#32 | La Newsletter del Lunedì
Di come rispondere tutte le prossime volte in cui mi chiedono che cos’è per me il coraggio [to be continued]. E di un gioco da fare insieme.
[First things first più brevi per il 2025? Non riesco, scusate 🥲 Anche perché le conversazioni che sono nate post NL #31 sono state forti. Io non so come dirvelo. Potrei dire che siete la cosa più inaspettata del mio 2024 che mi porto con entusiasmo, incredulità, gioia e tantissimo orgoglio nel 2025; sarebbe comunque riduttivo; poi ok, succede un po’ sempre che ogni volta che arriva qualcuno di nuovo in questo gruppo il mio cuore sorride e arrossisce come il cielo al tramonto [picture it! 🌅], perché come ben sai, e se non lo sai te lo dico io adesso qui, sono terribilmente timida, sì anche solo al pensiero che mi leggi, soprattutto se lo fai da seduto di fianco a me, al pensiero che mi dedichi questi dieci minuti e che li dedichi a te stesso per davvero seguendo il mio suggerimento (ti ammiro anche un po’) mi fai sentire bene; ho la sensazione di essere su un palco e avere 542 occhi che mi guardano dentro, il che mi mette un po’ (un po’ tanto) a disagio a volte, ma anche questo esporsi è una piccola conquista del mio 2024 che porto avanti con una giusta dose di coraggio nel 2025; ogni volta che tu, nuovo o non nuovo che sia, apri una di queste mie newsletter, ogni volta che mi scrivi per dirmi che l’hai fatto, che mi chiami per sapere come sto (e con la videochiamata Los Angeles <> Ho Chi Minh you made my day) il mio cuore sorride e arrossisce come quei cieli rosa al tramonto lì). A forza di sorrisi mi aiuti tantissimo a produrre pensieri belli. Quindi grazie! 🙏🏻 Non lo sto facendo da sola questo viaggio, metaforico e non: ci siete voi con me in ogni nuovo lunedì, che ribadisco per tutti i nuovi e non, è diventato il mio giorno preferito e di settimana in settimana non vedo l’ora che arrivi. Anche tu?].
FYI: non avevo mai scritto NL in viaggio.
🎧 Intanto una musica che ci piace:
🎋 Mini update dal Vietnam, poi ripartiamo
OK: FINE PRIMA PARTE ✋🏼 E non ho ancora trovato una parola per descriverla questa prima parte e per rielaborare tutto quello che hanno registrato i miei occhi, la mia mente, le mie orecchie, la mia anima. Per adesso ne ho condivise alcune qui, sono la parte calma del viaggio che è stato tutt’altro che calmo:
È stato un caos (per niente calmo) di gente, motorini, ore in autobus notturni improvvisati, aerei, notti insonni (sai quel meme “ho dormito otto ore in otto giorni”, ecco ero io), urla in vietnamita, musica musica musica, neon luminosi, musica musica musica, altissima, clacson (tantissimi clacson), programmi da rifare, improvvisazioni, curve a U, plot twist, casualità, shot imbevibili e tanta imperfetta perfezione. Non ho ancora trovato una parola per descriverlo (perché forse una non basta?) ma arriverà - I’ll keep you posted.
Fine prima parte di un viaggio che non è ancora finito, anzi, il bello del viaggio, del gioco (della vita?) arriva adesso forse, ma prima devo fare una pausa ai box. 🏁
🎪 Nella mia pausa, tu invece vuoi fare un gioco?
Perché adesso sì, bando alle ciance (si dice? Da me si dice), questo lunedì sa tantissimo di lunedì; è arrivato Il Lunedì back to work per davvero, back to basics, back from the holidays, back to BAU (dove BAU sta per Business As Usual, e lo prendo in prestito dal mondo HelloFresh e tutti i suoi acronimi: ma quanto è azzeccato?!). Dicevo: ci sta se oggi hai pensieri più pesanti, più incastrati, più grigi. Lasciali scorrere (come un fiume, come il caffè nella tazza, come il flusso dei sette milioni di motorini in Vietnam che non si fermano mai).
Ok, fair enough, non è Il Lunedì da rientro per me che effettivamente sono ancora fuori casa e soprattutto non sono seduta a una scrivania davanti a un PC (le mie chiappe 🍑, i miei occhi 👁️ , la mia schiena🚶🏻♀️e il mio colorito del viso 🍊, ringraziano).
Però non mi invidiare, anzi, non mi giudicare 🙏🏻 (dai lo facciamo insieme questo nuovo buon proposito del “no judging”? È super mega difficile, lo so - ma a te piacciono le cose facili?).
Non mi giudicare dalla storia che hai visto su instagram con il sole, il mare e le palme: è oggettivamente molto bello questo paesaggio, sì, ma non per questo non lo è il posto in cui sei tu (metaforicamente e non), non per questo è più facile (per me o per chi credi adesso stia meglio di te e abbia tutto). Sai perché? Perché dipende sempre un po’ da dove parti [ecco qui: al core di questo ragionamento, ma questo lo approfondiamo insieme dopo, non precipitiamoci a conclusioni affrettate. In alternativa, precipitati all’ultimo paragrafo ⬇️].
Per adesso intanto alzati in piedi e vatti a fare un caffè così riattivi la circolazione, sgrancisci le gambe, dai aria al tuo cervello già stanco da Lunedì con la L maiuscola, il vero lunedì post “Vacanze di Natale 2024” scandite da sole-neve-mare?-colazionilente-colazionialetto-panettoni-libri-amici-brindisi-casa-pistedasci, e tutto quello che hanno significato per te le tue vacanze. Alzati in piedi e vai in cucina a farti un caffè così fai circolare l’ossigeno in corpo e poi please sorridi (sorriditi!). Questo tuo lunedì sa tantissimo di lunedì e ha tutto il diritto di saperlo. Però sorridi(sorriditi!) e datti una pacca sulla schiena [riesci da solo?], perché se tu sei qui con me adesso, significa che sai bene (molto bene) come alleggerirlo e io sono molto soddisfatta e orgogliosa di te. Ma te lo giuro, molto! Non te lo direi se no. 🫶🏻
Lo sono perché so benissimo che il mio viaggiare porta con se newsletter ancora più lunghe e il fatto che tu le legga tutte fino alla fine, magari proprio di lunedì appena la ricevi, mi riempie il cuore. Anzi, ti dirò di più: viaggiando così, in questo mio eterno sabato di vita attuale, se vogliamo parlare per metafore come piace a noi, in questo mio attuale mondo senza lunedì, penso tantissimo (anche più di prima, incredibile vero? A volte vorrei avere una penna magica, capace di trascrivere i miei pensieri sul nascere 🖌️) e potrei scriverti una newsletter al giorno se volessi, per regalarti tanti momenti di pausa dalle tue settimane di un gennaio che è ripartito in quinta. 🕹️ Non voglio intasare la tua inbox, ci mancherebbe, però preparati davvero all’effetto collaterale di tutti questi miei flussi di pensiero liberi e infiniti:
ti regalerò davvero newsletter (un po’) più lunghe, AKA ti regalerò (un po’) più tempo da dedicare a te stesso. Soprattutto a gennaio, mese dei nuovi te e delle tue nuove promesse, soprattutto nel primo vero lunedì di gennaio che sembra impossibile da affrontare! 💪🏻
È sul difficile che serve stringere i denti, non mollare e riuscire a ritagliarsi qualche momento per sé, non credi? Come si dice? “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare” o “a lottare”? Non so, io con i nomi e i modi di dire non ci sono
(FYI ho sempre detto “Can che abbaia non dorme”, che comunque è vero, o “A buon imprenditor poche parole”, che comunque è verissimo, chiedilo al tuo amico imprenditore).
Bando alle ciance [di nuovo] prendi questo periodo come un gioco dove ogni tanto arrivi alla casella “pausa” e causalmente è un lunedì.
Ecco il gioco 🎪
In questo gioco mentre tu fai il social media manager, il product designer, l’analyst, lo sviluppatore informatico, lo startupper, l’ingegnere, lo chef, l’imprenditore, il buyer, l’architetto, il CEO, mentre sei concentrato sulle preoccupazioni della tua vita, mentre sei impegnatissimo a fare il collega o il co-founder perfetto, la mamma, l’amica, la sorella perfetta, mentre sei sommerso da lavori e pensieri super mega impegnativi mentalmente che ti costringono anche un po’ a stare a fissare un PC per ore, io ti regalo un po’ di aria, di pause, di poesie, ti porto con me nel mio viaggio non so dove, alleggerendo la tua mente dai pensieri pesanti, dai numeri, da quella raffica di call e dai quei business plan per qualche minuto. Poi puoi tornare lì, ai tuoi pensieri, ai tuoi numeri, ai tuoi KPIs e alle tue call, alla tua crisi esistenziale se ci sei [benvenuto!], ma a mente (un po’ più) fresca.🎐
Dai giochiamo? 🎪🎰🏎️ Che poi tra qualche racconto condiviso su Instagram o in qualche newsletter passata è un po’ già così, ma ufficializziamo le regole del gioco.
⛹️ Warm up
Mentre aspetti che scenda il caffè (o salga se ti fai la moka 😍):
sgranchisci la schiena, allungando le braccia indietro,
alzati e toccati la punta dei piedi (cerca di non piegare le gambe),
fai tre respiri profondi (profondissimi) accompagnandoli con le braccia,
guarda fuori dalla finestra e riabitua la vista ad orizzonti un po’ più lunghi,
metti la tua canzone preferita del momento e cantala (ballala saltando sul letto se sai ballare, anzi, ballala soprattutto se NON sai ballare) e soprattutto se sei in smart - non farlo in ufficio, non so che effetto potrebbe avere sui tuoi colleghi (che non necessariamente mi leggono o si trovano sono nella loro “no judging era”),
lancia un cuscino (anche qui sempre se sei in smart),
chiudi dieci minuti gli occhi e ascolta cosa ti dice la testa,
leggi questa newsletter.
Ok, recupera quel caffè prima che si raffreddi. [Si è già raffreddato, figurati, lo so già].
Ora partiamo: 26:33 minuti [whaaaat?! Sì ce la puoi fare] tutti tuoi in 6638 parole scelte per te. 🔥
Forse gennaio comincia adesso:
🏁 Pit stop: pausa ai box
[Rifornimento, sostituzione gomme, controllo ai freni: ricarica batteria🪫 ].
Avresti mai detto che questo gioco iniziasse con una pausa?
Quiet zone: pausa, detox, silenzio.
Pausa dai rumori della città, dalla folla, dallo smog, dal caos metropolitano, da queste città asiatiche in costante movimento, dai neon delle insegne colorate, dai clacson, dalle grida, dalla musica a volumi altissimi, dal rumore continuo dei motorini che ti fa desiderare un mondo di motori elettrici (qui forse anche tu che come Pietro Innocenti e tutti i big del mondo automotive il rombo dei motori lo ami, saresti d’accordo con me).
Quiet zone: pausa, detox, silenzio.
Perché prima di ripartire con la seconda parte di viaggio, quella con me e con tutti i miei pensieri che ad oggi ho lasciato un po’ in stand by perché occupata a vivere il viaggio, devo fare un pit stop di rifornimento energia.🪫
L’ho fatto con qualche giorno in un posto al sole, più silenzioso e lontano dal chiasso e dai troppi stimoli. Ed è stato un po’ come rientrare nella mia bolla.
Metaforicamente è il rientro nella mia comfort zone interiore, io con me, con i miei pensieri storti e ingarbugliati, nel mio silenzio a tratti assordantissimo, soprattutto nei pochi istanti che seguono l’allontanarmi da quella zona di caos, stimoli, luci che è la vita. Appena me ne allontano, sento un sibilo forte nelle orecchie, a tratti fortissimo, che mi accompagna fino poi ad acquietarsi e gradualmente spegnersi. Qui è quando scrivo.
Una “pausa, nella pausa” un po’ come quella che suggerivo io a te lunedì scorso mentre eri ancora in vacanza, per recuperare le mie energie.
Come recuperi tu le tue energie? ✨🔋
Credo che la rua risposta dica molto del tuo essere più estroverso o più introverso. L’ho scoperto qualche anno fa, durante un evento offsite con la mia azienda di allora. Avevamo dovuto fare un test sulla personalità e nell’individuare questa caratteristica avevo scoperto che non necessariamente introverso ha a che fare con la timidezza e estroverso solo con l’essere un buon comunicatore (qui per essere essenziali e ragionare per massimi sistemi, so che entrambi i caratteri sono molto più complessi di così). Piuttosto ha a che fare con il modo in cui recuperi le tue energie.
Per esempio: dopo una call in cui hai presentato la strategia di marketing per Q2/Q3 in inglese al tuo stakeholder tedesco, dopo una cena per conoscere per la prima volta la famiglia della persona che ti piace, dopo una serata da speaker su un palco, dopo aver accolto per ore e con gentilezza e sorrisi che ti tirano la pelle del viso file e file di clienti in vacanza, dopo un’intervista live con le telecamere puntate, dopo aver recitato una poesia in pubblico. Insomma, dopo che liberi energia, come ti ricarichi tu? 🪫
Te lo chiedo perché mi sono accorta che non necessariamente il modo che ho di farlo io è quello più comune. Anzi.
Ah giusto! Cosa faccio io?
Mi isolo un po’ dal mondo, per tornare nella mia bolla: torno a casa (che può essere Biella se sono a Milano, Milano se sono a Barcellona, rientro a casa se sono fuori). Ritorno in un posto mio, dove ci sono quasi solo io, dove c’è più silenzio, pochi orari fissi e probabilmente qualcosa per scrivere. Non sempre scrivo, perché spesso dopo aver ricevuto tutti quegli stimoli non riesco. Però riporto il battito del cuore al suo ritmo e distendo la faccia, mi levo un po’ di maschere e torno in me con me.
Dopo queste prime settimane macinando chilometri in lungo e in largo per questa terra così diversa da come me l’aspettavo, così diversa da quello a cui sono abituata, così diversa da me, ho bisogno di tempo per me. Sento il bisogno di tornare nella mia bolla e annotarmi le mie cose se ho voglia e riesco, darmi tempo per decomprimere, dedicarmi il silenzio, una doccia bollente e infinita, di digerire tutto quello che ho visto, fatto, assaggiato, alle persone che ho conosciuto, alle energie regalate.
Però ecco, non lo fanno tutti: c’è chi ricarica facendo un aperitivo con gli amici, una serata di fuoco, una sessione di allenamento ad alta intensità, una sauna, o anche tutte queste quattro cose assieme. Credo che quest’ultimo modo di fare sia più comune nelle persone estroverse.
Mi succede da sempre. Di me, da piccola, dicevano spesso: “Dove la metti sta” ed effettivamente era vero ed è ancora un po’ così. Ho una grande capacità di adattamento anche a situazioni abbastanza scomode, che poi mi faccio diventare comode, motivo per il quale penso sia davvero molto “facile” stare con me, dove “facile” non è necessariamente nella sua accezione più positiva questa volta, perché di base ti seguo, mi plasmo alla situazione in cui mi trovo, alla persona che ho con me, all’ambiente circostante (oltre al fatto che ho sempre pensato di essere stata un camaleonte 🦎 in qualche altra vita passata). Mi accorgo benissimo quando succede e ammiro lo sforzo del mio corpo, della mia mente e della mia energia ad adattarsi a nuove circostanze. Ti rifordi Flubber? Un esserino plasmabile così, ma non con tutta la sua infinita energia. Guardiamo quella mini casa a Milano: non credo che in tanti sarebbero resistiti tanto, non lo credevo neanche di me stessa (doveva essere la soluzione per qualche mese, sono passati ormai due anni credo). E quel lavoro tossico? Prima di uscirne ero quasi quella rana cotta di cui ti parlavo nella NL #22. Quei dieci chilometri di corsa se non stai bene? Niente, Marta keep going perché tanto il corpo è una macchina perfetta e ce la fa! Ecco, “Forse non sempre”, mi ha detto una volta quel sibilo nelle orecchie.
Solo che spesso essendo stata troppo sul “treno sbagliato”, per recuperare mi serve una cosa paradossale come un viaggio così. Lo faccio (questa cosa di adattarmi all’ambiente che mi circonda) in primis per curiosità, soprattutto se sono in situazioni che non conosco, o con persone molto diverse da me. Perché qui ho l’opportunità di fare cose diversissime da come le farei io. In passato spessissimo (adesso meno) ma succedeva anche perché nel mio tendere a rispettarmi poco, non pensavo di potermi meritare di più di quella casa piccola o di quel lavoro che mi toglieva la voglia di vivere.
Confesso: adesso ci sono arrivata e quando torno - ma torno? - cercherò per me una casa un attimo più grande, con un attimo più di luce e un attimo più di cucina. Ma giusto “un attimo”. Idem per il lavoro, qualcosa che mi lasci anche la voglia di vivere.
Lo faccio consapevolmente anche perché di base penso venga apprezzato (e a me piacere, piace e anche un po’ tanto - va be’ ma a chi no?) poi però se questo mio modo di fare non viene apprezzato, o non tanto come mi aspetto, mi rompo (letteralmente), esplodo: ciao, parto, vado!
Senza esplodere sempre e tornando ad esempi un po’ più comuni come quelli delle presentazioni in pubblico, devo rientrare nella bolla e ho bisogno del mio tempo per recuperare tutto quello che sono io, l’energia vitale che ho dato e ho messo in pausa per vivere quella situazione di adattamento.
Quiet zone: pausa, detox, silenzio.
All’inizio è difficile e senti ancora mille rumori causa mille stimoli esterni. Magari hai sonnissimo, ma ne hai talmente tanto che non riesci a dormire. Ecco, io qui compongo newsletter (qui, come sui transfer lunghi in ciabatte brutte, o camminando per le città a piedi - scusami Giuli se ogni tanto mentre eravamo assieme in giro per il Vietnam ho sofferto di mutismo selettivo, o sfrecciando su un motorino guidato da un vietnamita molto prudente che decide di attraversare l’incrocio mentre arriva una macchina in senso contrario, sta attraversando un cane, ci sta superando da destra un altro motorino e sul marciapiede ne stanno arrivando altri due sempre in senso contrario - però con il casco). Ecco, lì.
In questa fase qui è ancora un po’ tutto incastrato, ma man mano che sto in silenzio con me, depressurizzo e man mano sento che la mia energia ritorna a galla. Anche questo fa parte di quell’andare fuori dalla comfort zone che farà un po’ da fil rouge a queste newsletter in viaggio.
In questa pausa mi concentro per fissare solo le cose che voglio io, senza disturbi: rumori, scene di vita, dettagli. Senza quei cavi elettrici in giro per le risaie del Vietnam per dire. Hai mai notato? Nelle immagini del Vietnam, permane un filo della luce (un ammasso di fili della luce) dappertutto. Se ci fai caso anche nella foto del post che ti ho condiviso poco fa. [⬆️]
Sei poi un po’ tu a scegliere di non vederlo. Fa parte dell’allenare la vista alle cose belle, del concentrarti su esse e non su altro. Ma c’è, è lì se lo vuoi vedere.
🛝 Scorciatoia
Pit stop finito: rifornimento fatto, gomme cambiate, freni controllati, batteria ricaricata, ora sei pronto per ripartire, via veloce fuori dalla tua bolla. 🏎️ Fuori da quella comfort zone, bella e bellissima che però un po’ ci limita. Almeno a me.
Che forma ha la tua comfort zone? 🫧
La mia ha la forma di una bolla di sapone, tonda e trasparente a tratti arcobalenosa (in queste newsletter ogni tanto si inventano vocaboli belli), che si apre e posso uscire, poi si ricostruisce e quando non ce la faccio più e voglio tornare, ci posso rientrare. Quindi sì, più resistente di una bolla di sapone, perché non si rompe mai: è fluida e flessibile. È una di quelle bolle di sapone grandi come quelle che fanno per i bambini a Barcellona lungo l’Arco di Trionfo. 🫧
Me la immagino profumatissima. [Ma che profumo buono ha la crema Lancaster per il sole? A me ricorda l’estate al mare con la mamma - un profumo che mentalmente mi riporta dentro alla comfort zone].
Ci esci e te ne allontani più che puoi, molto probabilmente per tornarci prima o poi (come le tartarughe, che *tornano sempre — l’hai poi letto il libro? Se non sai quale puoi tornare indietro di qualche post, eravamo alla NL #12 🐢). E quando ci rientri forse non sei più neanche tu, o meglio sì ma più ricco. E quella bolla lì ti sta un po’ stretta. E allora ne crei una più grande in cui starci comodo con te stesso.
Io qui [amici aiuto] ho perso un po’ la bolla, la bussola, tutto. Un po’ lo faccio sempre apposta, per vedere anche un po’ quello che si prova e se il mio corpo e la mia mente ce la fanno. Li tengo allenati. Sai cosa? Ce la fanno benissimo! Sono molto più forti e belli di quello che immaginavo (li avevo sottovalutati).
Questo viaggio è tutto fuori dalla comfort zone, non solo per l’essere lontano da casa (e tutto quello che racchiudono per te queste quattro lettere), ma proprio per tutto. D’altronde go big or go home dicono.
Sto vivendo questo viaggio con la filosofia del “visto che siamo in ballo, balliamo”:
la visita guidata prevede di passare davanti a una vasca di serpenti? Guardiamoci dentro (giuro, giuro! Che mi trema la mano a scriverlo e se questa newsletter fosse cartacea [che a parte, che bello sarebbe?] lo noteresti. 🐍
la passeggiata lungo la cascata offre un punto bello da cui tuffarsi anche se non conosci il fondo, non lo vedi e tutta quella storia lì che ti raccontavo nella storia del pesciolino nella NL #19? Tuffiamoci! 🐬
tra i posti consigliati dai tuoi amici il miglior panino sembra il Banh Mi di Ho Chi Minh, è enorme e ha mille ingredienti di cui il cetriolo è l’unico che riconosci: mangiamolo! 🐷
ci sono 7M di motorini al mq? Perfetto guidiamone uno! 🛵




Riassumendo: io che sono la persona più prevedibile, routinaria e monotona che conosca, quando esco dalla mia comfort zone prendo gradualmente confidenza con la vita e vivo con una sana dose giornaliera di incoscienza, facendo tutto quello che non farei mai e riscoprendo nuove parti di me, riconoscendo di volermi più bene e di ammirarmi. Ed è per questo motivo che vorrei che prima o poi saltassi anche tu! [Ma anche questo te lo spiego meglio dopo].
Questo è un viaggio fuori dalla mia comfort zone TOTALE, in cui riconosco di essere un po’ un paradosso di persona un po’ anche io, che vive un paradosso di vita.
Il paradosso: nella mia mega e ripetitiva, noiosa e bellissima routine, faccio la stessa colazione da 34 anni, faccio sempre e solo 10KM di corsa in Parco Sempione se a Milano e fino al mare oltre il W Building se a Barcellona, mi sveglio quasi sempre alla stessa ora (che sia lunedì, sabato o un lunedì che sa di sabato), mangio quasi sempre la pasta a pranzo e spesso tolgo il grasso dal prosciutto (sai che mangiare dice molto di te e del tuo senso, un po’ mania del controllo?), se facciamo un aperitivo assieme probabilmente prendo un bicchiere di vino rosso, o una birra, se è estate uno spritz - fine del mio menù drink; al mare mi tuffo solo se so cosa c’è sotto e se conosco tutti i pesci per nome.
Qui invece è tutto random: qui mettono il sale, l’uovo o il cocco nel caffè, eppure non ho mai assaggiato caffè più buoni, qui Luis mi propone una corsa all’alba al parco di Hanoi senza aver dormito e dico di sì, qui non so cosa ci sia in un panino a dodici strati e lo mangio, qui nuoto in acque a tratti torbide e con tantissima corrente se è un fiume. Qui vado così: a caso.
Vivo così come viene, senza più tutti i miei rituali di vita routinaria (ok Giuli, ti sento: l’acqua calda al mattino la bevo anche qui! 👵🏼).
Però sai cosa? Mi piace anche questa parte di me più estrema, che agisce più di petto e pensa un po’ meno, che si butta, che prova, che prima di dire che non le piace, lo fa.
🎬 Hai mai visto “Nerve” il film con Emma Roberts e Dave Franco? Ecco, se questa fase della mia vita fosse la versione online di quel gioco di realtà virtuale io starei partecipando come giocatore (non più come semplice osservatore). È vecchiotto, perché è del 2016, ma se lo trovi guardalo, probabile alcune cose che nel 2016 erano “assurde e nel futuro” si sono già verificate.
🤹🏻♂️ Cambia colore
Ora forse ti farò ridere (ci sta anche visto il lunedì in cui ci troviamo), ma ti assicuro che vivere la vita sotto il segno dei gemelli con luna in gemelli, non è facile: “è un po’ come avere quattro Teletubbies in testa 🐵🐵🐵🐵, uno rosso, uno verde, uno giallo e uno blu” (forse non sono di questo colore quelli veri? Allora cambiamo, “è un po’ come avere quattro Power Rangers in testa 🤺🤺🤺🤺uno rosso, uno verde, uno giallo e uno blu” - però loro erano di più di quattro forse?; ok, ci sono: “è un po’ come avere Alvin, i Chipmunks + Brittany o una delle Chipette in testa” 🐿️🐿️🐿️🐿️ così sono quattro, hanno il rosso, il verde, il giallo e il blu nelle magliette e abbiamo anche una quota rosa, andata!).
Scherzi a parte: vivere la vita sotto il segno dei gemelli, con la luna in gemelli non è facile e non smetterò mai di dirti che non devi fare paragoni, soprattutto qui, soprattutto con me: è un po’ come avere quattro voci in testa, opposte l’una all’altra (oltre che caratteri molto dispettosi a vicenda - quindi esempio Chipmunks azzeccatissimo). Quattro menti da mettere d’accordo sempre: un mega lavoro, tantissima confusione, dubbi, molto caos? Come faccio a prendere una decisione se parlano tutti? Se si confrontano, litigano, si influenzano e cambiano idea reciprocamente, pensano a tutto e poi al contrario di tutto? Ora che ho deciso, il treno molto probabilmente è passato!
Ora capisci?
Di che segno sei tra l’altro? 🌌
Molto probabilmente dopo ore a riflettere così, la decisione che prendo è quella meno sensata, come prendere un volo solo andata, senza avere idea del tuo futuro molto prossimo.
Però sai cosa? Quando alla fine di tante riflessioni puntuali e ordinate (del Chipmunk 1 con carattere blu* 🖌️) arriva l’azione meno opportuna (del Chipmunk 2 con carattere giallo* ☀️), sono felice! Mi da una scossa quella cosa lì. Ecco perché mi servono un po’ tutti e quattro questi colori* nella vita, per equilibrarmi. Sai che palle se fossi solo blu? Ho imparato a domare quei Chipmunks (Teletubbies, Power Rangers e scimmie urlatrici) che ho nella testa.
*adesso la teoria dei colori te la spiego 🌈
È abbastanza bello e da i brividi quando alla fine dopo tanto ragionare del blu, decide il giallo. Di petto, vivere la vita e prendere le decisioni di petto, senza pensarci troppo, ascoltando anche un po’ l’istinto, l’intuito e la curiosità, fa venire i brividi: come la sensazione di quando salti da una roccia. Prendere quello che ti arriva anche un po’ a scatola chiusa, come ha fatto un po’ la famiglia di Pietro Innocenti*, quando si è trasferito a Shanghai.
*tutte queste reference al CEO di Porsche perché ho ascoltato un Podcast bello, te lo lascio in fondo
Ma che bello è? Tanto non puoi sapere tutto, e poi “Come fai a capire quando sei pronto? Non sei mai pronto”, ci dice sempre Papà Porsche. Molto vero. Le cose maturano con una certa lentezza, ci devi prendere confidenza con questa vita e poi allora puoi fare un tuffo o aggiungere una giusta (sottolineo giusta) dose di incoscienza (molto da giallo!).
Iconografia a parte, se hai notato i colori sono sempre quei quattro lì, i colori primari: rosso, verde, giallo e blu.
Perché questi quattro colori? Non li ho scelti a caso (qui mai nulla è lasciato al caso): arrivano dalla Teoria dei colori di TTI Success Insights. La conosci? Questa è bella: te la spiego io! 🙋🏻♀️
🔎 In sintesi si tratta di un modello psicologico utilizzato per identificare e comprendere i comportamenti delle persone attraverso quattro colori, ognuno rappresentante una combinazione di tratti dominanti della personalità:
🖍️ Rosso: persone dirette, decise e orientate ai risultati. Tendono a prendere il controllo e ad agire rapidamente.
☀️ Giallo: persone socievoli, entusiaste e persuasive. Si focalizzano sulle relazioni e sulla comunicazione.
🍃 Verde: persone calme, pazienti e orientate al supporto. Cercano stabilità e valore nelle relazioni a lungo termine.
🖌️ Blu: persone analitiche, precise e attente ai dettagli. Preferiscono strutture chiare e prendono decisioni ponderate.
Questo è un modello molto teorico, si parla di “tendenza a”, “predisposizione caratteriale”, “tratti dominanti” e “tendenze comportamentali”, quindi nessuno di questi colori è più giusto o meno di un altro, anzi.
Anzi: ogni persona possiede tutti e quattro i colori, ma in proporzioni diverse. Quindi uno o due colori tenderanno a prevalere nel tuo carattere, ma tu hai caratteristiche legate a ciascun colore.
Prendi me, che tu mi conosca più o meno bene: sono verde 🍃e blu 🖌️ (che comunque è anche il mio match di colori preferito al mondo, soprattutto in natura). Probabilmente in questo viaggio sono solo gialla ☀️ e rossa 🖍️e il blu l’ho lasciato a casa. O ancora: sul lavoro e nella gestione della mia ordinata, precisa, puntigliosa e prevedibile routine lavora il Chipmunk blu. Sulla scelta di guidare un motorino in Vietnam, probabilmente quello giallo.
Secondo te tu di che colore sei?
🔎 I colori dominanti riflettono il tuo comportamento più naturale (di solito quando sei nella tua comfort zone, per restare in tema), mentre gli altri colori sono presenti in misura minore e possono influenzare il comportamento in modo diverso a seconda delle situazioni o dei contesti (magari in ufficio, tendi a far prevalere una parte più organizzata di te per esempio - blu - che non possiedi a casa).
Tutto questo è un teorizzare molto brevemente e molto a grandi linee, ma se ti interessa lo possiamo approfondire, perché poi ai colori è da associare una serie di valori, ma se approfondissi non torneresti più al tuo lunedì, quindi lasciamola per un’altra volta; credo di avere il permesso ufficiale per parlartene meglio (io e i miei mille lavori del passato).
Quello che ti deve rimanere è che non siamo mai solo uno dei colori, ma sempre una combinazione di questi che definisce la nostra personalità in modo più sfaccettato.
Ed è molto interessante se applicato anche ai team in azienda o ai gruppi di lavoro, perché crea equilibrio (esempio: se 4 co-founders di un progetto fossero tutti e 4 blu e verdi, probabilmente quel progetto sarebbe super perfetto in teoria e sarebbe presentato con slides simil opere d’arte, ma non verrebbe mai lanciato. Serve un po’ di rosso).
Anyway, colori a parte, quando esci tu?
Sì è vero, forse ti sei appena trasferito in un’area remotissima del deserto australiano e sei già un po’ uscito, o hai appena mollato il lavoro in una big fashion company con ufficio figo a Milano e sei al tuo secondo (terzo?) mese di viaggio per il Sud Est Asiatico (e magari ci siamo anche appena incrociati a Hanoi, “Ciao Nick!”), o ti sei imbarcato nel progetto professionale della vita, quello che se va spacchi di brutto - questo in effetti è un bel viaggio fuori dalla comfort zone; forse stai facendo dei colloqui per raggiungere il tuo quasi marito a Dubai - qui mi sa che il viaggio non è solo il tuo; forse hai appena ricevuto un’offerta di lavoro per Tokyo e ti trasferirai per un anno, a fine mese, o hai appena lanciato il tuo Substack - anche questo è un bel viaggio, […] tutti questi esempi di “forse” non sono puramente casuali. In effetti il fil rouge bello di questa community un po’ è anche questo (o almeno della parte di community che conosco): siete persone molto belle (mentalmente soprattutto), intraprendenti, emozionalmente intelligenti ed è sempre molto bello confrontarmi con voi, mi insegnate tanto.
Vorrà dire che anche tu mi condividerai la tua avventura fuori dalla tua comfort zone, tu che ci sei già uscito. E vediamo se siamo allineati, perché a me è successa una cosa strana: il mio uscire dalla mia comfort zone anche mentale, che fa rima con “tutte quelle credenze radicate” e da quel non giudicare che ritorna sempre, mi è difficilissimo. Soprattutto ora che sono in viaggio e che ho scelto di vivere la mia “no judging era”. È difficilissimo rimanere fuori dalla mia comfort zone e non giudicarMI.
Ti è mai successo?
👾 Imprevisto
[Come in tutti i giochi degni di essere giocati, se no che gusto c’è].
Ricapitoliamo un attimo: ho appena fatto un salto dall’altra parte del mondo con un volo di sola andata, lasciando la mia comfort zone e il mio carattere blu a casa, e ho scelto di iniziare il mio 2025 con un unico principio (buon proposito se vogliamo essere precisini), il non essere precipitosa nel giudicare (animali, cose, persone, città,..).
Ma non potevo scegliere un buon proposito più facile? Forse sarebbe stato meglio smettere di bere caffè [no dai!].
Che difficile rispettarlo bene! Che difficile non giudicare quando si viaggia e si incrociano culture e modi di vivere così lontani dal tuo.
Il Sud Est Asiatico è curioso, è particolare, è interessante: è molto diverso dall’Europa. [Ma va?] E così lo sono le sue persone, che magari camminano strisciando costantemente i piedi, ti urlano addosso, sputano per terra (capita facciano anche la pipì alla luce del sole), non danno mai la precedenza ai pedoni, tengono le unghie lunghissime, ti passano davanti senza rispettare la coda e senza accorgersene, non tirano l’acqua, ascoltano le telefonate e i video di TikTok a volumi altissimi, mangiano rumorosamente a ogni ora del giorno e della notte, non capiscono l’inglese, guidano occupando tutto lo spazio disponibile, anche il marciapiede in senso contrario di marcia se necessario, […].
All’inizio pensi che siano irrispettosi, sporchi, maleducati. Non li capisci. Poi però se ti fermi un attimo e ci pensi (e ripensi anche al tuo buon proposito): loro sono diversi. Diversi: non necessariamente maleducati, meno puliti, sbagliati, anzi; sono educati in un modo diverso, hanno una diversa concezione di pulizia, di buone maniere e di ordine. Se fossi tu a non capire loro? Mi permetto di dire che molto probabilmente è così e che tra le cose da lasciare a casa viaggiando (e vivendo) c’è anche la presunzione di essere nel giusto e migliori degli altri.
Riconoscere tutto questo è un po’ il bello di un buon proposito così difficile, che ripensandoci sono contenta di aver portato nel mio 2025: è difficilissimo da gestire, ma ti regala migliori versioni di te stesso.
[Qui è quando la ragazza davanti a me, in quella fila per il bagno che due signore asiatiche hanno appena saltato passandomi davanti, si gira con un sorriso divertito e un po’ confuso tanto quanto il mio ed esprime a suo modo un gesto di comprensione nei miei confronti (in italiano le avrei detto “va be’”), poco dopo ti chiede se sei di fretta così puoi andare prima tu. Ecco: mi tengo solo questo suo gesto bello].
Visitare un nuovo paese mette a dura prova la tua pazienza (e qui la mia è infinita, da buon carattere verde 🍃), però vuol dire anche aprire la mente, togliersi quelle toppe dagli occhi e quegli stereotipi classici, significa lasciare a casa il tuo bagaglio di certezze e viaggiare più leggero.
Sicuramente potrai applicare questo principio anche a casa, senza considerare superficiale una persona abbronzatissima e super pompata, solo perché è abbronzatissima e super pompata a gennaio, o senza considerare più felice e fortunata di te una famiglia solo perché hai appena visto una storia di loro riuniti sorridenti a Natale, o senza considerare leggera una donna che esce con tre o quattro uomini per volta senza legarsi a nessuno di loro, o senza prendertela con chi ha il posto finestrino in aereo, ma è fisso sullo schermo del suo cellulare e non si accorge del cielo infuocato di tutte le sfumature di rosso che ha di fianco, o senza pensare quello che pensi se incontri una ragazza come te che di professione è spogliarellista. [Continua tu].
Questo non giudicare come vedi va sottobraccio con il non paragonarsi agli altri per vivere con un attimo più di leggerezza.
E sul giudicare se stessi come siamo messi? Perché da questo punto di vista, vivere la mia “no judging era” mentre viaggio resta difficilissimo, soprattutto nei miei confronti.
E adesso ci arriviamo.
Tu ti parli? A te stesso intendo. Ti critichi? Ti sgridi? Ti giudichi?
Io sì, molto. Sono il peggior giudice di me stessa (una versione di giudice rosso e blu): immagina la versione estrema della Signora Rottermier per Heidi, della Signorina Trinciabue per Matilda, di Piton per Harry. Mi parlo molto e mi critico di più.
Ed è successo anche qui, mentre viaggiavo e osservavo questo mondo così curioso, particolare, interessante e diverso dal mio, perché mentre io sono qui a spingerti oltre la tua comfort zone e a raccontarti come vivo io fuori da quella bolla, Los Angeles brucia, Cecilia Sala da 21 giorni è in un carcere in Iran (ok adesso forse e a casa), tanti dei vietnamiti che incrocio hanno ancora corpo dovuti probabilmente alle conseguenze della guerra e di quel’Agente Arancione che li ha distrutti nei plurimi attacchi di neanche cinquant’anni fa. Confrontarmi con la vita vera, con i problemi veri che ha il mondo vero mentre io sono qui a scrivere questa newsletter e a raccontarti di aggiungere un po’ di sabato nel tuo lunedì, mi ha vista molto superficiale, molto.
Superficiale perché mi rendo conto troppe poche volte di avere tutto, che il viaggio che sto facendo è un lusso perché i miei bisogni primari sono pressoché soddisfatti e che comunque e dovunque vada, avrò sempre una casa e una famiglia che mi vuole bene, da cui tornare, disposta ad aiutarmi (più case se considero anche i miei amici). 🏡
Qui è quando mi rimprovero da sola.
[Fortunatamente, l’assistente di volo interrompe le mie autocritiche mentali chiedendomi se il mio compagno è già passato o se sto viaggiando da sola. A quel punto nell’ascoltare la mia voce rispondere di sì, “I am traveling alone” si innesca un’ondata di pensieri nuovi, questa volta più legati al volermi bene e al sentirmi forte nel vedermi da sola, dall’altra parte del mio mondo, mentre mi imbarco su un volo con una destinazione non troppo ragionata e a stare bene nel farlo].
Qui penso, “ma chi c’è di più forte?”. Mentalmente e fisicamente, dentro e fuori.
Qui è quando ci riragiono e capisco che ha senso riflettere anche sul resto e riconoscere che tutto quello che ho non è da dare per scontato, ma fine: non è necessario giudicare troppo neanche se stessi così.
Se non ti è chiaro: esci, esci che fuori dalla comfort zone spesso si delinea la migliore versione di te stesso.
☀️ Uscita di prigione
[Questo ticket lo puoi prendere e usare solo se sai stare da solo o vuoi imparare a farlo].
🫶🏻 Ti auguro di uscire dalla tua comfort zone e partire per un viaggio tuo, per te, con te e da te e tornare più bello (dove “più bello” fa rima con “ricco di pensieri positivi in più).
🫶🏻 Ti auguro di farlo almeno una volta nella vita.
🫶🏻 Ti auguro di avere almeno una volta nella vita la voglia (l’occasione, l’opportunità, la possibilità) di fare un viaggio con te stesso, di saper stare da solo (di chi era questa canzone?🎶), di volerlo fare.
Qui ti potrei riportare un po’ delle condivisioni, dei pensieri e delle considerazioni belle nate con Nick che si trova un po’ nel mio stesso momento di vita, oltre che nella stessa parte di mondo, e che questo viaggio se lo sta facendo, ma te le riassumo: serve a te, alla tua mente, al tuo carattere, al tuo saper stare meglio al mondo. E spoiler: non ti serve un burn out per partire, non te ne servono due, non ti serve essere quella rana all’ultima fase di cottura che ti dicevo sempre nella NL #21. Fallo e basta, quando te la senti tu.
Qualcuno di voi lo ha già fatto, chi a piedi, chi in bici, chi per mesi, chi per anni, chi è tornato. Qualcuno lo fa abitualmente, un po’ ogni volta che si perde (I feel you!), beh, che dire, non necessariamente ti ritrovi, ma sicuramente senti di volerti più bene e che sei molto più forte di quello che pensavi di essere. Qui è quando io mi sento un piccolo Incredibile Hulk.
Qualcuno ha paura di farlo: allora tu, che hai così paura, fallo! Ti chiederai perché non l’hai fatto prima [vero Anna? 😘].
Molto probabilmente ci saranno momenti di disagio, di tristezza, di incredibile preoccupazione, di scoramento, magari anche di paura e poi piano piano starai bene e apprezzerai tantissimo la serenità del tuo stare bene così, anche da solo con te stesso, anche lontano da casa, anche tu che a casa dormi ancora con una lontra di peluche e per te non lo credevi possibile. Come quando inizi a scrivere e non sai da dove iniziare: apri il PC (o il quaderno, per i vecchi come me) e lo richiudi. Lo apri ancora il giorno dopo e lo richiudi ancora. Scrivi una riga che dieci minuti dopo cancelli. Poi ti parte la poesia e non finisci più di scrivere o di viaggiare, questo scegli tu, fa comunque rima con “di volerti sempre più bene”.
Tu cosa stai leggendo? 📖
🫶🏻 Ti auguro di fare quel viaggio con te stesso anche se sei felicemente fidanzato, se sei sposato, se hai un figlio, se hai vent’anni, o se ne hai cinquanta (come Paola che da Varese sta viaggiando alla ricerca del suo posto per trascorrere i prossimi anni di vita). Sempre. Puoi farlo sempre. Ti serve ed è bello per conoscersi meglio. Tanto poi puoi sempre tornare. Io te lo dico, quando vedo giovani coppie con zainoni pesantissimi e un mini essere vivente appresso, o addirittura mamme sole con quello stesso zainone pesantissimo e un mini essere vivente appresso le ammiro, insieme a tutti quelli della newsletter scorsa. Le ammiro tanto, tantissimo perché credo siano l’emblema del voler vivere una vita senza rinunciare a nulla.
Io forse da mamma mi vorrei un po’ così, vorrei continuare a portare in giro la mia mini me su uno zaino (fino a 20Kg ho capito che ce la posso fare) e le farei capire vivendo che il mondo è molto più grande e strambo di quello che ci raccontano nella teoria. Non so se sarò mai madre, ma nel caso mi piacerebbe esserne una un po’ così - nel mentre posso fare la zia così.
⛳️ Da dove si comincia
[Attento, rileggilo: non è una domanda. Se lo fosse comunque la risposta non sarebbe necessariamente “dall’inizio”].
Il gioco, il bello, la cosa importante e anche quella determinante è un po’ il tuo punto di partenza.
Come diceva il mio professore di ginnastica al liceo, quello che conta è da dove parti, dalle tue condizioni di partenza, da come sei tu.
Ti spiego: se hai una buona costituzione, due metri di gamba, sei super fit perché ti alleni abitualmente e corri come una gazzella, il tuo 8 in pagella a fine quadrimestre avrà un valore sicuramente diverso da chi non ha mai visto una scarpa da ginnastica prima, magari è pure basso e in sovrappeso. Quest’ultimo avrà fatto un tempo diverso dal tuo, o corso di meno nello stesso tempo (dipende qual è la prova qui) ma vuoi mettere il suo impegno? È comunque un record, e il Prof. Fraire gli avrebbe dato 8 lo stesso, premiando la buona volontà, la costanza nell’allenamento, il mindset positivo, la voglia di farcela, l’andare oltre ciò che conosci già, l’impegno e non solo il risultato finale. Lui sapeva dare i voti bene così, ci ha insegnato a rispettare le regole dei giochi, a essere leali, a fare colazione e tolto il suo look di “calzino di spugna + mocassino” ci sapeva fare (no dai, perché togliergli il look).
Onesta, io ci sono arrivata dopo. Lì per lì, in quelle ore di ginnastica mi chiedevo perché compagni più lenti di me (che spesso saltavano le lezioni per “indisposizione” e palesemente era “non voglia”) prendessero come me, che non ero di certo una gazzella (i miei due metri di gamba non sono mai pervenuti), ma in quanto persona molto, molto (molto l’ho già detto?) disciplinata, facevo esattamente il tempo che lui ci chiedeva, impegnarmi, mi impegnavo (e ovviamente figurati se ho mai saltato una lezione). Sempre detto che avrei potuto fare il servizio militare. Anche perché non ho proprio sempre un grande rispetto per il mio corpo, sto imparando un po’ ultimamente ad ascoltarlo e capire quando mollare, a rispettare le mie giornate no, grigie, la stanchezza o il riposo. Prima dello scorso anno e di questa newsletter il fermarsi era un po’ sinonimo di fallire anche per me. 🙅🏻♀️ Ora l’ho capito e penso ancora di più a quanto lui fosse una brava persona (ci pensi mai a come i professori stando con noi cinque anni diventino parte della nostra formazione?).
Quindi tormando a noi, perché questo esempio? Viaggiare da solo perché ti piace, sei e sei sempre stato autonomo e indipendente è diverso dal viaggiare da solo per ritrovarti dopo una serie di delusioni di vita che non ti aspettavi. Lanciarsi da una roccia non ha lo stesso effetto se sei un tuffatore olimpico e lo fai abitualmente anche da più in alto. Prendere 5 voli a settimana non è uguale tra chi lo fa da sempre e chi ha paura di volare. Dipende sempre un po’ da dove parti, dalle tue condizioni di partenza, da come sei tu, dalla prospettiva che dai alle cose.
Nel dubbio datti una pacca sulla spalla se l’hai fatto (una, tutte o una nuova, delle cose menzionate sopra).
🏎️ Fine della corsa
[Vuoi fare un altro giro?]
Comunque ecco, ho preso la mia “pausa nella pausa” anche io, giusto per consultarmi con quei quattro dispettosi Chipmunks che ho in testa, riordinare un attimo i pensieri e pianificare con calma il resto del viaggio, ascoltarmi e ripartire più leggera.
Riparto più leggera e ben ricaricata dopo questa mini pausa di vitamina D, salsedine e vento che ci voleva tutta e mi serviva per resettare. Riparto subito perché il viaggio che voglio fare adesso è diverso da quel momento di vita lenta lenta vissuta a Bali lo scorso anno: è più avventuroso, fisicamente stancante, pieno di imprevisti, di costanti viaggi nel viaggio per soddisfare la mia curiosità e riempirmi di esperienza. È comunque una pausa dalla vita, questo sì, dove a tratti sento ancora qualche grida fastidiosa nella testa e vedo il mio giudice interiore che alza la bacchetta e sottolinea il senso del dovere, di responsabilità, il senso di colpa. Ma sono grida, giudizi e rimproveri gestibili (sto imparando a domarli), che mi viene più facile da tenere sotto controllo spostandomi, piuttosto che stando con le chiappe al vento [picture it!🍑]. Con tutto il rispetto per chi lo fa, tra l’altro. Perché è vero che se sono nella mia “no judging era”, è vero che sono anche in quella in cui non riesco a stare ferma (o meglio, riuscirei ma non voglio), voglio invece impregnarmi di esperienze e di mondo, ho bisogno di questo adesso, devo fare qualcosa, scoprire, curiosare per il mondo e curiosarmi per scoprirmi.
E tu? Sei pronto per affrontare il tuo Lunedì con un po’ più di leggerezza, meno giudizio e facendo meno paragoni?
Dimmi di sì. Altrimenti ricomincia questa lettura da capo.
📚 Quando non scrivi, cosa fai?
Tra voli, transfer e spazi di tempo che si dilatano, spesso scrivo. Oppure no. Ti lascio tre cose belle che ho visto, letto e ascoltato quando non stavo scrivendo. Secondo me ti piacciono:
🎥🍿 | Un documentario che racconta come le acque dell’oceano possono guarire una crisi di salute mentale: Daughter Of The Sea
[link al film qui: https://www.patagonia.com/stories/daughter-of-the-sea/video-138299.html]
📖💭| Un articolo di Substack se pensi che il lavoro perfetto non esista [spoiler: esiste]:
🎧🎙️| Un episodio di Podcast per conoscere il CEO di Porsche e capire anche un po’ dei riferimenti al buttarsi e a prendere tutto a scatola chiusa di questa newsletter:
📌 Post Scriptum
Questa newsletter è nata a sorsi di un caffè curioso, particolare e interessante (oltre che iper calorico). Un caffè che non ti aspetti e che inaspettatamente ti piace: hai mai assaggiato l’Egg’s Coffee? 🧋🥚
In sintesi: un po’ un tiramisù da bere. Una bomba di zuccheri che mi ha fatto scrivere queste 6638 parole di getto, oltre che raggiungere un picco glicemico visibilmente (ho il cuore a mille). Provalo e poi mi dici. Sicuramente, parlando di comfort zone e di caffè, siamo di nuovo usciti. 🫧
L’ho preso sull’isola di Phù Quoc (sono sempre in Vietnam) da 📍Buddy Cafe - scritto proprio così - in vietnamita il caffè si scrive CÀ PHÊ? Non è simpatico? ☕️
Ragionandoci su penso che tutti questi posticini e angoli di mondo cosy dove mi rintano a scrivere e dove nascono questi post bello, sono un po’ tutti dei “buddy caffè”: compagni amici di testi belli. 🧸
[Basta! Ciao, io vado a recuperare il mio bolide e a vedere una spiaggia che dicono abbia molte stelle marine (per mia mamma che legge: è tutto sotto controllo, se hai ricevuto questa newsletter sono già in un’altra parte di Vietnam e quella moto l’ho già restituita. Poi comunque lo step uno intanto è trovarlo, cosa da non dare per scontata!). E per te: it’s time to go ad affrontare davvero il tuo Lunedì].
Buon primo Lunedì dell’anno!
Che sia più leggero di quando è iniziato.🎐
Bello bello. Super 👏