#24 | La Newsletter del Lunedì
Di paure che diventano gioie e di no che non hanno bisogno di spiegazioni. Perché no. E di quel sapientone di Snoopy.
[First things first: è troppo bello (ma mi fa anche un po’ paura) sapere che siamo 167; è troppo bello (ma mi fa anche un po’ paura) vedere la notifica della newsletter del lunedì sul vostro schermo mentre è lunedì, sono le 10:00 e siamo insieme; è troppo bello (ma mi fa anche un po’ paura) che siate voi a riempirmi di spunti e lasciare che nascano flussi di pensieri intensi e semi infiniti - perché sì, è successo di nuovo e anche in queste ultime due settimane mi avete dato tutte le motivazioni del mondo per essere mega grata di questo posto qui (soprattutto tu che sei l’iscritto #167 e sei anche il più giovane tra tutti: ricevere il tuo grazie mi ha fatto sciogliere 🫠 — ma anche un po’ paura di come il mondo stia cambiando?; soprattutto tu che lunedì scorso nello scoprire live che non sarebbe uscita, te ne sei andato con un “va be’ ho capito, si prospetta un lunedì di merda” 🙃; e soprattutto tu che qualche giorno fa out of the blue hai socchiuso gli occhi e mi hai puntato un dito contro per chiedermi: “ma infatti, perché non è uscita la newsletter lunedì?!” 🥲). Anyway: mi sa che da via Stampa faremo una colazione di gruppo visto l’interesse riscosso con l’ultimo post. Però condividetemi le vostre disponibilità - anche perché ora che l’ha suggerito anche rockandfiocc non troveremo mai più posto - ragaaaa questi treni]!
E fine.
Questi “First things first” devono tornare più brevi, lo so. Ma nel tempo mi sto abituando ad accorgermi un po’ di più di quelle cose belle che ho già, ma che non vedevo e che prima mi facevano paura. Consiglio di farlo anche a te, perché facendolo ti rendi conto di tanto in più: su di te, sugli altri, su di te con gli altri.
Ciao tu! Adesso la finisco con i preamboli: dedicati i prossimi 18:11 minuti (opssss - va be, te la puoi dividere in due parti, farti due caffè o anche solo fermarti per 18:00 minuti, secondo me ce la fai) di questa newsletter che è nata correndo un giorno per Milano ed è finita volando un giorno verso il sud.
PS [No! Ma come, siamo già al PS? — Dai! È solo per la prima parte 🤫]: se questa newsletter fosse un’opera d’arte, sarebbe quella di Amanda Jones e soprattutto l’ultima slide di questo post:
🧚🏼♂️ Cosa ti porta qui?
Intanto: ma quanto è difficile essere davvero qui? Solo qui intendo 📍.
Leggere queste 4548 parole senza pensare a quell’altra mail aperta nella schermata di fianco, che si aspetta una tua risposta entro le 10:10, ma è ancora sempre e solo una bozza; o senza pensare alla notifica che ha appena illuminato lo schermo del tuo telefono (non farci caso); al rumore del caffè della moka che sta salendo (no dai! Questo sì! Vai a versartelo, io ti aspetto - e che grande che ti fai davvero il caffè leggendo questi post).
Nel frattempo io metto una canzone:
Metaforicamente, come quasi tutto qui, quanto è difficile essere davvero qui: guardare il mare e respirarlo, senza pensare ai foliage autunnali in montagna altrettanto da respirare; a cosa sta facendo chi è oltre molto oltre quel mare e ancora ti fa ridere; a quel viaggio che vuoi fare; a quell’altro mega viaggio che vuoi rifare; a come sarebbe stato tutto diverso “se”; a quel round che ancora non si è chiuso (perché?!); a quello che si è appena chiuso (tu forse sei un po’ più giustificato, still, cerca di restare qui); a quella casa che non è ancora finita; a quel figlio che non arriva; agli esiti di quell’esame che non hai ancora; a quanto saranno ancora lunghi e noiosi i prossimi sei mesi di lezioni; a quel plan B di vita che hai lì in standby da un po’ e hai ormai vissuto talmente tanto nella tua mente che ti sembra sia già successo (spoiler: dal vivo potrebbe essere più bello); al fatto che ormai è novembre, mancano 8 lunedì per chiudere l’hanno (9?) e tu ancora devi fare alcune delle cose che volevi fare a febbraio; a quella conversazione da affrontare lunedì (qui non è metaforico). A chi vorresti essere, a dove vorresti andare, a cosa vorresti fare.
OK: step back, ritorna qui.
Respira quel mare blu davanti a te (o quel bosco di colori caldi - you choose) è infinito e ha un moto talmente regolare e continuo sulle coste lì sotto che se ti concentri ti calma; il cielo si sta colorando di rosa causa tramonto dietro di te, non fa freddo, l’aria sa di salsedine. Un cagnolino ti ha sorriso superandoti (glimmer! Qui da leggersi con la stessa intonazione di “Thriller” durante la parata di Halloween a New York nei giorni scorsi). Veditela qui 👇🏻:
Fai dei respiri grandi, magari ti aiuta a cambiare il tuo stato emotivo e ti riporta nel presente: stare così di fronte a quel mare e respirarlo mi ha fatto sentire calma, più presente e centrata sul momento.
Mandiamo un’altra canzone per distendere questa atmosfera di salsedine novembrina.
Insomma davvero.
Ti sei mai chiesto bene, “Cosa ti porta qui?”. Prima ancora di chiederti “Come stai?” (premesso che non rinnego comunque niente di quanto scritto nella NL #1), “Cosa cerchi?”, “Che senso ha tutto?” .. Ecco, quest’ultima davvero ti prego eliminala però.
Probabilmente c’è chi è qui e legge perché un po’ mi conosce, è di famiglia e nel suo piccolo cerca di supportarmi nelle mie novità indipendentemente da tutto; c’è chi legge perché si ritrova in una stessa sensazione, in una frase, in un gesto, in un momento, in un pensiero; c’è chi vuole trovare conforto da una sconosciuta altrettanto disequilibrata, ma allineata mentalmente; c’è chi non lo sa neanche (forse mera curiosità?) e va benissimo così; c’è chi vuole solo ascoltare una canzone o avere uno spunto per il prossimo caffè; c’è chi vorrebbe scrivere e ha bisogno di quell’input; c’è chi cerca risposte (spoiler: non ce ne sono molte); c’è chi si fa le stesse domande; chi è qui solo di passaggio, resta per il tempo che gli serve e poi impara a inserire questi 10 minuti di sole nella sua vita anche senza questo reminder del lunedì e senza il sole.
Ecco: questa newsletter si può concepire come la notifica che ti arriva per ricordarti di staccarti da tutto quello che stai facendo, guardarti attorno e scegliere di focalizzarti su una cosa più bella per i prossimi +10 minuti.
Tu precisamente perché lo fai?
È una domanda retorica, dai! Però ascoltati e sappi che se sei qui, un motivo, anche meramente inconscio c’è e in qualche modo ti fa bene.
Comunque non ci credo che siamo già a 1111 parole e ancora non ti ho detto niente di concreto: ‘Marta, ma come fai?’.
Ora ci arrivo, sorry! È che ogni tanto mi perdo.
💥 Crash test
Con la vita, con te stesso, con tutte le tue paure: ogni tanto serve. Te lo prescrivo.
Io di paura ti ho già parlato qui. E non è la paura dei ragni, dei serpenti e del buio. O meglio, forse approfondendo bene, queste paure sono tutte collegate. Sempre qui ti parlavo di quella paura sana che alla fine ti fa fare il salto, quel salto che sai di voler fare da tempo, perché sai che ti farà benissimo e la serenità si nasconde lì dietro, ma che in qualche modo un po’ non fai (spoiler: se lo fai ti maledirai per non averlo fatto prima — ma quanti spoiler oggi).
Quella paura che se non tieni sotto controllo e non gestisci ti logora. Hai paura di perderti momenti di vita, emozioni, sensazioni, incontri, persone, pezzi di mondo. Hai paura di dire di no e allora dici sempre sì, fai tutto, fai tutto assieme senza chiederti se è quello che vuoi fare, perché hai paura a rimanere escluso (dai gruppi, dalle conversazioni, dal mondo).
Solo che fai un po’ tutto senza essere presente in niente di ciò che fai. Però fai tutto. Hai paura che la vita sia lì in tutto quel fare, andare, provare, perché You Only Live Once and allora Please, Make It Counting. Ma se mentre fai quella cosa, pensi già alla prossima; se per viverti quell’esperienza, devi perdere con chi condividerla; se mentre guardi il mare vorresti essere a correre in un bosco arancione in montagna (e mentre stai correndo in un bosco arancione in montagna, vorresti respirare il mare); se mentre ti impegni a vivere tutto, perdi te stesso: allora che senso ha?
Forse quella paura di poter perdere te stesso era l’unica per la quale valesse la pena preoccuparsi, e non l’hai avuta (e ti sei perso). Oh, Oh!
Che poi non fraintendermi, ci sta che questa paura faccia parte di noi se è lì per motivarci a fare quel passo (non avrei scritto il post #2 se no). E ci sta che si voglia vivere con tutto quell’entusiasmo da YOLO per un periodo, o per più di uno, all’occorrenza, se lo si fa con consapevolezza. A me succede, non sempre, ma succede. A me tutta questa paura di perdermi pezzi di vita, succede nel momento in cui penso che non abbiamo davvero tutto il tempo che pensiamo di avere. Mi viene per le cose più grandi, tipo i cambi vita rivoluzionari, l’impostare una vita per me diversa. Mi viene quando penso a queste cose qui:
Aiuto.
Qui si scatena una cosa dentro di me, che non so cosa sia, ma mi viene da dire che è paura di Missing Out qualcosa, un’ansia strana, che mi fa venire mal di pancia. È tipo una paura di perdermi pezzi di una vita più bella di quella che ho già e fa rima con quella famosa FOMO (piacere! 👋🏻) da Fear Of Missing Out, di cui tutti siamo schiavi prima o poi, chi più chi meno o in alcuni momenti di vita particolare, più lunghi o meno e con cui prima o poi siamo destinati a fare i conti. È quella nuova forma di ansia sociale che è nata da quando i social network hanno preso il sopravvento sulla nostra vita.
Quella che è in costante lotta con la sua affermata antagonista, questa volta JOMO (piacere anche a te!👋🏻) da Joy Of Missing Out (e però qui ora ci arriviamo, perché non è tutto oro quello che luccica) in quel costante scontro tra titani che tiene occupato il nostro cervello ormai da un’eternità, ma che di recente è diventata ancora più virale su Facebook, Instagram e TikTok al punto da portare questo conflitto (e il tuo interiore) a un altro livello.
I segni della FOMO sono molto riconoscibili: se ti guardi attorno, vedrai chi controlla lo schermo del suo telefono incessantemente e si lascia distrarre. Ha probabilmente paura che non facendo così si potrebbe perdere quella prossima esperienza, relazione, informazione, attivata da quella notifica.
🔎 FOMO: sigla dell'ingl. “Fear Of Missing Out” (= paura di rimanere escluso), che si riferisce alla sensazione d'ansia provata da chi teme di essere privato di qualcosa di importante se non manifesta assiduamente la sua presenza tramite i mezzi di comunicazione e di partecipazione sociale elettronici interattivi. ◆ È la malattia del nostro secolo ossessionato dalle comunicazioni: il pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante di quello che stiamo facendo noi. E che ci stiamo perdendo qualcosa. (Ilaria Betti, Huffington Post.it, 14 ottobre 2013)
Picture this (e qui vai di immagine mentale): pensa a quella persona di prima lì quella che hai visto mentre ti guardavi in torno e che ha ricevuto quella notifica. La apre, è la notifica di un post su Ig di uno dei suoi migliori amici che si è trasferito a vivere in California (in Australia, a Bali, in Thailandia, dove vuoi tu, ma facciamo al caldo); si trova in una villa lussuosa con piscina a scomparsa sull’oceano in stile casa di Seth Cohen in The O.C. La foto lo ritrae proprio a bordo di quella piscina, con il PC sulle gambe, mentre osserva il mare oltre a quel bordo piscina che scompare; il video dopo, nel carosello pubblicato, lo ritrae mentre sorseggia un cocktail multi vitaminico e alcol free (perché sì, se non lo sapevi il mondo è andato avanti e non va più di moda bere alcolici tra la GenZ) ed è in compagnia di nuovi amici, che non sei tu, sorridenti, abbronzati, con i capelli spettinati dal mare e dal vento e schiariti dal sole. Sta vivendo una vita da nomade digitale, lavora solo da remoto e condivide tutto quello che fa.
Nella descrizione di quel carosello non c’è scritto altro che #YOLO.
Ok: YOLO è la nuova frontiera della vita, dirai tu.
Dove si firma dici?
Aspetta un attimo. In quel momento pensi di volere esattamente quella vita, che è poi analoga a quella che vedi molto spesso anche dai profili di vari influencers che segui, indipendentemente dalla piattaforma social in cui li segui. Ti spingono a vivere la vita come se non ci fosse un domani, a rischiare, saltare, tuffarti, prendere quella decisione, a vivere mille esperienze, vivere senza rimorsi, la tua miglior vita: live your best life (oh ma solo a me sembra che in inglese tutte queste espressioni suonino meglio?).
Ammettiamolo: questa vita ti tenta e ok, è comprensibile. Anche a me! Se ci penso però, c’è qualcosa che mi disturba e non convince, vediamo a te: che cosa nutre questa filosofia del YOLO? Forse quella stessa paura di perderti un pezzo, di rimanere fuori e non viverti un’esilarante esperienza. Quel dove fare sì o sì. Ma pensa al suo essere nomade digitale e alla concezione stessa di smart-working: è davvero così?
Se tanto poi devi essere sempre connesso, reperibile e performante in quegli orari prestabiliti lì e anche oltre, forse tu non saresti in quella piscina, ma in salotto, senza il sole sullo schermo a perdere la pazienza perché il wifi non prende bene, la call è già iniziata, tu non riesci ad accedere e ti senti in colpa per essere fronte mare (per quanto pensi sinceramente che il wifi di casa Cohen funzionasse bene).
Però scherzi a parte: prima di invidiare quella vita lì, forse non converrebbe sapersi godere quello che si ha, a prescindere? E quindi portare a bordo un po’ di vita da vivere con presenza e intensità nella tua quotidianità. Forse non serve cambiare tutto o andare dall’altra parte del mondo, non credi? Oppure sì, ma con questa stessa consapevolezza.
Comunque non siamo nè il primo, nè l’ultimo a pensarla così.
🔎 Alla base della FOMO altro non c’è che un fenomeno chiamato paragone sociale. E non si tratta di niente di nuovo rispetto a prima. O meglio: abbiamo solo più strumenti di prima per vedere quello che succede nella vita degli altri. La scienza ci dice che abbiamo paragonato le nostre vite a quelle degli altri dall’inizio della specie — prima di MSN, Messenger e MySpace per intenderci.
Ebbene: continuare a concentrarti su quello che ti manca (FOMO) generalmente porta alla delusione, distrazione e insoddisfazione. FOMO è associata a cose negative come lo stress, problemi a dormire e stanchezza.
Spoiler (e ancora!): tutti questi paragoni potrebbero non essere necessariamente salutari, anche se è più facile paragonare rispetto a prima.
Non hai mai pensato che la raffica di aggiornamenti che mostrano viaggi belli bellissimi, amicizie e amori da capogiro, successi professionali, possano determinare il tuo stesso senso di successo e benessere in primis? Come ti senti in confronto? Tutte quelle situazioni in cui ti trovi a pensare di essere di meno rispetto a qualcuno con cui ti paragoni, potenzialmente accrescono la tua insicurezza.
Poi va be, probabilmente senza la distrazione facile del social media sarebbe molto più semplice godersi il tempo per se stessi. Alcuni miei amici lo fanno, di punto in bianco cancellano le loro applicazioni di Ig, Fb e magari anche YouTube dal loro cellulare e vivono di più. Non vogliono distrazioni, non vogliono sentirsi meno rispetto agli altri (giustamente), non vogliono perdersi via e sprecare tempo utile a fare altro e di molto più costruttivo. Se lo devono imporre in maniera castigo però.
Ma poi ragionandoci, come fai a essere là e anche qua? In un certo senso può essere quasi pericoloso. La vita è una serie di equilibri e bilanci e compromessi e non è possibile essere e trovarsi sempre in tutte quelle stesse esperienze.
Parliamoci chiaro: prima dell’avvento dei social media, si usciva tanto come ora, semplicemente non lo sapevamo. Adesso tutti sappiamo tutte le volte in cui non siamo stati inclusi nel programma di qualcuno e questa cosa ci infastidisce. Però cerchiamone anche qui un lato positivo meno negativo.
Partiamo dalla mia Persona Vitamina: lei vive 24/7 online con foto, stories e series di post e stories che generano moltissima invidia (anche a me per prima, e anche quando sono con lei a vivere quelle stesse esperienze; assurdo forse un po’ sì, ma non so, ha quel modo bello lì di raccontarlo). E ne abbiamo parlato spesso: lei lo fa in primis per se stessa, per segnarsi nella mente e cristallizzare ulteriormente le cose che sono successe, per dar loro più senso, per tenere il suo profilo pulito creativo e sempre aggiornato, perché le piace raccontare storie per immagini, perché la fa sentire bene. E lei quel passo avanti un po’ l’ha fatto, perché se qualche anno fa non riusciva a godersi le cose mentre accadevano per bisogno urgente di fotografarle e farle vedere agli altri, adesso se le vive e le fotografa, ma con tutta la calma nel mondo nel pubblicarle quando ormai è tutto finito. Ha trovato il suo equilibrio.
Ed ecco qui: se presa a piccole dosi anche la FOMO può essere utile a motivare qualcuno nel fare qualcosa che è estremamente soddisfacente. Vogliamo parlare di quel mio viaggio a Bali? La distinzione più grande è nel fare qualcosa perché temi di perdertela o perché davvero ti manca qualcosa. Mi spiego meglio: se la mancanza di qualcosa ti porta ad agire, è molto più facile che tu possa fare cose, incontrare gente e in generale uscire dalla tua tanto amata comfort zone. E ci siamo.
In generale però provare FOMO e agire in sua conseguenza ha più lati negativi che positivi.
Ed è che qui interviene lei: quella gioia di perderti davvero tutte quelle cose che con la FOMO ti fanno paura, tanto cara a tutti i miei amici introversi (io per prima). Quando godi nel vedere i piani che si cancellano, nel poterti mettere comoda e riprendere quella cosa che stavi scrivendo, hai a che fare con la JOMO!
Poi dai, torniamo seri.
E qui arriviamo alla parte più importante (quella che se anche pensi di sapere già, ti conviene leggere con attenzione, proprio come quando ti chiedono di ascoltare le indicazioni di come si indossano le cinture di sicurezza e dove si trovano le uscite di emergenza in volo - però qui fallo).
🔎 La JOMO va molto più a fondo del scegliere una distrazione diversa dal tuo solito social media. È un cambio di pensiero che può essere davvero potente.
JOMO è la soddisfazione che si prova nel fare quella cosa in quel determinato momento, con tutta la consapevolezza di quello che analogamente non hai in quel momento. La propria soddisfazione aumenta con l’intenzionalità e scegliendo pro-attivamente le cose che si considerano soddisfacenti.
Non si tratta nello specifico di essere sempre felici (ma questo, quando mai), piuttosto nell’essere nel momento presente ed essere grato per ciò che sta accadendo; entrambe cose che sono associate positivamente con il benessere.
Fai mai caso a quello che hai già, prima di pensare a quello che ti manca? Farci più caso, è una buona pratica per aiutarti a supportare il sentimento di JOMO.
Qui adesso ti cito un esempio pratico per farti capire meglio e lo prendo apposta tale e quale all’esempio dell’articolo che sto leggendo per comporre questo pezzo, perché è talmente lontano dalla mia quotidianità (e mi sento di dire, anche dalla tua) che rende il tutto più facilissimo da capire (dove più facilissimo è fatto apposta).
L’esempio è il seguente: potresti avere una bella barca e nonostante questo stai valutando di acquistarne una più bella, ma non sei sicuro di potertela permettere. Ricorda a te stesso come ti sei sentito quando hai acquistato la barca che hai ora e chiediti se quello di cui hai davvero bisogno è un’altra barca o sei solo alla ricerca di quella stessa sensazione.
E così può essere per quella macchina nuova (già meglio forse?), o quella nuova borsa? Un nuovo PC, il fare un nuovo viaggio (anche se su questo è sempre un po’ difficile giudicare), iniziare a vedere una persona per lei, o per il tuo bisogno di stare con qualcuno e basta?
Sbamam! 💥
Ovviamente non ti sto dicendo di non comprarla, ben me ne guarderei. Probabilmente ne comprerei una nuova anche io. Ma spero che questo ti aiuti ad apprezzare quello che hai già e considera altre aree nelle quali la tua JOMO può essere facilmente utilizzata al posto della FOMO.
È importantissimo (e sempre di più) imparare a essere nel momento presente, piuttosto che dove potrebbe essere la nostra testa (rielaborando il passato, invidiando quello che stanno facendo gli altri, anticipando il futuro, per citare tre azioni a caso).
Se fai fatica a lasciare andare quella sensazione di obbligo da fare, fare, fare, puoi provare a chiederti: “Come mi sentirei se invece dicessi di no e stessi a casa?” Come mi sentiresti se invece uscissi?” E prova a immaginare come ti potresti sentire davvero. Questo a me aiuta a indicarmi se hai bisogno di buttarti o vuoi tirarti indietro. Ascolta quello che vuoi tu, sposta la pressione dal pensiero di quello che pensi si debba fare e lasciati guidare dall’istinto.
SPOILER: io quell’upgrade per la priority e fast check in non l’ho fatto neanche questa volta.
🍃 5 abitudini belle per aumentare la tua JOMO
Passiamo alla pratica altrimenti con tutta questa teoria non andiamo molto lontani. 🐢
Sopra, tra un discorso e l’altro te ne ho citate giusto 2, ma mi sembrava giusto essere un po’ più generosa e quindi per spronarti concretamente a smettere di lasciare che siano pressioni sociali o paure di Missing Out a guidare le tue azioni, prova a dare una lettura a questi 5 punti; sono spunti e sono semplicissimi, ma sono concreti e anche un po’ geniali (sicuramente facili e belli da inserire nella tua routine), fidati:
☀️ Usa tutti i tuoi sensi. Il suono del mare che sbatte sulla battigia in modo ritmico e ripetitivo; la sensazione dei raggi del sole a scaldarti le guance; la vista di tre barche con la vela bianca in fondo al mare; il profumo della salsedine che ti ha fatto arricciare i capelli e inumidire la pelle. Ok, magari non sei davvero in una spiaggia, soprattutto oggi che è lunedì e sono le 10:00; ma puoi ancora notare la sottile e piacevole presenza delle cose accanto a te per riuscire a vivere nel presente (Piove? Magari sono le gocce che si rincorrono sui vetri).
☀️ Dimenticati come si è multi-tasking. Mentre ti fai la doccia, focalizzati sul tuo fare la doccia. Lava i piatti senza stare al telefono e senza guardare quel video di YouTube (e non solo per evitare che ti si bagni il telefono di sapone); sii presente in quello che fai, mentre lo fai, senza chiamate, senza musica o podcast a distrarti.
☀️ Pratica un po’ di gratitudine. Sì, anche se ti hanno appena rubato la bici per l’ennesima volta, anche se non hai passato l’esame, anche se non hai (ancora) chiuso quel round, ricevuto quella risposta e corso 10km. Sii comunque grato di tutto quello che hai già e focalizzati su quello che sei, invece di quello che potresti essere. È difficilissimo, lo so, ma we are all in this together e noi siamo anche nati nella parte fortunata di mondo se ci fai caso. Provaci almeno.
☀️ Usa l’olfatto [un po’ come accadeva entrando in quel bosco qui]. Annusa un mandarino mentre lo sbucci, accorgiti dell’aroma del caffè nell’aria prima di berlo. Lascia che il profumo dei biscotti ancora nel forno ti riportino qui ed ora.
☀️ Guarda negli occhi: questo l’avrai già notato anche tu, chi più chi meno, ma mentre facciamo una conversazione, poche volte ci guardiamo negli occhi. Prova a farlo: rallenta, e affonda veramente il tuo sguardo in quello di chi hai davanti. Ora renditi conto di come rallenta anche la rapidità della vita. Non è più bello così?
Tutto questo insieme al coltivare una mentalità più positiva ☀️, al creare il tuo equilibrio prendendoti cura di te ☀️, definendo tantissime e spessissime barriere d’ingresso ☀️, all’essere selettivo a riguardo di cosa porta gioia e significato ☀️ per creare quello stile di vita che ti garantisce pace interiore e soddisfazione genuina, invece che conferme dall’esterno o impegno eccessivo.
💭 Fai come Snoopy
E quindi la morale della favola (facciamo finta che questa sia una favola) è che no, io personalmente preferisco non aderire a una vita da vivere secondo la filosofia di YOLO e FOMO. Anche perché secondo me siamo arrivati a un punto in cui è tutto un po’ lontano e in una visione un po’ distorta da come l’aveva concepita nel 2012 Drake quando ci diceva “You only live once, that’s the motto... YOLO, and we 'bout it every day, every day, every day." 🎶
Nella sua versione originale ci incoraggiava a cogliere l’attimo in modo da viverlo al massimo. Ma adesso dire che si vive una volta sola sta diventando sempre di più come un modo di vivere una vita dove temiamo di rimanere indietro, perdere opportunità e sentirsi inutili.
Se ci fai caso, quotidianamente Instagram pullula di persone che postano solo le loro migliori esperienze, dai viaggi esotici (in qualsiasi stagione dell’anno), ai ristoranti più stellati, ai super mega successi, agli acquisti delle cose più lussuose, all’avere i migliori momenti con amici e famiglia. E va da sè, che ci cadi: fai paragoni e ti chiedi perché tu no (o non ancora)? Qui è quando dovremmo ascoltare qualche Budda, chiunque esso sia, che ci dice che se ci sediamo nel sedile del paragone, ci stiamo sedendo nel sedile dell’infelicità: anche detto meglio con "Il confronto è la fonte dell'infelicità." Ecco. E allora non guardare gli altri (anche perché ti fanno guardare solo quello che vogliono loro — ah no? Non lo sapevi?)
Lo so che è difficile difficilissimo. Ci sono passata (e ci passo spesso tutt’ora anche io). Paragono me stessa agli altri, alla me di prima o a quella che vorrei, ma soprattutto agli altri. Paragono me stessa agli altri dubitando e svalorando per prima me stessa, fino a sentirmi a tratti insignificante, inutile e comunque in generale abbassando la mia autostima ogni volta che lo faccio.
Però mi sono anche accorta, lungo il mio incessante viaggio di scoperta, che c’è solo un paragone che davvero ha senso di esistere: il paragone di se stessi con il sè del futuro. Ecco, se ti paragoni a lui e ti impegni per continuare a diventare la migliore versione di te stesso, allora sì. È sano, è giusto e puoi continuare a farlo.
Quindi ecco: invece di aderire alla filosofia del YOLO e tutti felici e contenti, preferisco seguire quella di Snoopy, molto più semplice se vogliamo:
Capito? Moriamo una volta sola e viviamo tutti i giorni. Semplicissimo così.
Prova (almeno prova) a focalizzarti sul tuo presente e su quello che hai già. Sii consapevole del momento che stai vivendo, e comportati secondo i tuoi valori. Poi in ultimo, ma non meno importante, sii consapevole di quando quella sensazione di FOMO inizia a punzecchiarti.
Comunque non fraintendermi: io non disapprovo totalmente il fatto di vivere seguendo tutti i principi di quella vita vissuta intensa da YOLO. Anzi, resta comunque un’espressione alla quale sono affezionata (e con precisione dal dicembre 2013, quando il mio migliore amico Riccardo me l’ha scritta tra gli auguri di Natale, spronandomi da allora a farlo un po’ di più). E poi anzi, se funziona per te, va benissimo. Nel mio caso, e in questo momento di vita, semplicemente non è allineata a me.
In sostanza la mia filosofia potrebbe riassumersi con:
Cambia da - 'You Only Live Once' a 'You Live Every Day'
Trasforma la 'Fear Of Missing Out' nella 'Joy Of Missing Out'
Sii presente, focalizza le tue energie in momenti che meritano e agisci intenzionalmente.
Ora però mi racconti anche la tua filosofia di vita? O che effetto ti fa vivere secondo alcuni di questi modelli?
🔎 Glossario per menti confuse
È possibile che alcune di queste definizioni siano state liberamente interpretate, ma il fondo di verità rimane. 🙃
YOLO: acronimo di “You Only Live Once” (= si vive solo una volta). È usato per giustificare comportamenti audaci o avventurosi.
FOMO: sigla dell'ingl. “Fear Of Missing Out” (= paura di rimanere escluso), che si riferisce alla sensazione d'ansia provata da chi teme di essere privato di qualcosa di importante se non manifesta assiduamente la sua presenza tramite i mezzi di comunicazione e di partecipazione sociale elettronici interattivi.
JOMO: acronimo inglese che sta per “Joy Of Missing Out”, cioè ‘gioia di perdersi qualcosa’. Il Collins English Dictionary definisce la JOMO come ‘il piacere di godersi le proprie attività, senza preoccuparsi del fatto che altre persone abbiano una vita più soddisfacente’.
YOU: pronome personale singolare maschile, la persona più importante di cui devi prenderti cura.
FEAR: 1 paura f., timore m. 2 (anxiety) ansia f., paura f.
JOY: n. 1 gioia f., felicità f., letizia f. 2 (cause of joy) gioia f., fonte f. di piacere, fonte f. di soddisfazione.
Quindi se metti insieme le ultime tre parole YOU FEAR e JOY, mi viene spontaneo chiederti: hai paura della gioia? 🥲
Te la lascio qui così (sei autorizzato a mettere su un altro caffè).
📌 Post Scriptum
Oggi il caffè sa di Moka. Lo devi preparare come in un rituale, lo devi aspettare e lo senti arrivare dal profumo che inonda la cucina e poi un po’ tutta la casa (questa mia breve tappa al sud mi ha condizionata).
Te lo prepara la mamma di casa. Magari lo prendi con lei. Immagina una cucina con una finestra che si apre sul mare (o su una distesa di alberi gialli e arancioni in piena esplosione autunnale). Immagina un lunedì che inizia lento e profumato così, con un caffè da prendere con chi vuoi tu, in cucina e con la finestra aperta (sul mare o sui boschi, come vuoi tu!).
Magari mandagli anche questa newsletter 🥹
Che questo lunedì sappia tantissimo di autunno e di caffè buono preso lento e con chi vuoi tu✨
Ci vediamo settimana prossima.
A lunedì, Marta
Snoopy mi è sempre piaciuto, ora anche di più.
Buona settimana ❤
Un bel inizio di settimana. Questo
Le tue quattro mila e passa parole
Riempiono l’aria di energia. Di positività
Mi viene spontaneo sorridere
Grazie 🙏