#37 | La Newsletter del Lunedì
Di quel momento lì: quello che arriva a scrollarti l’inverno di dosso, portare i tuoi pensieri all’aperto e scoprirti un po’.
🙏🏻 First things first
Non sono brava a spiegare bene come mi sento (mentre mi sento), prevalentemente perché non sempre capisco bene come mi sento (mentre mi sento) o riesco a decifrare bene alcune sensazioni (mentre le sento) — figurati a spiegarle. Però posso dirti che anche questa settimana, questa newsletter mi ha regalato qualche gioia bella e ha generato tante conversazioni ancora più belle che mi hanno fatto sorridere il cuore (ecco: forse così si capisce come mi sento?).
Grazie per voler condividere spontaneamente l’effetto che queste mini letture hanno su di voi, grazie per rendermi partecipe di vostre parti di vita, molto vostre e molto intime: in qualche modo mi fate sentire più vicina a voi, anche senza conoscerci se non ci siamo mai visti e non sapevo di volervi conoscere. Poco a poco, questo spazio si riempie di energia sempre più bella e sono io che leggo voi con piacere. Grazie! 🙏🏻 Non so se basta qui — cosa si può dire oltre a un grazie?
A volte mi sento come un piccolo pescatore che getta una rete in un mare infinto e blu blu blu per ripescare chi si è perso e salvarlo portandolo con sé in un suo mondo pieno di risposte a tutte le sue domande (scoprendo poi di avere una rete troppo piccola, perché mai lo avresti immaginato, ma in quel mare infinito e blu blu blu ci siamo persi in tanti). Che pretese però pensare che questa piccola newsletter diventi un ancora di salvataggio. E infatti non ha pretese lei; si lascia scrivere e la sua unica pretesa è forse di alleggerire un po’ la mia mente. Si compiace però nel vedere come questo semi egoistico atto di benevolenza nei miei confronti abbia un effetto positivo anche su di voi. 🤍
Un po’ impazzisco e mi salta un battito ogni volta che mi rendo conto che in questo spazio voi ritrovate un po’ di voi, un po’ del vostro tempo e un po’ di serenità. Mi basta questo per essere serena e sapere che forse è un po’ questo il mio posto nel mondo.
Se poi quando vi scrivo, random e non di lunedì (perché sì, succede anche questo ogni tanto) voi pensate sia di nuovo lunedì (uno di quelli belli come intendiamo noi), è probabile che di battiti ne saltino più di uno e che un po’ mi esploda di gioia il cuore.
Che bello crescere assieme.
E sì: questo paragrafo è ritornato al suo posto.
Oggi le mie tue parole sono 3022, si leggono in 12:05 minuti, giusto il tempo di un caffé preso in piedi, al bancone, in quel posto di sempre, che sa di casa, in cui ti chiamano per nome e fai il pieno di buonumore (così vale). Ah! Queste 3022 parole restano con te per tutto il tempo che vuoi tu.
E intanto sigla di oggi:
🌼 Anche tu?
Anche tu ami vedere cambiare le stagioni? E magari fai caso alle ombre più lunghe per terra uscendo alla sera dall’ufficio, apprezzi tutta la luce che c’è ancora e alzi lo sguardo per cercare i colori del cielo al tramonto?
Anche tu ami vedere cambiare la tua città con le stagioni? E magari fai caso alle vetrine nuove fatte di abbinamenti più leggeri e in colori pastello, fantastichi su come potrebbero stare a te e su come vorresti riorganizzare tutto il tuo armadio?
Anche tu ti senti rinascere ogni volta che c’è una giornata di sole, cieli blu senza nuvole e aria fresca così? Tanto che improvvisamente vorresti dirlo a qualcuno?
Anche tu ami scoprirti quando senti che sta arrivando la primavera? Scoprirti di “toglierti il cappotto” o di “essere curioso di scoprire chi sei tu”, oppure entrambi.
Se hai risposto a tutto “sì” allora: 1. siamo molto più simili di quanto pensi (adoro!) e 2. forse anche tu ti sei accorto che sta iniziando la primavera. Almeno da questa parte di mondo. Sta già iniziando anche se non è ancora il 21 marzo. Sta già iniziando dentro di te intendo.
Forse in tanti siamo un po’ testardi e cocciuti e abbiamo la tendenza a restare avvolti nelle nostre coperte calde più del dovuto, a rimuginare su pensieri pesanti più del dovuto, a restare assopiti in divani comodi e caldi più del dovuto, noi con noi e con i nostri pensieri pesanti, i nostri dubbi, le nostre paure e tutto il nostro inverno, più del dovuto; noi con noi a piangerci un po’ addosso e a ingigantire quei pensieri fino a farli diventare più grandi di noi, più del dovuto.
Fino a che non arriva lei, la primavera, quella dama angelica che delicatamente ti scuote l’inverno di dosso, ti toglie quella coperta, ti scopre, ti esorta a uscire per sgranchire le gambe, fare una passeggiata, far prendere una boccata d’aria ai pensieri, a rinfrescarli, ad alleggerirli anche un po’. Ti fa scoprire (scoprire di “toglierti il cappotto” o di “essere curioso di scoprire chi sei tu”, oppure entrambi).
🌼 Marzo è quel risveglio dolce e angelico lì che ti prepara ad accogliere l’esplosione di colori, profumi e luci che verrà. Un risveglio un po’ “dolce e angelico che però ti scuote”, un’immagine di opposti, un po’ un ossimoro voluto perché queste settimane pre esplosione di colori, profumi e luci sono fatte di contrasti: non è già più inverno e vuoi toglierti la felpa, ma non è ancora proprio primavera e te la devi portare dietro “por si a caso” (qui ci sta bene questa espressione in spagnolo perché suona meglio in questa parte di frase, forse in italiano equivale a “nel caso in cui”, ma appunto, non lo diciamo in questa parte di frase).
🌼 Marzo è un po’ un caos: nel tuo armadio — con quel mix di giacche ancora pesanti e già leggere che si alternano, è un caos addosso — con quel mix di pigiama lungo ancora scozzese che fa ancora Natale e t-shirt già leggera che fa già primo weekend lungo al mare per Pasqua, ed è un caos in testa — con quel mix di pensieri ancora pesanti sul senso della vita e sul prendere le decisioni giuste e già leggere del “si vive una volta sola”.
🌼 Marzo arriva mentre sei ancora un po’ addormentato e sonnecchiante nel tuo pigiama lungo (sì quello lì scozzese che fa ancora un po’ Natale), nel tuo cappotto di lana (che quest’anno hai messo poco perché l’inverno da questa parte di mondo l’hai vissuto poco), nell’abitudine di infilarti la canottiera nei pantaloni e di metterti le calze, che fino ad adesso hai abbandonato solo tra Melbourne e Dubai.
🌼 Marzo è un po’ così, arriva senza bussare e con delicatezza angelica ti scuote: ti accorgi che è arrivato dalla tua nuova voglia di scoprirti (in entrambe le accezioni), dalla tua non voglia di rimettere il cappotto per rientrare in ufficio dopo quel pranzo al sole con i tuoi “nuovi” colleghi, nello svegliarti con una gamba fuori dal piumone al mattino perché con quel pigiama a panta lungo che fa ancora un po’ Natale adesso inizi ad avere caldo; ti accorgi che è arrivato perché improvvisamente ti sorprendi a fantasticare su una meta per le vacanze estive, su un vestito nuovo da comprare per il primo matrimonio dell’estate, “e le scarpe”?; ti accorgi che è arrivato perché improvvisamente hai voglia di ciliegie, di fragole e di mirtilli, hai bisogno di novità e freschezza per il tuo armadio; te ne accorgi perché vorresti tagliarti i capelli (ma non sai come), perché vorresti comprare un nuovo libro (ma non sai quale), avere un nuovo look (ma non sai quale), che hai voglia di novità nella vita, in casa, per i pensieri.
🌼 Marzo è un po’ così, ti accorgi che è arrivato perché nel chiosco dietro casa a Milano ci sono i tulipani di tutti i colori e te ne regali cinque per sentire l’arrivo della primavera anche in casa 🌷🌱; perché andando a correre ti attraversa la strada uno scoiattolo che ti sorride e tu contraccambi 🐿️🌱; perché uscita da quel nuovo ufficio le giornate sembrano più lunghe e improvvisamente non hai più voglia di tornare a casa per cena 🍃🌱.



Mia mamma dice che la natura salverà il mondo, o ci salverà (devo chiederle bene). Se ci pensi, lei fa il suo corso, si muove e va avanti incurante di quello che accade intorno, si adatta, scorre, cambia e a marzo arriva a ricordarti di scrollarti l’inverno di dosso e lasciare spazio ad altro: più fresco, più luminoso, più profumato, più mite.
🌼 A marzo ti rendi conto che la natura sta cambiando, anche in città: ci annuncia l’arrivo di una primavera che arriva a toglierci il cappotto, il pigiama lungo, il piumone, le calze e anche quei pensieri pesanti.
Arriva come ogni anno, puntuale, mentre sei lì impegnato impegnatissimo a perfezionare l’arte dell’overthinking; arriva a ricordarci di uscire di casa, di portare a fare una passeggiata fuori i pensieri e con loro anche tutti quei film mentali che ti stavi creando da sotto le coperte nel caldo del tuo inverno, mentale e non.
Portali fuori: quei pensieri lì che stai facendo marinare nella testa. Quel momento di vita durato circa dodici secondi che hai già trasformato in una docu-serie da dodici episodi che si ripetono in loop alle 2 di notte e che più cerchi di evitare, più ti riportano lì, all’overthinking. Trasferiscili fuori. Regalali al bosco.
[Riprendiamo quella struttura di ripetizione che mi piace. Anche a te?].
Anche tu mentre vedi la città che cambia, sotto cieli così blu, senti il desiderio enorme di respirare l’aria del bosco dietro casa in cerca dei primi segni di primavera?
Io sì e sempre di più. Qui è quando da Milano scappo a Biella e faccio quella passeggiata in mezza manica riuscendo a stupirmi lo stesso nel vedere le prime primule gialle e selvatiche che sono andata a cercare. Ecco adesso è vero: è in arrivo la primavera [sì, un’immagine che fa molto Heidi 👧🏻].
Che poi, forse lo dice anche un po’ la scienza che la via di uscita agli inverni della mente e del cuore sono le passeggiate random nei boschi così (no, l’aiuto migliore non era quel video di self-help su TikTok). Forse non usa questi termini la scienza, ma so che ti è passato il concetto (è un po’ tutto quel tema bello del Fattore N di cui abbiamo parlato qualche newsletter fa — eravamo al post numero #9, era aprile, ed era già primavera inoltrata 🌷).
Qui è quando ti stupisci ancora nel constatare come la natura sappia parlare a quel tuo mondo così profondo. Qui e in autunno, quando la natura si colora di nuovo, ma di colori più caldi, quando il bosco ti chiama per vederlo ancora una volta prima di perdere le foglie. Ti stupisci in primavera e in autunno, quelle stagioni intermedie in cui non è più, ma non è ancora, quelle “terre di mezzo” in cui puoi essere un po’ tutto, e che un po’ ti preparano a quello che verrà (caldo o freddo che sia). Quelle “stagioni di mezzo” che in metà del mondo non esistono: in metà del mondo l’estate lascia spazio all’inverno, che lascia spazio all’estate in un’eterna primavera. Penso mi mancherebbero le “stagioni di mezzo” se vivessi in quella metà del mondo.
“L’attesa non è anch’essa stessa il piacere?” si chiedeva Amleto. Ecco, gli direi che un po’ forse sì, lo è, è ambigua forse, ma tanto appagante quanto l’oggetto stesso che si desidera.
Anche per te?
🌼 Marzo è un po’ così, un mix assurdo di abbinamenti di vestiti e di pensieri assurdi: un attimo prima pensi GIÀ ai primi weekend tiepidi al mare e un attimo dopo pensi ANCORA ad andare a sciare; compri ANCORA le arance rosse e GIÀ le fragole; il caffé lo prendi GIÀ seduto fuori e appena quel raggio di sole si sposta vuoi entrare; hai GIÀ il gilet e la giacca leggera nell’armadio e ANCORA il cappotto e il piumino che nascondono poi anche un impermeabile — e in alcuni giorni vorresti indossare tutto assieme, por si a caso. Marzo è un po’ così, un mix di balzi lunghi tra GIÀ e ANCORA.
🌼 Marzo è un po’ fuori controllo. C’è il sole, ti prendi subito bene e all’improvviso torna il brutto e ti viene solo voglia di tornare dentro a quella tua coperta (e con lei dentro a tutti i pensieri che erano ancora rintanati lì).
🌼 Marzo è un po’ confuso, come i tuoi pensieri, i tuoi sbalzi d’umore, d’amore, d’aria, d’ansia — insomma una sorta di rave party per chi è meteoropatico (come si scrive meteoropatico? Forse così).
🌼 Marzo non lo capisci. Ti stai ancora svegliando (o ti sei appena appena svegliato —comunque siamo lì), ti sei scrollato da poco quella coperta tiepida di dosso e la tua mente si sorprende finalmente a organizzare il prossimo evento all’aperto, magari un weekend fuori porta (magari proprio quel weekend di sole fuori Parigi, al giardino di Monet che hai lì in stand-by dal 2020 e che nel frattempo è stato preso d’assalto complice qualche influencer, una serie Netflix e chissà cos’altro). Allora apri il calendario per riorganizzare la tua linea del tempo e lo sorprendi già pieno di date, di eventi e di weekend bloccati: ma quanto ci hai messo a toglierti quel pigiama lungo? È già tutto fully booked, anche i tuoi amici sono già tutti fully booked — niente, ci vediamo ad Aprile (da metà in poi però perché con la Design Week a Milano siamo tutti impegnati).
Ma loro quando si sono organizzati? I tuoi amici. Solo da te era ancora inverno? Solo mentale però, perché se ci pensi bene sei l’unica a non averlo neanche fatto davvero quest’anno l’inverno (causa quelle sette settimane di viaggio di là).
🌼 A marzo ti si risveglia un po’ tutto: improvvisamente vuoi riarredare tutta la casa, cambiare tutti i mobili, comprare un tappeto nuovo (anche una nuova casa)? Vuoi costruirne una da zero, vuoi buttare via tutto quello che hai nell’armadio, ricomprare tutto (anche un nuovo armadio), poi lo apri e lo richiudi perché a quel maglione sei affezionata.
🌼 Marzo non lo capisci (l’ho già detto?). Come non capisci lo scorrere del tempo — ma come fa a essere già marzo? Come non capisci l’immensità dello spazio, il cielo, le galassie e le stelle — come fanno a essere già spente se noi le vediamo ancora? L’infinità minuscola degli atomi; non capisci perché parli al tuo cane e agli esseri inanimati della tua casa, se tanto non ti possono rispondere. Un sacco di cose non capisci e sempre di più: le guerre nel mondo e chi ha ragione, perché non ci si chiama più, non capisci la moda, la moda del padel come sport, come funzionano gli algoritmi dei social media, perché ogni tanto vedi gli highlights del tuo profilo su Instagram e ogni tanto no, non capisci le leggi, come funzionano i forni microonde, le bollette della luce sempre più alte (alla fine tu sei sempre tu, con gli stessi bisogni, gli stessi consumi e nella stessa casa), i prezzi della marmellata alle stelle (quelle stelle lontanissime e già spente lì). E allora ti limiti ad osservare.
Ti limiti ad osservare la tua città che cambia, le stagioni che cambiano, i tuoi pensieri che cambiano, la tua energia che cambia. Qui è quando ti si risvegliano i pensieri, i sensi, ti si amplifica l’olfatto (forse con l’arrivo della primavera gli animali nel bosco rilasciano ancora più feromoni per cercarsi e sentirsi, che l’effetto arriva fino in città? Anche qui dovrei chiedere).
🌼 A marzo i campi iniziano a profumare di erba appena tagliata e l’erba rimasta ancora da tagliare, quella delle prime giornate più lunghe e con più luce, è verdissima — il contrasto con quei cieli blu senza le nuvole ti abbaglia, ti piace: lo fotografi. In lontananza senti le moto che corrono sulla pista da cross poco distante da quel bosco e le voci di chi è uscito a manica corta a giocare a calcio al campetto.
Ti limiti ad osservare il mondo che cambia e il tempo che passa su quel calendario che sono la conferma dell’ora e del giorno giusto in cui siamo, perché qui ogni tanto si perdono le coordinate e ci servono conferme concrete.
Anche tu a volte apri gli occhi al mattino e non sai che giorno è? O dove sei tu? Anche tu a volte hai quell’attimo di spaesamento lì in cui ti chiedi in che parte sei del mondo, in che stagione, in che letto, con chi, se è già passato Natale?
Tenendo un occhio chiuso e uno aperto perché la luce del telefono ti abbaglia cerchi una risposta nello schermo a fianco a te. C’è quel giorno in cui con sollievo scopri che è sabato e non lunedì e puoi dormire ancora un po’ (qui però abbiamo ancora un po’ di strada da fare); c’è quel giorno in cui invece è già lunedì e non hai tempo per perderti a letto nei tuoi pensieri.
Allora apri entrambi gli occhi, ti scopri, scoprendo di essere già un po’ scoperto perché con il pigiama lungo inizi ad avere caldo, ti trascini in bagno e ti lavi la faccia con l’acqua gelida, ti guardi al volo nello specchio solo per scoprire che è da pulire, ti svesti, ti vesti, prendi il caffé, è finita di nuovo la marmellata, ti lavi i denti, ti riguardi al volo nello specchio questa volta solo per cercare di fare la riga dritta con l’eyeliner e provare a non accecarti (ma perché dobbiamo stare così vicine allo specchio per truccarci gli occhi? Anche tu?). Ti infili la giacca e con lei arrivano anche tutti quei pensieri in coda, “Avrò troppo caldo? Troppo freddo? E se piove? No ma ci sta questa giacca perché al mattino fa ancora freddo, al limite poi me la tolgo”, ed esci.
Esci e ti abbaglia il sole, ti avvolge l’aria fresca (ma non fa freddo), è tutto più profumato, più luminoso, più mite. Ma sei tu o è la città?
Oggi vai in ufficio a piedi e tutta quell’aria frizzante la senti sul viso. È strano essere di nuovo a Milano e prepararti per andare in ufficio, ma andare in un altro ufficio; è strano andarci a piedi, fermarti per la pausa caffé con chi ancora non conosci e non conosce te. Cambiare le abitudini è strano.
È un ritornare, ricominciare, riscoprirsi.
È il tornare a cominciare a scoprirsi.
Era già marzo anche lo scorso lunedì, vero. Ma oggi è tutto più fresco, più profumato, più luminoso. Ti sembra esplodere uno strano senso di gioia di vita dentro e mandi quel messaggio che sa di sole.
🌼 È un mese strano marzo, un mese di passaggio, in cui ti rendi conto che hai già “scavallato” l’inverno, ma non è ancora propriamente finito. Magari domani piove, ma tu sei già mentalmente verso l’estate, ti sei già lasciato sedurre dalla natura che sboccia con forme leggere, dai suoi colori vibranti, dall’energia che ti invita già a sognare e guardare oltre l’immaginabile.
A volte ti chiedi se la primavera non sia (già) qui.
🌼 Marzo nella mia testa si chiama Alice: la mia prima migliore amica alle elementari, che è nata il 27 marzo — ci siamo perse persissime eppure resta una data fissa nel calendario (perché non so cos’ho mangiato ieri a pranzo, ma i compleanni dei dei primi compagni delle elementari sono ancora tutti bene impressi a mente lì, insieme ai loro numeri di telefono di casa — il telefono fisso è un’altra cosa molto nostalgica, come le cartoline e le lettere scritte a mano credo). Marzo nella mia testa si chiama ancora Alice, perché nel frattempo, cinque anni fa, mentre iniziava una pandemia mondiale, nasceva un’altra Alice, una personcina che nella sua innocenza, curiosità e voglia di vivere, spesso mi insegna meglio di tanti altri libri a non perdermi troppo e a stare al mondo. Ecco, Marzo è anche un po’ lei e ha tutta quella carica lì.
Ma tu te lo ricordi il marzo del 2020? Con i cieli blu, il sole forte, i giardini che stavano per sbocciare e quel dover stare in casa. Proprio a marzo, quando ti si risveglia tutto dentro e fuori, hai voglia di fare, di andare, di esplorare.
Quell’anno a marzo nasceva Alice, la natura si riprendeva un po’ di spazio e il tempo non si era fermato — no, neanche quella volta lì: è tornata la primavera puntuale, 365 giorni dopo come sempre ed è sbocciata più bella che mai, è arrivata e si è fermata lì in mezzo tra l’inverno e l’estate, come fa sempre senza chiedere, senza bussare e anticipando come oggi, tutti quei nuovi inizi che un po’ sono anche ritorni.
Anche a te iniziare e tornare sanno di contrasto?
Come marzo: quel mese di passaggio, come lo sono le stagioni, come lo sono poi anche tutti gli altri mesi se ci ripensi, ma forse lui un po’ di più, perché si riaccendono i colori, si spengono le luci e si aprono le finestre, risbocciano i fiori, ti riscopri e l’aria profuma di nuovi inizi.
Aggiungo il punto a questa frase, vado a capo e mi cade l’occhio sul primo post che mi ripropone quell’incomprensibile algoritmo:
“Marzo, la stagione dei ritorni”, è di Ikea che annuncia l’arrivo della nuova collezione, “perfetta per celebrare la stagione più bella dell’anno”.
Marzo, la stagione dei ritorni.
Il ritorno dei colori.
Il ritorno del bel tempo.
Il ritorno della primavera
Questo marzo mi piace sa di primavera in anticipo, di aria nuova, di cose belle, di persone più belle e di energia bella. E in effetti sì, anche di ritorni.
A marzo ti scopri, ti togli la giacca o capisci finalmente chi sei davvero tu (oppure anche entrambi). Marzo è un bel mese per ricominciare a cercare tantissimi glimmer, per fare corse lunghe in pantaloni corti, per prendere il caffé al sole, per compiere gli anni (e se di lunedì ancora meglio), per uscire messy e spettinato (potrai sempre dare la colpa al vento), per riascoltare in loop quella canzone che un mese fa, in quella parte di mondo là, sapeva così tanto di estate e adesso sa di primavera in anticipo.
Marzo è un bel mese per scoprirti.
Ma tu lo sai chi sei?
Io te lo racconto lunedì. 🤫
Tu intanto pensaci.
📌 Post Scriptum
Si ritorna sempre dove si è stati bene, dicono. E allora oggi il caffé del mattino lo prendiamo di fronte a casa, in un posto che sa sempre di casa, di tradizione, di comfort zone, di cose che non cambiano, di abitudine bella, di posto che ti manca quando sei lontano e in cui stai sempre bene.
La Caffetteria Leonardo è uno di quei locali storici e tradizionali dove di solito vai a bere il primo caffè del mattino, prima di iniziare la giornata lavorativa; dove ti fermi anche se è pieno di gente, caotico e il caffé magari lo devi prendere in piedi e al bancone; dove trovi i giornali sui tavoli e sempre le stesse persone, le persone del quartiere, degli uffici del quartiere, con i cani del quartiere, tutti sempre elegantissimi (sì, anche i cani). 🐕
Dove i camerieri sono sempre di buon umore e ti sorridono chiamandoti per nome, anche quando è affollato di gente, caotico e pieno di persone ferme e in piedi al bancone a prendere il loro primo caffé del mattino. ☕️
Forse l’unico posto in cui ti capita di fare colazione con cappuccino e focaccia, che non sia in liguria.
Forse anche il posto in cui vai più spesso e di cui hai meno foto (un altro contrasto un po’ assurdo), di cui non sai con certezza nemmeno il nome, hai dovuto cercarlo sulla mappa e che non segui su Instagram (da adesso sì), perché alla fine funziona poi sempre un po’ così.
Il primo posto in cui sei tornata, appena sei rientrata.
Scopriti, di lunedì!
E buona primavera (in anticipo) 🌼
xx, Marta
Metereopatico. Si dice 😉. Lo so bene io che ne sono un esempio
La natura ci (mi ) salverà
Si risolvono tanti problemi immergendosi nella natura : bosco mare neve piante di casa
E’ cura. Per il corpo e per la mente