), specifica:
Per «felici» non intendo un momento di serenità. Intendo con i piedi sollevati da terra. Ragionateci, e scavate con i perché sottostanti. A volte, quando la propongo, vengono fuori cose sorprendenti. In alcuni casi scatena il terrore, perché la risposta sembra lontanissima da ciò che stanno facendo e stanno diventando, e bisogna tornare indietro nel tempo di diversi anni. È normale. Oppure può rivelarsi una conferma naturale e bellissima. Per questo è una domanda importante.
Touché. Su questa ci ragiono e ne riparliamo magari lunedì prossimo, che dici?
Gingolino di chiusura 🥁🥁🥁
💡 Consiglio del lunedì
Il mio suggerimento di oggi (non lo chiamo più compito dai, che poi ti offendi e lo prendi come impegno in negativo) è di provare a farti più domande a effetto matrioska (lo farò anche io con te).
Nel fartele, inizia anche a togliere: hai presente la filosofia del “less is more” e compagnia cantante? Prova a togliere uno dei tuoi vizi o di quelle cattive abitudini (da oggi, non da domani). Può essere una cosa piccola, come quel caffé in meno, o quella mezz’ora in meno trascorsa sui social, o una cosa per te grande, come cancellare Pinterest, Instagram e TikTok anche se magari sei un artista in cerca di ispirazione (inutile che li cancelli io che li uso come passa tempo riempi vuoto - alla fine serve sempre contestualizzare), piuttosto che aprire il PC dopo aver fatto colazione e non prima, o iniziare a lavorare il giorno in cui rientri dalle ferie e non il giorno prima per portarti avanti.
Ti sentirai meno dipendente, più forte, più vicino alla tua essenza e forse allineato con le domande giuste dentro a quella matrioska.
📌 Post Scriptum
Il caffé di oggi non è un caffé.
Il caffé di oggi è uno sciroppo ai fiori di sambuco, da sorseggiare fresco e in mezzo al verde per riempirsi occhi, polmoni e cuore con un po’ di quel Fattore “n” che avevamo scoperto insieme qui.
Sono a Biella, la città natale in cui torno per prendere qualche coccola, rallentare e chiudermi nelle mie certezze. Sono al Cascinotto, un piccolo bar, ristoro, pausa nel verde, in mezzo al Parco della Burcina e ci si arriva dopo una breve passeggiata tra alberi secolari, cuneiformi, asiatici e piemontesi in un mix di flora e fauna che sembra di passeggiare in un dipinto.
È fresco, c’è silenzio e questo sciroppo di Sanbuco è un toccasana anche per la mente.
🪁 Buon lunedì!
Io riprendo a lavorare oggi (il lunedì si porta dietro ancora questo cliché), ma almeno sono ricaricata dopo qualche giorno in un posto nuovo 🌼, qualche altro giorno nel mio mare di sempre 🌸 e qualche altro ancora nella comfort zone di casa 🌺. Ma tu da dove mi leggi oggi? Sei ancora off? Fammelo sapere nei commenti 👇🏻
xx, Marta